La Pinacoteca Nazionale di Siena acquisisce un'importante opera di Domenico Beccafumi


Importante acquisizione per la Pinacoteca Nazionale di Siena: arriva la Madonna col Bambino e san Giovannino di Domenico Beccafumi, una delle più significative opere giovanili del grande artista senese.

Nuova e importante acquisizione per la Pinacoteca Nazionale di Siena. La collezione del museo toscano si arricchisce infatti di una rilevante opera giovanile di Domenico Beccafumi raffigurante la Madonna con Bambino e san Giovannino, un olio su tavola di 72 per 58 centimetri, che verrà esposto nella sala 27, la prima dedicata al pittore senese. Il dipinto sarà visibile al pubblico dal 25 febbraio e per dare una possibilità speciale alla cittadinanza sarà possibile accedere al museo, per la sola giornata di sabato, al costo di 2 euro.

L’opera di Beccafumi è stata comprata dal suo ex-proprietario oggi scomparso, il professor Giorgio Giusti, nel 1974 come dipinto di “Scuola senese del 500.” La sua famiglia, costituita da sei eredi, ne ha poi proposto l’acquisto allo Stato che ha accettato. Il pubblico recentemente ha avuto modo di vedere l’opera alla mostra Il buon secolo della pittura senese tenutasi in tre sedi (a Montepulciano, Pienza e San Quirico d’Orcia) nel 2017. Prima ancora, nel 1990, era stata alla mostra monografica su Beccafumi tenutasi quell’anno. L’acquisto, fortemente voluto dal direttore Axel Hémery, è stato possibile anche grazie alla mediazione di Stefano Casciu direttore della Direzione Regionale Musei della Toscana, che dal 2014 al 2022 ha gestito la Pinacoteca senese che, divenuta museo autonomo nel 2022, ricerca tutte le opere di alto livello che accrescano le sue collezioni, che sono le più complete sull’arte senese, con un interesse particolare per le opere in vendita sul mercato italiano.

Domenico Beccafumi, Madonna col Bambino e san Giovannino (1508-1510; olio su tavola, 72 x 58 cm; Siena, Pinacoteca Nazionale)
Domenico Beccafumi, Madonna col Bambino e san Giovannino (1508-1510; olio su tavola, 72 x 58 cm; Siena, Pinacoteca Nazionale)

Il dipinto venne attribuito fin dal XIX secolo al celebre pittore senese, ma è in epoca moderna che si è avuta la prima presentazione scientifica del dipinto a opera di Fiorella Sricchia Santoro nel catalogo della mostra di Siena del 1990 dedicata all’autore. Dopo questa attribuzione, e a seguito degli studi sul giovane Beccafumi di Alessandro Angelini, è corretto affermare che il dipinto si pone come un tassello importante nella collezione senese. È un quadro corredato da un’abbondante bibliografia: le prime menzioni nella letteratura risalgono al 1856 e al 1865 quando Sir Charles Lock Eastlake e poi Otto Mündler lo videro nella collezione Cisterna a Torino, già con un’attribuzione a Domenico Beccafumi. Giovanni Battista Cavalcaselle, inoltre, commentò la Madonna col Bambino e san Giovannino nella collezione Passerini di Cortona nel 1866. L’opera è stata poi avvicinata al tondo della Madonna col Bambino e san Giovannino di Berlino e alle Eroine Chigi Saracini raggruppate da Andrea De Marchi nel 1988 sotto il nome di Maestro delle Eroine Chigi Saracini. Dopo l’intervento di Fiorella Sricchia Santoro a favore di un’attribuzione di questo gruppo di opere al Beccafumi, la critica è oggi unanime nel ritenere l’opera come uno dei primi capolavori del maestro senese.

Nell’opera, che presenta uno stato di conservazione ottimo (che contrasta con la maggioranza delle tavole del pittore presenti in Pinacoteca: una spiegazione possibile sta nel fatto che il giovane artista rispettasse più i precetti di studio da giovane apprendista che non da artista indipendente), si riscontrano tutte le caratteristiche che segnano il giovane Beccafumi, quali le sue esperienze maturate tra Siena e Firenze prima del 1510, ed è per questo estremamente rappresentativa degli esordi della carriera del grande artista senese, che si rivela già informato sui risultati più rilevanti della cosiddetta “maniera moderna”. In particolare la scena riflette, nella relazione compositiva e affettiva che si viene a creare fra le tre figure, i contatti avuti con la pittura di Leonardo da Vinci e con quella di Raffaello proprio negli anni trascorsi dall’Urbinate a Firenze (1504-1508). Ed è proprio a questi anni, 1508-1510, che gli ultimi studi attribuiscono la datazione del dipinto, in un percorso che porterà a uno stile più definito del pittore, visibile nel Trittico della Trinità del 1513, esposto nella stessa sala, in cui compare lo stile compiuto e più caratteristico di Beccafumi. Il dipinto ha sullo sfondo un delicato paesaggio che raffigura la Sacra Famiglia nella fuga in Egitto e che mostra il temperamento visionario dell’artista: un’anticipazione del magnifico paesaggio visibile nello sfondo delle Stimmate di santa Caterina da Siena fra i santi Benedetto e Girolamo (1514-1515) con il quale si troverà a dialogare nella stessa sala del museo.

Il quadro testimonia dell’interesse del pittore senese per l’arte fiorentina del suo tempo, da fra’ Bartolomeo a Piero di Cosimo. Ma Beccafumi è particolarmente intento ad osservare le Madonne di Raffaello senza tralasciare la leonardesca Madonna dei Fusi, che la posizione del San Giovannino sembra echeggiare. La Madonna Terranova di Raffaello del 1505 (Berlino) sembra essere stata una delle fonti più importanti per questa composizione.

La Pinacoteca Nazionale di Siena è il museo di riferimento per l’opera di Beccafumi. È l’unico luogo dove si può seguire tutto l’arco della sua produzione dai dipinti ai cartoni. In questa rassegna mancano solo gli affreschi. Le grandiose pale che testimoniano le diverse fasi del suo percorso artistico sono presenti come gli estrosi cataletti dipinti. È possibile inoltre ammirare il suo genio come disegnatore nella serie dei cartoni Spannocchi per il pavimento del Duomo di Siena. Non fanno difetto i piccoli quadri devozionali con la Madonna e il Bambino nella tradizione senese. Mancava però il quadro che potesse mostrare l’artista agli albori di una carriera singolare, da confrontare alle opere del Sodoma, del Pacchia, del Pacchiarotti o del Genga conservate in Pinacoteca.

La lunga storia attributiva del quadro e il fatto che sia sempre stato apprezzato dagli storici dell’arte rendono il suo ingresso in una collezione pubblica un fatto naturale. “Sono felice di poter presentare la prima acquisizione della Pinacoteca Nazionale di Siena come istituto autonomo”, dichiara il direttore Axel Hémery, “e in misura particolare perché si tratta di uno dei suoi artisti identitari, Domenico Beccafumi, di cui il nostro museo è l’unico a poter dare una visione complessiva. Rispondiamo a una delle nostre missioni principali: accrescere con delle acquisizioni mirate ed eccellenti la più grande collezione d’arte senese al mondo”.


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