Il Cleveland Museum of Art acquisisce l’ultimo marmo di Giambologna che era in mani private


Il Cleveland Museum of Art ha acquisito “Fata Morgana”, l’unica scultura in marmo di Giambologna ancora in mani private. Opera rara del maestro manierista, sarà esposta dal 30 agosto, e arricchirà la collezione rinascimentale italiana del museo con un capolavoro di fama internazionale.

Il Cleveland Museum of Art (Ohio) ha annunciato l’acquisizione di Fata Morgana, l’ultimo marmo di Giambologna (Douai, 1529 – Firenze, 1608) ancora detenuto in una collezione privata. La scultura rappresenta un momento cruciale per la collezione rinascimentale italiana del museo, offrendo l’opportunità di ammirare un capolavoro raro e di grande rilievo nella produzione del celebre scultore manierista. La scultura sarà visibile al pubblico a partire dal 30 agosto nella galleria 117B, dedicata alla pittura e scultura rinascimentale italiana. Il pubblico italiano ha potuto ammirare di recente questa scultura nel 2017, quando a Palazzo Strozzi venne organizzata la grande mostra sul Cinquecento fiorentino e la Fata Morgana era tra le opere esposte.

“Sarebbe difficile sopravvalutare il significato dell’acquisto di Fata Morgana di Giambologna rispetto alla narrazione della storia dell’arte che siamo in grado di raccontare al Cleveland Museum of Art”, ha detto William Griswold, direttore e presidente del Cleveland Museum of Art. “Siamo lieti di condividere questo raro capolavoro con il nostro pubblico”.

Giambologna, Fata Morgana (1572 circa). Foto su concessione di: Gary Kirchenbauer
Giambologna, Fata Morgana (1572 circa). Foto su concessione di: Gary Kirchenbauer

Giambologna, considerato uno dei più importanti scultori del tardo Rinascimento e del Manierismo, è noto per aver incarnato nella sua arte la transizione tra l’eredità di Michelangelo e la successiva rivoluzione barocca incarnata da Bernini. La Fata Morgana sintetizza le peculiarità del suo stile, attraverso la resa raffinata del nudo femminile, soggetto prediletto dall’artista, e la capacità di trasmettere dinamismo e movimento nella forma marmorea. La scultura si inserisce nel ristretto gruppo delle opere in marmo realizzate da Giambologna, che preferiva lavorare prevalentemente in bronzo. Il numero limitato di marmi è dovuto a specifiche condizioni imposte dai suoi mecenati, i Medici, che limitavano l’accettazione di commissioni esterne e destinavano il prezioso marmo a opere pubbliche o ducali. Fata Morgana fa parte di un’élite di soli tre marmi di Giambologna presenti fuori dall’Italia e di due unicamente negli Stati Uniti, insieme alle sculture custodite al Victoria and Albert Museum di Londra e al Getty Museum di Los Angeles.

La storia della scultura è strettamente legata a Bernardo Vecchietti, influente banchiere e consigliere dei duchi Medici, che nei primi anni 1570 commissionò l’opera per la sua villa Il Riposo, situata a Bagno a Ripoli, a sud-est di Firenze. Vecchietti giocò un ruolo fondamentale nel trattenere Giambologna in Italia e nel favorire la sua nomina a scultore di corte. Durante un periodo di convivenza presso la villa, Giambologna potrebbe aver progettato anche la grotta che accolse per la prima volta la Fata Morgana. Il nome della scultura deriva da una sorgente naturale che attraversava la grotta e richiama la figura leggendaria di Fata Morgana, una creatura mitica con poteri di giovinezza e rinnovamento, in una sottile allusione poetica al cognome del patrono Vecchietti (oggi l’originale è sostituita da una copia).

Nel 1584, il poeta e critico d’arte Raffaello Borghini offrì una descrizione vivida “una grotta fatta con grande artificio, e tutta per entro vagamente dipinta, e cadendo in una gran pila ovata, con dilettevol suono si fa sentire. Sopra il vaso, che l’acqua riceve, è una bellissima donzella ignuda di marmo, fatta da Giambologna, in atto d’uscir d’un antro, ed un mano si pone al dilicato petto, e l’altra sostiene una conca marina, da cui inalzandosi ricade nel vaso l’acqua, che ariento vivo sembra: e questa bella donna per la Fata Morgana (da cui anticamente fu appellata questa fonte) è figurata”.

Giambologna, Fata Morgana (1572 circa). Foto su concessione di: Gary Kirchenbauer
Giambologna, Fata Morgana (1572 circa). Foto su concessione di: Gary Kirchenbauer

La permanenza della scultura nella famiglia Vecchietti durò circa due secoli. Documenti d’inventario del XVIII secolo ne attestano la presenza all’interno della villa, collocata inizialmente nella grotta e poi trasferita all’interno della dimora principale. Nel 1768, Thomas Patch, artista e mercante d’arte inglese, offrì la scultura a un collezionista britannico e pochi anni dopo ottenne una licenza per esportarla dall’Italia. La scultura rimase in Inghilterra, ma la sua attribuzione a Giambologna andò persa per molto tempo. Solo nel 1989, a seguito della vendita da parte di un collezionista londinese, venne nuovamente riconosciuta e attribuita correttamente all’artista, dopo essere stata erroneamente catalogata come un’opera del XVIII secolo. In quell’occasione, consegnata da Charles Worley di Londra alla vendita presso Christie’s a Wrotham Park, era infatti descritta come “una figura di mezza lunghezza in marmo bianco del XVIII secolo, rappresentante Venere Marina”.

L’acquisizione dell’opera rappresenta un arricchimento notevole per il Cleveland Museum of Art, che vanta già importanti opere rinascimentali e barocche, fra cui capolavori di Filippino Lippi, Poussin e Caravaggio. Negli ultimi anni, il museo ha ampliato la sua collezione manierista con opere come la Sacra Famiglia di Maso da San Friano, il Didone di Aurelio Lombardo e La morte di Pierino da Vinci di un anonimo artista toscano.


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