Onorevole Scalfarotto, venga a visitare con noi i musei e i luoghi d'arte italiani


La nostra risposta a Ivan Scalfarotto, che su Il Post ha attaccato Salvatore Settis, 'colpevole' di essere contrario alla realizzazione dell'ascensore del Duomo di Milano.

In un articolo comparso sabato su Il Post1, l’onorevole Ivan Scalfarotto, deputato del PD, diceva la sua a proposito di una sensatissima lettera aperta scritta da Salvatore Settis all’arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, per chiedere di fermare i lavori dell’ascensore panoramico in fase di realizzazione sul Duomo di Milano2.

È sociologicamente interessante il fatto che un deputato che non si è mai interessato di arte e cultura nella propria carriera professionale si senta in dovere di dare consigli in fatto di musei a uno dei più influenti storici dell’arte viventi, ma dal momento che noi non siamo sociologi, siamo interessati, più che alla buffa situazione nella sua essenza, ai motivi che hanno spinto l’onorevole Scalfarotto a invitare il professor Settis a un tour presso i musei di Londra. Questo perché, secondo l’onorevole Scalfarotto, negli altri paesi “ogni visita a un museo diventa una giornata di piacere”. Strano: non sapevamo che i musei italiani fossero invece luoghi di tortura, dove i visitatori vengono sottoposti a ogni sorta di inenarrabile supplizio. Probabilmente finora siamo sempre stati fortunati (e abbiamo perso il conto dei musei che abbiamo visitato).

Ma vediamo cos’è che rende tanto entusiasmanti i musei londinesi. British Museum: “dove ci sono ristoranti per ogni tasca e ogni gusto” e dove “puoi acchiappare un sandwich o fare un pasto completo e poi metterti in coda per vedere una mostra su Pompei ed Ercolano”. Tate Modern: dove Scalfarotto potrebbe offrire a Settis “un bicchiere di vino o un tè e una fetta di torta ammirando davanti a noi la meraviglia della cupola di St. Paul”. E basta, gli unici due musei che l’onorevole Scalfarotto cita sono questi (e peraltro non si comprende perché l’onorevole parli di musei, visto che l’installazione dell’ascensore riguarderà una chiesa). Però potremmo concludere l’esperienza con un bellissimo “party per l’intera serata” su una cabina del London Eye. Insomma, abbiamo capito che l’onorevole, nei musei, ci va per mangiare.

Visto quindi che l’onorevole Scalfarotto è un amante della buona cucina, cogliamo l’occasione per invitarlo a cena al nostro ristorante preferito, che si trova a Sarzana e dove si mangia ottimo pesce. Così almeno avremo l’occasione di fare due chiacchiere e di chiedere all’onorevole se, data una così profonda conoscenza dei musei londinesi (e dei relativi ristoranti), saranno altrettanto ampie le sue cognizioni circa i musei italiani. E se Lei, caro onorevole, ci risponderà dicendo che, schiacciato dai Suoi onerosi, gravosi e altissimi impegni necessari per rendere i propri servigi al bene supremo della cosa pubblica, non ne ha avuto l’occasione in quanto in Italia la fruizione dei beni culturali “dev’essere necessariamente faticosa”, allora sarà per noi un piacere illustrarLe cosa succede all’interno dei luoghi dell’arte italiana.

Per esempio nella Pinacoteca Nazionale di Bologna, dove abbiamo visto un’operatrice didattica spiegare il San Giorgio di Vitale degli Equi a una dozzina di bambini che, seduti sui loro piccoli cuscini colorati, erano letteralmente rapiti dalle parole dell’operatrice (e Lei che è un fine conoscitore dell’arte, che visita spesso mostre, caro onorevole, saprà sicuramente quanto è difficile spiegare un artista come Vitale degli Equi agli adulti, figuriamoci ai bambini!). Oppure potremmo portarLa al Museo Archeologico Nazionale di Luni, dove in un nuvoloso ma caldo primo maggio abbiamo visto un’archeologa informare una famigliola di visitatori circa un mosaico romano (e da lì divagare poi su aspetti della vita quotidiana in una città romana dell’importanza di Luni). E l’eloquio di questa giovane archeologa doveva essere efficace, dal momento che la famigliola si è poi trasformata nel giro di pochi minuti in un gruppo ben nutrito e soprattutto molto interessato e affascinato da ciò che l’archeologa spiegava.

O ancora ci piacerebbe portarLa alla Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini, a Roma (quindi non deve neppure fare parecchia strada), dove avrebbe potuto assistere, in una afosa giornata di fine agosto, alla frustrazione di un addetto alla vigilanza, dispiaciuto perché molte sale del museo (quasi la metà) erano chiuse causa mancanza di personale e la visita dei turisti che quel giorno si trovavano dentro la Galleria si concludeva necessariamente incompleta. E se i musei non dovessero bastare, venga a visitare qualche chiesa. Per esempio potremmo andare a Vicenza a visitare la chiesa di Santa Corona che, come Lei senz’altro saprà, ospita capolavori di Giovanni Bellini, del Veronese, di Bartolomeo Montagna e altri grandi veneti: lì, un anziano volontario si è offerto gratuitamente per illustrarci alcuni dei capolavori custoditi nell’edificio sacro. Eppure, che peccato, la chiesa di Santa Corona non ha alcun ascensore panoramico che possa permettere ai visitatori di vedere dall’alto la meravigliosa città di Vicenza, una delle città più belle non d’Italia, ma del mondo (se non ci è mai stato Le consigliamo vivamente di andarci al più presto). O ancora, se il viaggio in Veneto per Lei è troppo lungo, potremmo fermarci a Spello dove un amante della cultura come Lei non potrà esimersi dal visitare la chiesa di Santa Maria Maggiore: all’interno di questo edificio abbiamo piacevolmente conversato con l’addetto che regolava gli accessi alla Cappella Baglioni, e questo signore ci ha illustrato luci e ombre dell’attività di volontariato da lui svolta per garantire al meglio la fruizione di uno dei beni culturali più importanti del nostro paese (anche se per Lei è inutile evidenziarlo, vorrà perdonarci in quanto alcuni lettori potrebbero non saperlo: la cappella Baglioni ospita affreschi del grande Bernardino di Betto, meglio noto come il Pinturicchio). La morale che abbiamo imparato da questo signore, e da tutte le persone che abbiamo citato prima (e da quelle che non abbiamo citato: ci siamo limitati solo ai primi esempi che ci sono venuti in mente) è che la passione per l’arte è la sostanza che manda avanti tutto.

Vede, caro onorevole, ciò che rende magico un museo o un luogo d’arte in generale, non è la possibilità di ingozzarsi delle cibarie più disparate, perché l’arte nasce non come nutrimento dello stomaco (lasci che allo stomaco ci pensi chi di dovere, anche perché chi ama veramente l’arte e la cultura non è interessato alla quantità di occasioni mangerecce a contorno di un museo), ma come nutrimento della mente. Quello che rende magico un museo è la grande passione percepibile dalle parole e dagli sguardi delle persone che ci lavorano, che cercano di trasferire al visitatore quante più informazioni possibili (e cercando di farlo nel modo più chiaro possibile), perché vogliono che alla fine, al visitatore, rimanga qualcosa della sua esperienza nel museo. E quel qualcosa non è un sandwich, ma è un concetto profondo: è l’amore per l’arte, a cui va sommata la coscienza di vivere in un paese che per l’arte fa poco o niente. Un paese dove chi ama l’arte è disposto anche a lavorare gratuitamente o quasi gratuitamente, e non parliamo solo di volontari, ma anche di personale che lavora nei musei e al quale non possiamo permetterci di dare un’adeguata retribuzione: questo perché la classe politica da cui dipendiamo e della quale Lei è un rappresentante, non si interessa ai problemi che affliggono il mondo dei beni culturali, malgrado gli operatori del settore chiedano costantemente di essere ascoltati e di confrontarsi su temi di stringente necessità. Ma i rappresentanti della classe politica attuale probabilmente preferiscono attaccare chi al patrimonio culturale del paese ci tiene veramente, come il professor Settis, tanto per citare un nome a caso.

Per le Sue prossime visite, provi a mangiare un panino in meno e ad ascoltare una persona in più. Lasci perdere Londra per qualche tempo, la smetta con il solito trito, noioso, abusato e banale refrain (visto che Le piace l’Inghilterra) “all’estero sono tutti più bravi di noi” e vada in visita a Bologna, a Luni, a Roma, a Vicenza, a Spello e in numerose altre città: sul nostro sito dia un’occhiata alla rubrica Musei d’Italia dove parliamo dei musei in cui siamo stati, o più semplicemente entri nelle schede degli artisti dove ci sono gli elenchi dei musei da visitare, e tragga spunti per la Sua prossima visita. Le assicuriamo che l’esperienza non potrà che farLe bene: La aiuterà a rivedere la Sua idea circa i musei italiani e La aiuterà a capire quali sono i problemi che interessano il mondo della cultura. È ovvio che i musei italiani non sono luoghi idilliaci dove tutto funziona a meraviglia, e questo lo sappiamo fin troppo bene. Sono semplicemente luoghi dove, pur con tutti i problemi che conosciamo, giorno dopo giorno e sempre più di prima si continua a vivere l’amore per l’arte. Un sentimento che non ci è parso di intravedere nelle righe da Lei scritte.


Note

1. Ivan Scalfarotto, Un ascensore per l’Italia, da Il Post, 16 novembre 2013.

2. Salvatore Settis, Lettera al cardinale Scola: fermi l’ascensore sul Duomo , da La Repubblica, 14 novembre 2013


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Federico Giannini

L'autore di questo articolo: Federico Giannini

Giornalista d'arte, nato a Massa nel 1986, laureato a Pisa nel 2010. Ho fondato Finestre sull'Arte con Ilaria Baratta. Oltre che su queste pagine, scrivo su Art e Dossier e su Left.

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