Galleria Nazionale Marche, aperte otto nuove sale al secondo piano. Spazi prima mai musealizzati


Nella Galleria Nazionale delle Marche sono state inaugurate dal 15 luglio otto nuove sale al secondo piano. Spazi prima mai musealizzati, permettendo al museo di ospitare quasi cento opere in più rispetto a prima.

Dal 15 luglio 2023 sono state inaugurate otto nuove sale, dedicate alla pittura dal Cinquecento al Settecento, al paesaggio, al ritratto, al pontificato Albani e alla Collezione Volponi, nell’ala occidentale del secondo piano della Galleria Nazionale delle Marche. Con questa apertura si conclude la musealizzazione del piano superiore del Palazzo Ducale di Urbino, permettendo al museo marchigiano di ospitare quasi cento opere in più rispetto a prima. La musealizzazione di questi spazi si è resa necessaria dall’incremento delle collezioni della Galleria Nazionale delle Marche e, in particolare, dal deposito della ricca collezione della Cassa di Risparmio di Pesaro. Quest’ultima è costituita da circa duecento dipinti, che spaziano dal Quattrocento all’età contemporanea, tutti di ambito marchigiano, e da circa duecento ceramiche. Il nucleo più significativo della collezione della Cassa di Risparmi di Pesaro vede opere del Sei e Settecento di ambito marchigiano ed è quindi un’integrazione fondamentale alla narrazione dell’arte marchigiana nella collezione permanente del museo.

“Con l’apertura delle nuove sale del secondo piano, spazi prima mai musealizzati”, dichiara il direttore della Galleria Nazionale delle Marche Luigi Gallo, “si porta a compimento quel processo di riconversione dell’intero edificio a scopo culturale, iniziato proprio con l’istituzione della Galleria Nazionale delle Marche, nel 1912, sotto la direzione di un giovanissimo Lionello Venturi. Oltre ad aumentare gli spazi espositivi e, di conseguenza, la quantità delle opere esposte, l’operazione include nel percorso spazi di grande valenza prima non visibili al pubblico, come il torricino sud, la loggia e la terrazza del Gallo”.

Il recupero di questi spazi ha coinvolto un ripensamento dell’assetto museografico dell’intera Galleria Nazionale delle Marche. Aumentando gli spazi a disposizione, si ha innanzitutto modo di dare più aria alle opere esposte al primo piano: qui resta tutta l’esposizione delle opere dal Trecento alla metà del Cinquecento, che culmina con i capolavori di età federiciana che si trovano inseriti in prossimità degli spazi caratteristici dell’epoca: lo Studiolo, il Salone del Trono, la Sala degli Angeli, eccetera. Il secondo piano ospita invece le opere dalla metà del Cinquecento al Settecento. Qui il percorso parte dalle sale dedicate al Barocci e ai suoi seguaci. Il nucleo delle sue opere si è ulteriormente arricchito in tempi recenti grazie all’iniziativa del Ministero della Cultura 100 opere tornano a casa. Nell’ambito del progetto di esposizione temporanea presso altri musei di opere provenienti dai depositi dei musei maggiori, sono entrati infatti (e resteranno per 10 anni) nelle collezioni della Galleria Nazionale delle Marche, altre due opere di Federico Barocci provenienti dalla Pinacoteca di Brera. La stessa iniziativa ha arricchito questa sezione del museo di altre tre opere, due di Simone Cantarini e una di Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio. Nelle sale del secondo piano trovano spazio anche le opere di altri artisti attivi in terra marchigiana, come Orazio Gentileschi, o di origine marchigiana, come Francesco Guerrieri e Giovan Battista Salvi detto il Sassoferrato. Seguono alcune opere degli Zuccari e di Federico Barocci; compresi tra le opere del Cinquecento anche dipinti di Tintoretto, Boscoli, Maso da San Friano, Naldini e altri. Nelle nuove sale del secondo piano è ricollocata anche la Donazione Volponi, la collezione dello scrittore Paolo Volponi donata alla Galleria Nazionale delle Marche, in memoria prima di Roberto, il figlio del senatore scomparso tragicamente in un incidente aereo, quindi dello stesso Paolo, da parte degli eredi. Tranne per un piccolissimo nucleo di opere del Tre-Quattrocento a fondo oro, la collezione è costituita prevalentemente da opere del Seicento romano con capolavori di Guido Reni, Giovanni Lanfranco, Guercino, Mattia Preti, oltre a Ribera, Gentileschi, Battistello Caracciolo e Salvator Rosa. La sezione sul Settecento è incentrata sul pontificato di Clemente XI, al secolo Giovanni Francesco Albani, nativo di Urbino e che, per questa ragione, rappresentò per la città marchigiana un momento particolarmente fiorente dal punto di vista culturale e artistico. L’allestimento del secondo piano prevede anche due sezioni tematiche: una dedicata al paesaggio e una al ritratto. Per le caratteristiche proprie del paesaggio del Montefeltro, la prima assume una connotazione particolarmente significativa. Altre sezioni specifiche che hanno già trovato posto nelle nuove sale sono il Gabinetto dei Disegni, che offre l’occasione di esporre, oltre a due monumentali cartoni di Domenichino e di Carracci, anche una selezione della raccolta grafica della Galleria Nazionale delle Marche che vedrà alternarsi anche numerosi disegni dello stesso Barocci di cui l’Istituto custodisce una ricca selezione. Poi c’è la Galleria del Pasquino e la sala attigua, che consentono di ammirare una ricca rassegna di ceramiche di cui il Montefeltro fu una terra di eccellente produzione.

L’allestimento delle sale del secondo piano è caratterizzato da diverse declinazioni a seconda della caratterizzazione architettonica degli ambienti e dei materiali che devono essere esposti.

Un intervento minimalista caratterizza le sale roveresche del braccio orientale, che presentano raffinati camini, portali e finestre incorniciate, e il sistema d’illuminazione valorizza questi elementi e le opere esposte, garantendo la migliore visibilità degli uni e delle altre. La cura del sistema di illuminazione, omogeneo su tutto il piano, caratterizza anche le sale del braccio occidentale: le otto nuove sale di questo lato, prive degli elementi architettonici delle precedenti, erano “disturbate” da un sistema impiantistico precedente che necessitava di essere nascosto. Si è quindi proceduto a una pannellatura che nascondesse alcuni elementi di questi impianti e supportasse le opere, distribuiti sui tre lati di ogni singolo ambiente avendo cura di lasciare sempre libera la parete finestrata che affaccia verso l’esterno e il paesaggio che si gode dalle finestre. Interventi ad hoc sono stati richiesti dal Gabinetto dei Disegni, con un sistema di illuminazione calibrato per garantire la conservazione delle delicate opere grafiche. Qui sono stati anche realizzati eleganti tavoli espositivi che permettono la facile sostituzione dei disegni a rotazione di quattro mesi in quattro mesi.

La sezione dedicata alle ceramiche ha il suo punto di forza nella Galleria del Pasquino che si affaccia sull’omonimo giardino: dalle finestre, esposte a sud, il sole invade lo spazio valorizzando la ricchezza cromatica delle ceramiche esposte. Nelle ultime campate della loggia sono riaffiorate le decorazioni a grottesche risalenti alla metà del Cinquecento e volute da Guidobaldo II della Rovere: prossimamente verranno sottoposte a un importante intervento di restauro, ma l’illuminazione è già stata studiata in modo da valorizzarle. Gli interventi hanno permesso il recupero di alcuni elementi architettonici che non erano stati ben valutati precedentemente: il corridoio che conduce all’ingresso del Torricino, per esempio, presentava dei capitelli poco leggibili sotto i numerosi strati di tinteggiatura. La loro ripulitura ha consentito di riconoscerli come opera di Federico Brandani, celebre plastificatore urbinate autore delle decorazioni dell’Appartamento Roveresco, del Camerino Dorato e della Cappella di Gudobaldo II. Il percorso del secondo piano si conclude con la sala dedicata al pontificato Albani: qui, un affaccio permette di vedere l’estradosso della volta della sottostante Sala del Trono, costruita in muratura con catene lignee. Il grandioso ambiente si sviluppa notevolmente in altezza occupando, quasi per intero, due interi piani dell’edificio arrivando allo stesso livello delle sale del secondo piano.

Il recupero del secondo piano non ha riguardato solo gli ambienti posti a questo livello, ma si innesca su una serie di interventi volti all’ottimizzazione funzionale dell’intera struttura e, in particolare, al miglioramento dell’accessibilità e all’adeguamento dei sistemi di sicurezza. In questo contesto deve essere valutata la realizzazione del nuovo ascensore che collega il primo piano al secondo. In effetti già ne esisteva uno che rendeva accessibile il primo piano a chi aveva difficoltà motorie, ma la sua collocazione non permetteva di prolungarne la corsa fino al secondo piano. Così, in un punto relativamente vicino al precedente, ne è stato realizzato un altro - di dimensioni più ridotte e, tecnicamente, con piattaforma elevatrice - che consente di raggiungere da questo primo livello, l’altro soprastante. La collocazione ha reso ridottissimo l’impatto sull’antica e pregevole struttura del quattrocentesco Palazzo Ducale: minime demolizioni e manomissioni della struttura originale, servizio sufficiente per gli utenti che necessitano dell’uso di un dispositivo di salita diverso dallo scalone. Questo dispositivo ha permesso anche di risolvere uno snodo particolare del palazzo dove è stato possibile ripristinare l’accesso a uno degli affacci della loggia dei Melaranci (prima preclusa al pubblico) e ricavare un servizio igienico al primo piano che, antecedentemente ai lavori, ne era privo.

Un sistema di miglioramenti analoghi, anche se con priorità invertite, si ha con il recupero del torricino sud. Diversamente da quanto visto per la creazione dell’ascensore, qui è il recupero di un elemento architettonico di fortissima valenza iconica, che ha permesso anche un miglioramento a livello di sicurezza e un arricchimento dei percorsi. Alterato e degradato da un uso improprio e da interventi inadeguati sovrapposti negli anni, il torricino sud ha subito un vero restauro che, oltre a recuperarne l’uso, ne ha ripristinato i valori spaziali e architettonici originari. Si è intervenuti sulla muratura eliminandone interventi incongrui fatti con malte improprie e con cemento, si è proceduto alla pulizia e al restauro degli elementi lapidei con la parziale integrazione del caratteristico corrimano in pietra laddove era perduto. Si è intervenuti anche sulla ringhiera metallica, integrandola e rendendola rispondente alle norme di sicurezza: quest’ultima è stata anche sfruttata per alloggiare un impianto di illuminazione che non impattasse sulla visione dell’ambiante, ma lo valorizzasse e rispondesse alle esigenze proprie della sicurezza. È inoltre accessibile al pubblico la Terrazza del Gallo, suggestivo spazio architettonicamente definito da un’elegante loggia rinascimentale- Come la terrazza sottostante, non era fruibile al pubblico per via dell’accesso diretto dalle sale espositive dove, per motivi di microclima, non si possono tenere gli infissi aperti. Il torricino sud sarà percorribile anche verso l’alto fino a potersi affacciare dal caratteristico balcone che si avvolge alla base della cuspide.

Galleria Nazionale Marche, aperte otto nuove sale al secondo piano. Spazi prima mai musealizzati
Galleria Nazionale Marche, aperte otto nuove sale al secondo piano. Spazi prima mai musealizzati


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