A Bologna restaurato il prezioso sgabello etrusco d'avorio


Dopo otto mesi di restauro, lo sgabello pieghevole in avorio della Tomba 173 di Felsina torna esposto al Museo Civico Archeologico di Bologna, con un allestimento innovativo e accessibile che racconta la storia e la tecnologia dietro uno dei manufatti etruschi più rari e preziosi.

Un frammento di storia torna a vivere al Museo Civico Archeologico di Bologna: si tratta dello sgabello pieghevole in avorio proveniente dalla “Tomba 173” dell’antica Felsina, uno dei reperti più rari e affascinanti dell’intero patrimonio etrusco. Dopo un attento intervento conservativo durato otto mesi, l’oggetto è stato riconsegnato alla comunità scientifica e al grande pubblico con un nuovo allestimento multimediale interattivo e completamente accessibile.

La restituzione del manufatto rientra nel progetto Nelle terre dei Rasna, promosso dal Settore Musei Civici Bologna in collaborazione con il Rotary Club Bologna Est, che ha sostenuto l’intervento in occasione del suo 60° anniversario. Il lavoro è stato curato dalle archeologhe Federica Guidi e Marinella Marchesi e affidato alla ditta di restauro Kriterion.

Sgabello pieghevole (dopo il restauro), Bologna, Necropoli dei Giardini Margherita, tomba 173 nota come “tomba dello Sgabello” (Fine del VI sec.; Avorio; Bologna, Museo Civico Archeologico). Su concessione di Kriterion, Bologna
Sgabello pieghevole (dopo il restauro), Bologna, Necropoli dei Giardini Margherita, tomba 173 nota come “tomba dello Sgabello” (Fine del VI sec.; Avorio; Bologna, Museo Civico Archeologico). Su concessione di Kriterion, Bologna
Sgabello pieghevole (prima del restauro), Bologna, Necropoli dei Giardini Margherita, tomba 173 nota come “tomba dello Sgabello” (Fine del VI sec.; Avorio; Bologna, Museo Civico Archeologico, 2019 – 2020). Foto © Electa / Roberto Serra
Sgabello pieghevole (prima del restauro), Bologna, Necropoli dei Giardini Margherita, tomba 173 nota come “tomba dello Sgabello” (Fine del VI sec.; Avorio; Bologna, Museo Civico Archeologico, 2019 – 2020). Foto © Electa / Roberto Serra

Un oggetto simbolo di prestigio

Lo sgabello pieghevole in avorio, databile tra la fine del VI e gli inizi del V secolo a.C., è un manufatto di straordinaria raffinatezza. Il mobile si compone di due coppie di gambe disposte a X, unite da perni in metallo e traverse laterali: un sistema che richiama le sellæ curules, sedute pieghevoli di tradizione orientale divenute nell’antica Roma simbolo di potere civile e magistratuale. La ricostruzione ipotetica prevede una seduta in cuoio, oggi perduta. Il dettaglio più sorprendente è il materiale: l’intero sgabello era rivestito in lastre d’avorio lavorato, una scelta che ne fa un oggetto fuori scala per i consueti standard dell’Etruria settentrionale. L’avorio era un bene di lusso, spesso importato dall’Africa o dall’Asia, utilizzato per piccoli oggetti di culto o ornamenti personali. Impiegarlo per un elemento d’arredo, e per di più di uso quotidiano, suggerisce il rango eccezionale del defunto.

L’ipotesi avanzata dagli studiosi è che il proprietario della tomba potesse essere un magistrato di alto livello della comunità etrusca felsinea, la cui autorità era manifestata anche attraverso simboli materiali come questo. Non si esclude un’influenza mediterranea, forse greca o anatolica, nella scelta della forma e dei materiali.

Un ritrovamento ottocentesco di portata eccezionale

La tomba da cui proviene lo sgabello fu scoperta nel 1887 da Edoardo Brizio, all’epoca direttore del museo, durante gli scavi in preparazione dell’Esposizione Emiliana del 1888. Il ritrovamento avvenne nell’area oggi occupata dai Giardini Margherita, che allora restituiva numerosissime tombe etrusche. La “Tomba 173” si segnalò subito per la ricchezza del corredo: accanto allo sgabello vi erano vasi attici figurati, oggetti metallici e altri manufatti di pregio, oggi in parte conservati nei depositi del museo.

All’epoca, l’arredo fu ricostruito in maniera parziale, e già nel XX secolo fu oggetto di un primo restauro, purtroppo con materiali e tecniche ormai superati. Le colle e le giunzioni utilizzate allora avevano compromesso l’equilibrio strutturale del reperto, rendendo necessario un intervento complessivo di revisione e messa in sicurezza.

Il restauro e le nuove ricerche

Il restauro realizzato da Kriterion ha interessato tutti i frammenti esistenti: smontaggio, pulitura meccanica, documentazione fotografica e microscopica, consolidamento selettivo con prodotti compatibili, fino al rimontaggio finale su un nuovo supporto invisibile in plexiglass. Questo sistema consente ora al museo di spostare l’oggetto senza metterne a rischio la stabilità, garantendone la visibilità su tutti i lati.

Accanto al lavoro conservativo, il progetto ha prodotto anche importanti risultati scientifici. Le analisi archeozoologiche condotte da Fabio Fiori del Centro ArcheoLaBio dell’Università di Bologna hanno confermato l’origine animale dell’avorio, attribuendolo con alta probabilità a una zanna di elefante. L’analisi LC-MS/MS in corso presso l’Università di Torino dovrebbe presto fornire dettagli sull’origine geografica del reperto, aiutando a ricostruire i percorsi commerciali e culturali che hanno portato materiali così esotici fino alla pianura padana. Particolarmente interessante si è rivelato anche lo studio delle boccole e dei perni metallici, decorati con lamine d’argento: elementi che parlano non solo di estetica, ma anche di una conoscenza tecnica avanzata, frutto di una tradizione artigianale altamente specializzata.

Un nuovo allestimento interattivo e inclusivo

Con la conclusione del restauro, lo sgabello è stato ricollocato nella Sala X del museo, all’interno di un allestimento rinnovato, progettato per migliorare la fruizione pubblica. Il nuovo apparato espositivo si compone di una teca climatizzata, affiancata da una postazione multimediale touch, realizzata da Genera, che accompagna il visitatore in un viaggio interattivo articolato in tre sezioni.

La prima racconta le fasi del restauro con un video sottotitolato e tradotto in LIS e in inglese, rendendo il contenuto fruibile anche a persone sorde o ipoudenti. La seconda ricostruisce in 3D la Tomba 173, mostrando la collocazione originaria dello sgabello e degli altri oggetti del corredo. La terza, in fase di ultimazione, proporrà contenuti di approfondimento storico, tecnico e simbolico. L nuova modalità di narrazione museale punta a superare il semplice concetto di “esposizione”, offrendo al pubblico un’esperienza partecipata, in cui l’oggetto antico è raccontato, compreso e vissuto.


Se ti è piaciuto questo articolo abbonati a Finestre sull'Arte.
al prezzo di 12,00 euro all'anno avrai accesso illimitato agli articoli pubblicati sul sito di Finestre sull'Arte e ci aiuterai a crescere e a mantenere la nostra informazione libera e indipendente.
ABBONATI A
FINESTRE SULL'ARTE



MAGAZINE
primo numero
NUMERO 1

SFOGLIA ONLINE

MAR-APR-MAG 2019
secondo numero
NUMERO 2

SFOGLIA ONLINE

GIU-LUG-AGO 2019
terzo numero
NUMERO 3

SFOGLIA ONLINE

SET-OTT-NOV 2019
quarto numero
NUMERO 4

SFOGLIA ONLINE

DIC-GEN-FEB 2019/2020
Finestre sull'Arte