Nuove indagini sulla Fornarina svelano tutta la complessità del capolavoro di Raffaello


Presentati i risultati delle indagini sulla Fornarina condotte a gennaio: le analisi hanno svelato tutta la complessità del grande capolavoro di Raffaello.

Sono stati presentati oggi i risultati della campagna di indagini a cui è stata sottoposta la Fornarina, il capolavoro di Raffaello Sanzio (Urbino, 1483 - Roma, 1520) conservato alla Galleria Nazionale di Palazzo Barberini a Roma. All’incontro di presentazione hanno partecipato Paolo Branchini (INFN - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Sezione di Roma Tre), Alessandro Cosma (Gallerie Nazionali Barberini Corsini), Giovanna Martellotti (CBC Conservazione Beni Culturali Soc. Coop), Chiara Merucci (Gallerie Nazionali Barberini Corsini) e Claudio Seccaroni (ENEA). Le analisi sono state effettuate tra il 28 e il 30 gennaio, con tecniche innovative e macchinari all’avanguardia: ne sono poi seguiti mesi di approfondimento e valutazione storico scientifica dei dati acquisiti.

Diversi gli importanti risultati ottenuti. Intanto, la campagna di imaging (ovvero di diagnostica per immagini) ha consentito ai tecnici delle Gallerie Nazionali Barberi Corsini di mappare la distribuzione degli elementi chimici presenti sulla tavola, consentendo di risalire ai pigmenti utilizzati dall’artista e di comprendere il processo esecutivo con cui li ha applicati sulla tavola. Chiara Merucci (Gallerie Nazionali Barberini Corsini), nel suo intervento, La Fornarina: imaging e nuove acquisizioni ha evidenziato come questa campagna di scansione macro XRF (MA-XRF) abbia arricchito di nuovi dati la conoscenza della Fornarina. Le immagini della distribuzione del ferro e del piombo hanno infatti confermato l’impostazione di una sotto-stesura di base chiaroscurata, una pratica diffusa ai primi del Cinquecento e presente anche in altri dipinti raffaelleschi. La distribuzione del mercurio, che indica l’impiego di cinabro, ha ribadito l’importante modifica del fondo, già individuata dalle radiografie eseguite nel 1983, che ha comportato un riassetto chiaroscurale della figura. La lettura delle immagini della distribuzione del rame, del ferro, del calcio e del manganese hanno restituito un’inedita visione del fondo di vegetazione, evidenziandone tutta la complessità. Stesure a base di terre (ferro) o di terra d’ombra (ferro e manganese) sono emerse per le foglie più ampie, mentre i rami del mirto risultano essere a base di un verde di rame e di nero d’ossa. L’imaging ha dunque restituito la capacità del pittore nell’usare un complesso intreccio di forme e di pigmenti, dosati anche in termini di spessore per offrire una tridimensionalità altrimenti non del tutto apprezzabile.

Ancora, è stata effettuata una scansione macro della Fluorescenza dei Raggi X (MA-XRF), a cura di Emmebi diagnostica artistica e Ars Mensurae, con strumenti messi a punto nell’ambito del Progetto MU.S.A. (Multichannel Scanner for Artworks), in collaborazione con l’INFN - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Sezione di Roma Tre, CHNET (Cultural Heritage Network), il CNR ISMN, il Dipartimento di Scienze Università Roma 3, Sapienza Università di Roma - Dipartimento di Scienze di Base e Applicate per l’Ingegneria. A proposito di questa attività, Paolo Branchini, nel suo intervento La Fornarina e il progetto MUSA, si è concentrato sulle varie fasi dei lavori svolti per il Progetto M.U.S.A: dalla costruzione dello scanner multi-canale fino alla sua applicazione sull’opera di Raffaello. Lo strumento realizzato dall’INFN costituisce uno dei più brillanti esempi di come una tecnologia d’avanguardia sviluppata inizialmente per rispondere alle esigenze della ricerca in fisica fondamentale, in particolare per la realizzazione di rivelatori di particelle, abbia poi trovato applicazione in ambiti di ricerca molto diversi, portando un contributo fondamentale nello studio e nella conservazione dei beni culturali. Inoltre la portabilità dell’innovativo strumento sviluppato lo rende particolarmente indicato per esaminare anche opere di grandi dimensioni, contribuendo ad analizzarne gli aspetti diagnostici.

Claudio Seccaroni, con il suo contributo XRF e indagini a confronto, ha ripercorso le campagne di indagini XRF sulla Fornarina: nel 1983 da parte della Sapienza Università di Roma, nel 2001 da parte dell’ENEA e quest’anno da parte di Emmebi Diagnostica Artistica, Ars Mensurae e la Sezione INFN di Roma3. Essendo state effettuate queste campagne con strumentazioni e modalità differenti l’attenta lettura e comparazione dei risultati consente di sondare a fondo le potenzialità diagnostiche di tecnica analitica nelle sue molteplici configurazioni e di effettuare considerazioni più circoscritte circa i materiali utilizzati su questo dipinto, integrando le informazioni ottenute singolarmente nelle tre campagne. Ancora, Giovanna Martellotti, con L’ultimo restauro, ha invece illustrato gli esiti degli interventi di restauro sulla tavola del 2000, diretti da Lorenza Mochi Onori, sponsorizzati da Estée Lauder, curati da Cinzia Silvestri e Rosanna Coppola della CBC. I dati materiali raccolti vent’anni fa dall’osservazione accurata dell’opera nelle diverse fasi del restauro sono stati messi a confronto con le indagini eseguite dal centro ricerche dell’ENEA, dall’Istituto Nazionale di Ottica, dalla PanArt e dalla R&C scientifica.

Infine, Alessandro Cosma ha chiuso la giornata con l’incontro La Fornarina. Un mistero ancora aperto e ha ripercorso da un lato le vicende note e accertate del dipinto (dalla prima citazione nella collezione della contessa Caterina Sforza di Santafiora nel 1595 fino all’ingresso dell’opera nella collezione delle Gallerie Nazionali), e dall’altro ha messo in evidenza i dubbi e le problematiche ancora aperte sul significato dell’opera, la sua realizzazione (forse più lunga di quanto si è immaginato)e la sua destinazione originaria. Questioni che si intrecciano strettamente con la progressiva identificazione della donna ritratta quella amata da Raffaello e con la “nascita”, tutta ottocentesca, della Fornarina come Margherita Luti, la figlia del fornaio (da cui il nome) di cui il grande urbinate si sarebbe innamorato. È prevista la pubblicazione degli atti della giornata, grazie al finanziamento della Regione Lazio.

Immagine: Raffaello Sanzio, La Fornarina, dettaglio (1520 circa; olio su tavola, 87 x 63; Roma, Palazzo Barberini)

Nuove indagini sulla Fornarina svelano tutta la complessità del capolavoro di Raffaello
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