Greenpeace, maxi striscione contro Bezos: “Se puoi affittare Venezia, puoi anche pagare più tasse”


Un gruppo di attivisti di Greenpeace e della rete britannica Everyone Hates Elon ha esposto un enorme striscione in Piazza San Marco, a Venezia, per protestare contro le imminenti nozze di Jeff Bezos. La critica si concentra sui privilegi dei super ricchi e sull’ingiustizia climatica e sociale.

Una protesta rapida ma altamente simbolica ha segnato la mattina di lunedì 23 giugno a Venezia, quando un gruppo di attivisti ha srotolato un gigantesco striscione in Piazza San Marco. L’azione è stata organizzata da Greenpeace Italiainsieme al gruppo britannico Everyone Hates Elon, e aveva come bersaglio le imminenti nozze del miliardario statunitense Jeff Bezos con la giornalista Lauren Sánchez. Il gesto ha avuto l’obiettivo di attirare l’attenzione pubblica sulle diseguaglianze economiche e sull’impatto ambientale provocato dallo stile di vita dei super ricchi. Il blitz, durato pochi minuti, ha coinvolto una decina di attivisti che hanno aperto uno striscione di 400 metri quadrati. Al centro, una scritta rivolta direttamente a Bezos “If you can rent Venice for your wedding, you can pay more tax” (“Se puoi affittare Venezia per il tuo matrimonio, allora puoi pagare più tasse”). Un messaggio chiaro indirizzato al fondatore di Amazon, ma anche a un sistema economico ritenuto da Greenpeace iniquo e insostenibile.

Greenpeace srotola un maxi striscione contro Bezos in Piazza San Marco, Venezia
Greenpeace srotola un maxi striscione contro Bezos in Piazza San Marco, Venezia

“Il nostro regalo di matrimonio per Jeff Bezos? Lo hanno portato a Venezia attivisti di Greenpeace Italia e del gruppo d’azione britannico Everyone Hates Elon”, si legge in una nota pubblicata sul sito ufficiale di Greenpeace Italia, in cui si sottolinea come l’iniziativa voglia porre l’attenzione sull’ingiustizia sociale e climatica generata dalla concentrazione estrema di ricchezza. Secondo l’associazione ambientalista, i super ricchi come Bezos stanno portando il pianeta al collasso, complici stili di vita considerati devastanti per l’ambiente e il clima. L’azione dimostrativa si inserisce quindi in una contestazione di un modello sociale che, secondo i promotori della protesta, non garantisce giustizia né sul piano ambientale né su quello economico. “Da una parte l’arroganza di pochi miliardari che hanno stili di vita devastanti per il pianeta, dall’altra tutte le persone che subiscono quotidianamente i danni della crisi ambientale”: è la contrapposizione che Greenpeace ha voluto evidenziare con l’azione veneziana. La scelta del luogo non è una scelta casuale. Venezia, città patrimonio dell’umanità, è anche uno dei simboli della fragilità ambientale, e allo stesso tempo uno degli scenari più esclusivi e privatizzabili per eventi di lusso come i matrimoni dei super ricchi.

Secondo Greenpeace, tassare miliardari come Jeff Bezos rappresenterebbe un passo necessario per affrontare la crisi climatica e ridurre le diseguaglianze. Nella nota diffusa dopo il blitz si legge che “Tassare i super ricchi come Bezos – insieme alle industrie fossili e a quelle della Difesa – è un passo doveroso per assicurare giustizia sociale e climatica alle persone che ogni giorno lottano, mentre i milionari come Jeff Bezos possono permettersi di chiudere mezza città per giorni e giorni, solo per celebrare il proprio matrimonio”, continua Greenpeace.

Greenpeace srotola un maxi striscione contro Bezos
Greenpeace srotola un maxi striscione contro Bezos in Piazza San Marco, Venezia

La protesta, oltre a criticare il potere economico concentrato nelle mani di pochi, ha sollevato anche la questione dell’uso privato di spazi pubblici e della chiusura di aree cittadine per eventi personali. Secondo gli attivisti, chi può permettersi di chiudere mezza città per giorni dovrebbe contribuire in modo più sostanziale al benessere collettivo, anche attraverso un’imposizione fiscale più equa. Nella visione degli attivisti, la tassazione dei patrimoni multimiliardari potrebbe costituire una fonte rilevante di finanziamento per la transizione energetica, permettendo agli Stati di investire in energie rinnovabili, infrastrutture verdi e sistemi di welfare pubblico più equi. “Le persone non possono e non devono pagare per le gravi conseguenze causate dai privilegi di pochi!”, afferma Greenpeace. L’azione è terminata rapidamente, senza tensioni con le forze dell’ordine, e al momento non risultano denunce o fermi. Il blitz, per quanto breve, ha avuto un forte impatto mediatico, rilanciando il dibattito sul ruolo dei miliardari nella crisi climatica e sulle implicazioni sociali delle loro scelte personali. Non è la prima volta che Greenpeace sceglie la protesta visiva come strumento di comunicazione politica. Negli anni, l’organizzazione ha fatto del teatro urbano una delle sue cifre stilistiche più riconoscibili. In questo caso, la combinazione tra un evento mondano di portata internazionale e un luogo altamente simbolico ha contribuito a rendere l’azione particolarmente visibile.


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