A Parma una mostra ripercorre il continuo rapporto tra uomo e piante, con oltre duecento oggetti figurativi


Il Palazzo del Governatore di Parma accoglie dal 13 gennaio al 1° aprile 2024 una mostra che racconta, attraverso oltre duecento oggetti figurativi, il continuo rapporto tra uomo e piante, realizzata dall’Università di Parma in collaborazione con il Comune di Parma. 

Dal 13 gennaio al 1° aprile 2024 il Palazzo del Governatore di Parma accoglie la mostra Impronte. Noi e le piante, realizzata dall’Università di Parma in collaborazione con il Comune di Parma e il sostegno di Fondazione Cariparma, Gruppo Chiesi e Gruppo Davines.

L’esposizione ripercorre in oltre duecento oggetti figurativi, tra erbari storici, illustrazioni botaniche, stampe in nature printing e xiloteche, ma anche fotografie moderne e immagini ad alta tecnologia, il rapporto continuo che lega umanità e natura, botanica e immagini, scienza e arte. Attraverso dieci sezioni, la mostra intende presentare il legame che da sempre l’uomo cerca di cogliere e fissare, dalla carta degli erbari alle odierne immagini satellitari dei censimenti arborei, passando per illustrazioni, taccuini, modellini e persino risonanze magnetiche e sguardi ai raggi X.

Le sezioni

Dalle riproduzioni calligrafiche all’agricoltura di precisone, dagli erbari medievali alla tomografia a emissione di positroni, Impronte intende tracciare la parabola temporale della relazione tra uomo e natura, mostrandone tutte le declinazioni. Si fanno strada gli erbari ad uso di medici e farmacisti, dominati da un approccio realistico e da una precisa funzione, le tavole tratte da atlanti destinati al riconoscimento “professionale” delle erbacce da estirpare lungo le ferrovie, ma anche i cataloghi di campioni di colore da abbinare a precise varietà e specie botaniche come l’originalissimo Répertoire de couleurs pour aider à la détermination des couleurs des fleurs, des feuillages et des fruits che unisce esperienze e necessità di floricoltori, artisti e scienziati. È anche grazie a una simile varietà di applicazioni che si rende necessario un avanzamento nella ricerca sulle tecniche di impressione, litografia e galvanotecnica su tutte, che unito alla fascinazione artistica per l’illustrazione botanica conduce rapidamente alla sua commercializzazione, traghettandola nella modernità. Riproduzioni in serie, stampe, ma anche tracce di spy-stories legate a furti e diritti di proprietà aggiungono preziosi tasselli alle opere in mostra: tra queste, le rarissime riproduzioni calligrafiche di funghi in cera, i modellini Brendel in papier mâché e le “carte di identità” lignee degli alberi, le xiloteche o holzbuch.

Oggetto di interesse sempre crescente, la rappresentazione naturalistica investe anche la sfera professionale femminile, perché è proprio passando per l’illustrazione botanica che molte donne hanno potuto accedere al mondo delle scoperte scientifiche, storicamente dominato dal genere maschile.

L’esposizione offre anche una riflessione sul patrimonio di documenti storici custoditi dall’Università e da varie istituzioni cittadine (Biblioteca Palatina, Fondazione Cariparma, Convitto Nazionale Maria Luigia). È qui che diventano protagonisti materiali inediti o raramente esposti al pubblico (come, oltre all’erbario Gardoni, gli erbari Berta, Guatteri e Jan) e il percorso conduce i visitatori alla scoperta delle nuove tecnologie impiegate per la rappresentazione delle piante. Dalle prime riproduzioni fotografiche ottenute a fini scientifici, come quelle esotiche tratte da Asiatic Palms durante le campagne botaniche di Odoardo Beccari nel Borneo, passando per le immagini ottenute con tecniche microscopiche, le opere esposte esplorano un presente che corre veloce verso nuovi traguardi. Lo raccontano i ritratti spettrografici condotti sulle piante per accelerare la selezione agronomica e le fotografie di scienziati-artisti contemporanei, quali Craig Burrows, Igor Siwanovicz, Rob Kesseler e Jan Martinek.

L’ultima sezione si apre svelando le illustrazioni moderne capaci di allargare lo sguardo dal particolare al generale. Microscopie, infrarossi, ultravioletti, radar, immagini satellitari, time lapse, risonanze, fluorescenze offrono un’occasione per riflettere sui temi che caratterizzano la nostra contemporaneità, dal cambiamento climatico alla qualità dell’aria, dalla sostenibilità agricola alla gestione del verde urbano e forestale.

Al centro del progetto, l’installazione audiovisiva Artificial Botany, a cura di fuse*, che vuole esplorare suggestioni e capacità espressive delle illustrazioni botaniche classiche attraverso l’uso di moderni algoritmi di apprendimento automatico. Un’installazione audiovisiva ipnotica in cui la fluidità del processo vitale della pianta viene rappresentata a partire da una serie di illustrazioni botaniche d’epoca. Raccolte dagli archivi digitali opensource di illustratori di metà XIX secolo, queste illustrazioni sono diventate il materiale didattico per un particolare sistema di apprendimento automatico chiamato GAN (Generative Adversarial Network) che attraverso una fase di allenamento è in grado di ricreare nuove immagini artificiali con elementi morfologici estremamente simili alle immagini di ispirazione ma con dettagli e caratteristiche che sembrano far emergere una reale rappresentazione umana. La macchina rielabora il contenuto creando un nuovo linguaggio, catturando le informazioni e le qualità artistiche dell’uomo e della natura.

Molte opere esposte portano alla luce i rapporti tra immaginario botanico e città, dagli erbari di personaggi illustri (come Luigi Gardoni, il cui omonimo erbario farmaceutico è stato riportato alla luce solo nel 2014 dopo una permanenza silente negli armadi dell’Orto Botanico lunga più di un secolo), alla “donazione regale” di modelli di funghi in cera acquistati da Maria Luigia d’Austria per l’Orto Botanico, passando per storie, notizie e curiosità contenute nell’universo digitale composto da QR-code e video. Ricca e varia la provenienza dei materiali, che oltre a prestatori locali ha coinvolto istituzioni estere (Real Jardin Botanico di Madrid) e italiane (Orti Botanici di Padova, Bologna, Pavia, Erbario Centrale Italiano di Firenze, tra gli altri).

“Si usa spesso l’espressione plant blindness per indicare la nostra scarsa capacità di notare le piante nella vita di tutti i giorni”, spiega Renato Bruni, direttore scientifico dell’Orto Botanico di Parma e responsabile del progetto scientifico della mostra. “Impronte nasce per evidenziare come invece studiosi e ricercatori abbiano sviluppato nei secoli una grandissima capacità di osservazione verso questi organismi, scoprendone gradualmente caratteristiche e peculiarità. A mancare sino ad ora è stata la ribalta, l’esposizione completa del fotoromanzo che la scienza ha costruito in secoli di botanica, un piano sequenza per capire quanto sia cambiata la risposta a una domanda solo apparentemente innocua: ’che cos’è una pianta?’. Si tratta di una risposta agevolata dallo strumento visuale e dal suo portato simbolico: le immagini scientifiche delle piante sono bellissime e capaci di trasmettere concetti complessi nell’emozione di un attimo”.

La mostra prevede anche visite guidate, laboratori didattici riservati ai giovani visitatori accompagnati dagli insegnanti e un concorso per giovani illustratori, intensificando così il dialogo mai interrotto tra Parma e la sua Università. Scienza e arte da vedere, conoscere e sperimentare. Fedele alla propria vocazione di apertura e scambio con il pubblico, l’Università di Parma arricchisce l’offerta espositiva di Impronte organizzando un ricco calendario di laboratori (a cura di Esperta) e visite guidate (a cura di Artificio). Cinquanta appuntamenti, prenotabili attraverso il sistema museale di Ateneo, rivolti a studenti grandi e piccoli, dalle elementari alle superiori, in cui divertirsi a scoprire tutti i segreti della lunga storia della rappresentazione botanica. Pensate per gli adulti sono invece le speciali visite guidate durante alcuni fine settimana, per approfondire i temi affrontati nelle dieci sezioni dell’esposizione, tra aneddoti e curiosità. Nel progetto di recupero l’Ateneo è affiancato da istituzioni e realtà private del territorio: Ministero dell’Università e della Ricerca, Ministero della Cultura, Fondazione Cariparma, Gruppo Chiesi e “Parma, io ci sto!”.

Immagine: Luigi Gardoni, Erbario (1836 - 1878; Parma, Università degli Studi, Biblioteca dell’Orto Botanico)

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A Parma una mostra ripercorre il continuo rapporto tra uomo e piante, con oltre duecento oggetti figurativi


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