Luca Bizzarri a Palazzo Ducale: evitiamo di strepitare e concediamogli il beneficio del dubbio


Riflessioni sulla nomina di Luca Bizzarri a presidente della Fondazione di Palazzo Ducale a Genova: concediamo all'attore il beneficio del dubbio.

Dicono che lo sport nazionale della Liguria sia il mugugno: il brontolio continuo e lamentoso, da queste parti, è un’abitudine radicata, un tratto specifico del carattere, e ormai anche un vezzo, se vogliamo. Ieri, la nomina di Luca Bizzarri come nuovo presidente della Fondazione Palazzo Ducale di Genova è bastata a estendere all’Italia intera questa tipicità tutta ligure. Lo ripetiamo, qualora qualcuno si fosse perso qualche passaggio: Luca Bizzarri, l’attore comico del duo Luca e Paolo, noto ai più per la conduzione di fortunati programmi come “Le Iene” o “Colorado”, è entrato a far parte, dietro nomina comunale, del consiglio direttivo della Fondazione che gestisce un istituto culturale da circa seicentomila visitatori l’anno. È stato indicato per il ruolo di presidente: manca solo la ratifica da parte del consiglio direttivo, ma è questione di formalità. La notizia è bastata a far scatenare polemiche infinite, incentrate per la più parte su un assunto: Luca Bizzarri non ha competenze in materia d’arte, non ha una formazione storico-artistica, non ha conoscenze di settore specifiche. Con tutti i tipici corollarî d’ordinanza che emergono ogni volta che un personaggio di diversa estrazione si trovi a ricoprire ruoli gestionali in un istituto culturale o in un museo: “non c’è lavoro per i laureati in storia dell’arte ma per gli altri sì”, “cosa abbiamo studiato a fare”, “vanno avanti solo i raccomandati”, e via dicendo. Come se, detto ironicamente, tutti quelli che si lamentano ambissero alla presidenza di Palazzo Ducale. Ma non è questo il punto.

Luca Bizzarri
Luca Bizzarri. Photo Credit

Certo: diremmo il falso, se affermassimo che la nomina di Luca Bizzarri non desta in noi perplessità alcuna e che non avremmo preferito un profilo meno “televisivo” e, soprattutto, più esperto. Ma non certo perché il suddetto manca di competenze in fatto di storia dell’arte. I ruoli, da statuto della Fondazione, appaiono ben chiari e distinti. Il Presidente, legale rappresentante della Fondazione, “esercita tutti i poteri di iniziativa necessari per il buon funzionamento della Fondazione”, “convoca e presiede le sedute del Consiglio Direttivo con diritto di voto, stabilendone l’ordine del giorno”, “convoca e presiede senza diritto di voto l’Assemblea dei Partecipanti e dei Sostenitori”. Chi lamenta lacune storico-artistiche da parte di Luca Bizzarri può tirare un sospiro di sollievo: non spetta al Presidente occuparsi dell’attività scientifica, per la quale esistono un direttore che, sempre da statuto, “deve essere dotato di specifica e comprovata esperienza nella gestione in ambito culturale”, e un comitato scientifico composto da “membri scelti e nominati dal Consiglio Direttivo su proposta del Presidente tra personalità particolarmente qualificate e di riconosciuto prestigio in ambito culturale”. Questo significa che a comporre il comitato scientifico di Palazzo Ducale non vedremo mai Jerry Calà, il pupazzo Uan, Jimmy il Fenomeno e Pino La Lavatrice: continueranno a esserci personalità dotate di solide competenze. I problemi, quelli veri, sono altri.

Quella di Luca Bizzarri appare indubbiamente una nomina orientata al marketing. Pare che Palazzo Ducale abbia bisogno di un restauro d’immagine dopo la vicenda dei presunti falsi alla mostra di Modigliani. Vicenda sulla quale non vogliamo entrare, se non esprimendo solidarietà alla Fondazione e a quanti hanno lavorato all’organizzazione della mostra: questo però non ci esime dal continuare a ritenere quella mostra, così come altre che l’hanno preceduta, un’operazione di scarsa qualità. E di questo noi, sulle nostre pagine, parlavamo già in tempi non sospetti. Perché una cosa appare nella sua palmare chiarezza: al di là dei tanti eventi di grande interesse (per lo più piccoli, come IndiviDuality, la mostra su Gilberto Govi, quella delle fotografie di Adriano Silingardi, oppure i sempre puntuali cicli di conferenze), negli ultimi tempi, le mostre di punta di Palazzo Ducale si sono risolte in facili operazioni commerciali che hanno portato a Genova le solite carriolate di impressionisti, Fride Kahlo, Cartier-Bresson assortiti che non hanno fatto altro che alimentare il culto del feticcio con operazioni di qualità quanto meno dubbia. Dov’erano i puristi che oggi gridano allo scandalo per la nomina di Luca Bizzarri quando si tappezzavano le pareti del piano nobile con frasi che Modigliani mai pronunciò, quando nella Cappella del Doge venivano installati mostruosi e arroganti trabiccoli che coprivano gli affreschi di Giovanni Battista Carlone, quando Goldin, col pretesto del “viaggio di Gauguin”, allestiva uno sconnesso pot-pourri ascrivibile più alla categoria del puro intrattenimento che a quella dell’evento culturale? In altre parole: dov’erano le anime belle quando si trattava di fare critica nel merito, quando occorreva alimentare il dibattito, sempre recente, sui rapporti tra i grandi eventi e le città ospitanti? Molti, probabilmente, erano troppo occupati a magnificare la “grande bellezza” di tali operazioni.

Allora, piuttosto che strepitare contro la mancanza di competenze di Luca Bizzarri, domandiamoci piuttosto quale sia lo scopo di questa nomina, e cerchiamo di capire se Luca Bizzarri è in possesso delle doti gestionali richieste per suggerire gli indirizzi di un istituto che è uno dei simboli della vita culturale di Genova, se non addirittura, per molti, il simbolo principale. Domandiamoci se la nomina di Bizzarri garantirà un nuovo corso, cerchiamo di ragionare su quali siano le vere necessità di un Palazzo Ducale che ha da tempo imboccato la strada della facile mostra di cassetta, chiediamoci se quello di Bizzarri è un nome che servirà solo per attirare investimenti, oppure se consentirà di portare a Palazzo Ducale un pubblico che altrimenti mai avrebbe messo piede dentro uno spazio espositivo, e chiediamoci anche se la sua nomina non stoni poi così tanto con il prestigio dell’istituto: al di là delle sue comparsate televisive, Luca Bizzarri ha al suo attivo una lunga militanza teatrale, e Palazzo Ducale non ospita solo mostre ma anche rassegne cinematografiche, atelier e letture dedicati a bambini e famiglie, laboratori scientifici, incontri letterarî e culturali, rassegne di storia, religione, filosofia, sociologia, festival poetici e teatrali. Pensare che l’attività di Palazzo Ducale corrisponda esclusivamente alla mostra di Frida Kahlo o degli impressionisti è drasticamente riduttivo, così come lo è pensare che il presidente debba avere alle sue spalle un percorso formativo che riguardi soltanto l’arte (non avrebbe comunque competenze per occuparsi di molte delle altre attività che si svolgono entro le mura del palazzo).

Concediamo dunque il beneficio del dubbio a una persona che avrà un ruolo gestionale. Ruolo certo inedito, e quindi nutrire perplessità è quasi d’obbligo. Ma dalle prime dichiarazioni, Luca Bizzarri ha lasciato trasparire entusiasmo e voglia di mettersi in gioco, e di certo non gli si può rimproverare di non amare la sua città. Come redazione di Finestre sull’Arte, facciamo i migliori auguri di buon lavoro a Luca Bizzarri, che è atteso da un compito tutt’altro che facile. Noi saremo, come sempre, attenti e critici.


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Federico Giannini

L'autore di questo articolo: Federico Giannini

Giornalista d'arte, nato a Massa nel 1986, laureato a Pisa nel 2010. Ho fondato Finestre sull'Arte con Ilaria Baratta. Oltre che su queste pagine, scrivo su Art e Dossier e su Left.

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