Cristi e contadini

La nota

2010, Sedicesima puntata

Nella puntata di oggi, Ambra ci racconta un simpatico e noto aneddoto che riguarda Donatello, il suo amico Filippo Brunelleschi e due crocifissi realizzati dai due artisti. L'episodio è riportato da Giorgio Vasari, quindi non possiamo dire quanto sia attendibile, ma sicuramente ben rappresenta il rapporto tra i due grandi scultori. Buona lettura!


Se è vero che ogni opera d'arte cela in sé una storia, un vissuto, un'impronta del passato, è curioso immaginare nella nostra mente ciò che nel lontano Rinascimento accadde nella “Fiorenza” dei Medici.
Allo sbocciare di nuovi orizzonti, pensieri e filosofie, Vasari, nelle sue Vite ci narra un curioso aneddoto che nei secoli è stato tramandato di generazione in generazione.

Niente di più bello può essere intravisto nella consapevolezza di una diversità che allontana ed avvicina, separa ed unisce due geni legati da un'amicizia fedele e sincera come l'amore che lega Gesù all'intera umanità.
Ed è quel senso di profonda umanità che fra le mura di Santa Croce si legge nel volto di un Cristo crocifisso con tutta la sofferenza che attraversa le sue carni e le tormenta, attimo dopo attimo, fino all'ultimo dei suoi respiri.
Fu così che un giorno, avendo realizzato “con straordinaria fatica un crucifisso di legno” e pensando fosse “cosa rarissima” Donato de’ Bardi sottopose la sua opera al giudizio dell'amico Filippo di ser Brunellesco il quale “come lo vide sorrise alquanto”.

Fra risa ed imbarazzo, scontento e delusione, certo fu che la diplomazia non giocò un ruolo da protagonista quando dalle labbra di Brunelleschi uscirono parole sincere, ma taglienti come lame di un rasoio.
Egli “gli pareva che avesse messo in croce un contadino e non un corpo simile a Gesù Cristo..”.

E così, dove egli credeva d'esser lodato, lodato non fu e prontamente rispose all'amico: Se così facile fusse fare come giudicare, il mio Cristo ti parrebbe Cristo, e non un contadino: però piglia del legno e pruova a farne uno ancor tu”.
I giorni trascorsero fra le rumorose vie di Firenze quando un bel dì, Brunelleschi “invitò Donato a desinar seco, e Donato accettò l'invito” e quando fece il primo passo in casa dell'amico, fu invaso da un inaspettato stupore nel veder davanti ai suoi occhi un prodigio di bellezza e magnificenza.

La meraviglia fu tale che Donato “aperse le mani che tenevano il grembiule” dove egli teneva il cibo per il desinare, “onde cascatogli l'uova, il formaggio e l'altre robe tutte, si versò e fracassò ogni cosa”.
Davanti al crocifisso di Filippo Brunelleschi, così divino e perfetto nell'armonia delle sue parti, Donatello, con il cuore fra le mani disse: “A te è conceduto fare i Cristi, et a me i contadini.”

Ambra Grieco








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