Arroccato sulla sommità del promontorio roccioso che domina il mare, il Palazzo dei Principi di Monaco è l’incarnazione fisica della continuità dinastica dei Grimaldi e della sovranità monegasca. A differenza di molte altre residenze reali europee, spesso costruite ex novo in stili barocchi o rinascimentali, questa dimora è il risultato di una stratificazione storica complessa, nata da esigenze difensive e trasformatasi nei secoli in una reggia sfarzosa.
La storia dell’edificio affonda le sue radici nel XII secolo, quando la Repubblica di Genova ottenne dall’imperatore Enrico IV la concessione del porto e delle terre circostanti, con il mandato di proteggere la costa dalle incursioni piratesche. Fu nel 1215 che iniziarono i lavori per la costruzione di una prima fortificazione, composta da quattro torri collegate da mura, che costituisce ancora oggi il nucleo originario dell’attuale residenza. La svolta decisiva avvenne nel gennaio del 1297, quando Francesco Grimaldi, noto con il soprannome di Malizia, cacciato da Genova, riuscì a penetrare nella fortezza travestito da monaco, se ne impadronì assieme al cugino Ranieri (poi diventato primo signore di Monaco), sottraendo il borgo ai genovesi e dando inizio al dominio della sua famiglia sulla Rocca. Da quel momento, e per oltre settecento anni, i Grimaldi hanno mantenuto il possesso del maniero, adattandolo costantemente alle esigenze politiche e abitative di ogni epoca, non possedendo altre residenze alternative all’interno del piccolo Stato.
L’evoluzione architettonica del complesso riflette le fortune e le alleanze politiche del Principato. Se inizialmente la struttura mantenne un carattere prettamente militare, necessario per resistere ai numerosi assedi da parte di potenze straniere come Genova e Pisa, fu a partire dal XV secolo che iniziò la lenta metamorfosi in residenza signorile. Sotto il regno di Luciano I, all’inizio del Cinquecento, furono aggiunte nuove costruzioni che oggi formano parte degli appartamenti di Stato, nonostante la necessità di riparare i danni causati da un pesante assedio genovese del 1506. Tuttavia, fu con il riconoscimento dell’indipendenza e l’elevazione a Principato nel XVII secolo che il palazzo conobbe il suo periodo di massimo splendore artistico.
Il principe Onorato II, figura chiave in questa transizione, intraprese una campagna di abbellimento volta a trasformare la cupa fortezza in un palazzo degno di un sovrano europeo. Grande collezionista d’arte, arricchì la dimora con opere di maestri quali Tiziano, Raffaello e Rubens, e commissionò all’architetto Jacques Catone il compito di ingentilire le severe linee difensive. A questo periodo risalgono la sistemazione del cortile d’onore e la creazione della Galleria d’Ercole, le cui volte furono affrescate con le fatiche dell’eroe mitologico, a sottolineare la grandezza della casata. Anche il suo successore, Luigi I, lasciò un’impronta indelebile, ispirandosi allo stile della corte francese e in particolare a Versailles; a lui si deve il maestoso portale barocco e la celebre scalinata a ferro di cavallo nel cortile, i cui gradini si dice siano stati scolpiti da un unico blocco di marmo di Carrara.
La Rivoluzione Francese segnò un momento drammatico per il Palazzo. Con l’annessione di Monaco alla Francia nel 1793, l’edificio fu spogliato dei suoi tesori, confiscato e trasformato in ospedale militare e ricovero per poveri, subendo un degrado significativo. Fu solo con la restaurazione dei Grimaldi nel 1814 che iniziò un lungo processo di recupero. Nel XIX secolo, sotto la guida di Carlo III, il palazzo fu oggetto di imponenti lavori che ricostruirono le torri e decorarono nuovamente gli interni, spesso seguendo il gusto neo-rinascimentale dell’epoca e coprendo, talvolta inconsapevolmente, le decorazioni originali più antiche.
Proprio queste stratificazioni storiche sono state al centro di una delle scoperte artistico-archeologiche più rilevanti degli ultimi anni. Nel 2014, durante banali interventi di manutenzione sulla facciata del cortile, i restauratori notarono tracce di pittura antica sotto gli strati di vernice successivi. Ciò che emerse fu sorprendente: un vasto ciclo di affreschi rinascimentali, celati per secoli, che decoravano le pareti del palazzo direttamente sull’intonaco. Il principe Alberto II ordinò immediatamente un’indagine approfondita che, nel giro di poche settimane, rivelò la presenza di decorazioni simili in diverse sale, per una superficie totale stimata di circa 600 metri quadrati.
Questo ritrovamento ha dato il via a un cantiere di restauro e conservazione tra i più grandi d’Europa, caratterizzato da un approccio eco-responsabile e rispettoso delle tecniche antiche. Gli esperti hanno lavorato meticolosamente per rimuovere le ridipinture ottocentesche e riportare alla luce scene mitologiche di straordinaria fattura. Nella Galleria d’Ercole e negli Grandi Appartamenti sono riemersi eroi come Ulisse ed Europa, figure che testimoniano il profondo legame culturale della dinastia con il Rinascimento italiano e con i grandi miti del Mediterraneo. Il progetto, avviato nel 2014, ha visto i restauratori operare all’interno dei Grandi Appartamenti anche in presenza dei visitatori, grazie a grandi teli che nascondevano le impalcature. Il palazzo chiude naturalmente al pubblico ogni anno da ottobre a fine marzo, essendo ancora residenza ufficiale della famiglia principesca. Durante la stagione invernale può ospitare cerimonie ufficiali e visite di Stato, e al termine dei lavori i visitatori potranno ammirare un volto del palazzo completamente rinnovato e storicamente più autentico.
Quando il palazzo è aperto al pubblico, il percorso di visita attraverso i Grandi Appartamenti permette di immergersi in un’atmosfera di solenne regalità. La visita inizia solitamente dalla Galerie d’Hercule e si conclude con la Galleria degli Specchi, una sala che emula chiaramente l’omonima galleria di Versailles, utilizzata per il ricevimento degli ospiti d’onore prima delle udienze, subito prima della Salle du Trône. Da qui si accede a una serie di sale di rappresentanza, ognuna con una propria identità cromatica e storica. La Sala Blu, rivestita di broccati e adornata dai ritratti di famiglia e lampadari di Murano, conduce alla maestosa Sala del Trono. Quest’ultimo ambiente è il cuore simbolico del potere monegasco: il soffitto affrescato da Orazio de Ferrari celebra le gesta di Alessandro Magno, mentre il trono in stile impero, sormontato da un baldacchino rosso con la corona principesca, domina la scena su un pavimento di marmo di Carrara. Qui avvengono ancora oggi le cerimonie più importanti, come i matrimoni civili della famiglia regnante e i giuramenti ufficiali.
Proseguendo l’itinerario si incontra la Sala Rossa, che ospita dipinti di Jan Brueghel il Vecchio, e la Sala York. Quest’ultima deve il suo nome a un triste evento storico: nel 1767, il Duca di York, fratello del re Giorgio III d’Inghilterra, si ammalò durante un viaggio in mare e fu ospitato d’urgenza a Monaco, dove morì proprio in questa stanza, che da allora porta il suo titolo. Un’altra tappa fondamentale è la Sala Mazzarino, decorata con boiserie policrome portate dalla Francia dal Cardinale Mazzarino, imparentato con i Grimaldi, il cui ritratto campeggia sopra il camino. Ogni ambiente è arredato con mobili francesi del XVIII secolo e opere d’arte che Carlo III e i suoi successori hanno pazientemente riacquistato per colmare i vuoti lasciati dalle spoliazioni rivoluzionarie.
Non bisogna dimenticare che il Palazzo dei Principi non è un museo statico, ma una residenza abitata e un centro di potere attivo. La presenza quotidiana della famiglia principesca è segnalata dallo stendardo che sventola sulla torre principale quando il sovrano è presente a Monaco. La vita del palazzo è scandita da rituali immutabili, il più celebre dei quali è il cambio della guardia. Ogni giorno, alle 11:55 in punto, sulla Piazza del Palazzo, i Carabinieri del Principe eseguono questa cerimonia con precisione millimetrica. Il corpo, fondato nel 1817, ha il compito di vegliare sulla sicurezza del sovrano e della sua famiglia, con il motto “Onore, fedeltà, devozione”. Questo appuntamento quotidiano attira folle di turisti che si radunano per ammirare le uniformi e la disciplina militare in uno scenario suggestivo, con i cannoni storici donati da Luigi XIV che ancora oggi puntano verso il porto e le due garitte che incorniciano il portale d’ingresso.
Oltre agli appartamenti storici, il complesso del palazzo e le sue immediate vicinanze offrono altre testimonianze delle passioni dei principi che si sono succeduti. Una menzione particolare merita la Collezione di Auto del Principe di Monaco. Avviata alla fine degli anni Cinquanta dal principe Ranieri III, grande appassionato di motori, questa raccolta divenne presto così vasta da non poter più essere contenuta nel garage del palazzo. Nel 1993, Ranieri decise di aprirla al pubblico e, dal luglio 2022, la collezione ha trovato una nuova e moderna collocazione vicino allo stadio nautico, lasciando la precedente sede sulle Terrazze di Fontvieille. Si tratta di un’esposizione unica al mondo che ripercorre la storia dell’automobile attraverso circa cento veicoli: dalle prime De Dion Bouton del 1903 alle moderne Formula 1 che hanno sfrecciato sul circuito cittadino, passando per marchi leggendari come Rolls Royce, Ferrari, Lamborghini e la Lexus ibrida utilizzata per il matrimonio principesco del 2011.
Un’altra eredità lasciata dal principe Ranieri III è il Giardino degli Animali, fondato nel 1954 sul fianco sud della Rocca, in una posizione che domina il porto di Fontvieille. La particolarità del Parco zoologico non risiede tanto nell’esotismo delle specie ospitate, quanto nella sua filosofia: il parco accoglie principalmente animali abbandonati, sequestrati dalle dogane o provenienti da scambi con altri parchi, offrendo loro un rifugio. Nonostante le dimensioni contenute e il terreno scosceso, il giardino ospita circa trecento animali di sessanta specie, tra cui Polux, un ippopotamo salvato nel 1986 dopo la chiusura di un circo, oltre a primati, rettili e uccelli esotici. Si tratta di una vera oasi naturale nel cuore del Principato, dove oltre il 20% del territorio è già costituito da giardini e spazi verdi.
L’accessibilità e le visite al Palazzo sono aspetti curati con attenzione, sebbene vincolati dalla natura storica dell’edificio. Mentre le collezioni esterne come quella delle automobili sono completamente accessibili, la visita interna al Palazzo presenta delle limitazioni per le persone con disabilità motoria a causa delle numerose scalinate e della struttura medievale che non consente l’installazione di ascensori adeguati in tutti i punti del percorso. Tuttavia, l’amministrazione principesca mette a disposizione diversi strumenti per facilitare l’esperienza dei visitatori, tra cui audioguide in undici lingue, applicazioni per smartphone e materiale specifico per non vedenti, come libretti in braille.
È importante notare che, essendo una residenza di Stato operativa, il Palazzo può chiudere al pubblico senza preavviso per esigenze istituzionali. Attualmente, come accennato, i Grandi Appartamenti restano chiusi per la consueta chiusura annuale con riapertura prevista per il 2026. Nel frattempo, i visitatori possono comunque godere della maestosa Piazza del Palazzo, del panorama sui porti di Monaco e della cerimonia del cambio della guardia, che rimane uno dei simboli più vividi della tradizione monegasca.
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