Perché la Biblioteca Italiana di Archeologia e Storia dell'Arte deve traslocare a Palazzo San Felice?


Inaugurato il nuovo percorso “Cultura in cantiere” a Palazzo San Felice, Roma, futura sede della Biblioteca Italiana di Archeologia e Storia dell’Arte. Ma emergono forti dubbi sul trasferimento: lo spazio non basta e il progetto rischia di frammentare ancora di più la storica biblioteca. Ed è stata anche lanciata una petizione su Change.

“Si tratta di una data fausta che ricorderemo. Una storia speciale che per la prima volta si predispone a riaprirsi al pubblico con il ruolo preciso di polo culturale”, ha detto il ministro Alessandro Giuli il 12 giugno scorso, inaugurando Palazzo San Felice, al Quirinale, la nuova sede della Biblioteca Italiana di Archeologia e Storia dell’Arte (Biasa). In realtà quel giorno si inaugurava Cultura in cantiere, un percorso immersivo che racconta l’evoluzione del progetto del Palazzo, attraverso installazioni digitali, contenuti multimediali e spazi interattivi, visitabile gratuitamente nei weekend.

Un modo, insomma, per sancire, con una mostra e interventi istituzionali, il futuro del progetto, dopo che il cantiere in sé era già stato inaugurato nel 2023. Ma il futuro di quale progetto? Sulla bontà del progetto della ristrutturazione e valorizzazione di Palazzo San Felice come polo culturale, curato da Mario Botta, esistono pochi dubbi. Ma perché sia proprio la Biblioteca Italiana di Archeologia e Storia dell’Arte a dover trovare spazio nel nuovo palazzo, non è chiaro. Anche perché quello spazio non c’è: e tecnici e attivisti, da giovedì scorso, stanno iniziando a sollevare più dubbi.

La Biblioteca Italiana di Archeologia e Storia dell'Arte nell'attuale sede di Palazzo Venezia (ViVe)
La Biblioteca Italiana di Archeologia e Storia dell’Arte nell’attuale sede di Palazzo Venezia (ViVe)
Sala della Crociera del Vittoriano (ViVe)
Sala della Crociera del Vittoriano (ViVe)

La storia del progetto di Mario Botta e della fondazione

Il trasferimento della Biasa da Palazzo Venezia (dove si trova attualmente, e dove è stata concepita) a Palazzo San Felice, è un’idea dell’allora ministro Dario Franceschini del 2017, sancito da un protocollo con il Quirinale del 18 dicembre 2017. Vi si legge che Palazzo San Felice “sarà aperto al pubblico entro il 31 dicembre 2020 e sarà gestito da una Fondazione interamente pubblica istituita dal MiBACT. Per il progetto di recupero, restauro e allestimento il Ministero ha già stanziato 20 milioni di euro e realizzerà i lavori in collaborazione con l’Agenzia del Demanio”. I lavori sono iniziati nel 2021 (curati dal Demanio), la fondazione in questione non ha ancora un bilancio, un organigramma, ed è stata priva di rappresentante legale fino al 2021, poi di nuovo dalla fine del 2022 alla fine del 2024. In questa fondazione non è presente l’Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte, che si trova a Palazzo Venezia come la biblioteca, dal 1922 e della biblioteca in questione è proprietario (ma l’ha consegnata in comodato gratuito al Ministero, qualche decennio fa, per garantirne la pubblica fruizione). Il suo presidente, l’archeologo ed ex soprintendente Adriano La Regina, in più occasioni (l’ultima pochi giorni fa) ha spiegato la sua contrarietà al trasferimento. Trasferimento che vede invece favorevole il ViVe, l’istituto autonomo del ministero (Vittoriano e Palazzo Venezia) che attualmente ha in gestione la Biblioteca.

Insomma, fino a pochi mesi fa il progetto “Biasa a San Felice” poteva sembrare una delle tante idee a tema culturale della politica che poi non si realizzano (come il progetto di creare ricoveri temporanei per opere d’arte dentro le centrali nucleari, la ricostruzione dell’arena del Colosseo, la biblioteca nazionale dell’inedito), ma invece la nomina di un nuovo presidente per la fondazione “Biblioteca Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte”, datata 2025, e poi l’inaugurazione di giovedì con il ministro e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dicono che stavolta si vuole fare sul serio. La fine dei lavori e del trasloco ora sono previsti nel 2027.

Rendering di Palazzo San Felice. Immagine: Coprogetti e SPI
Rendering di Palazzo San Felice. Immagine: Coprogetti e SPI
Rendering della Biasa a Palazzo San Felice. Immagine: Coprogetti e SPI
Rendering della Biasa a Palazzo San Felice. Immagine: Coprogetti e SPI

La Biblioteca divisa in tre, ma a San Felice non ci sta

Il problema è che a Palazzo San Felice, la Biasa (380.000 volumi, tra i quali incunaboli, cinquecentine e seicentine, oltre 1.600 opere manoscritte e fondi archivistici con oltre 100.000 carte, 3.500 testate periodici, 20.700 tra incisioni disegni e fotografie, 2.000 manifesti teatrali, 66.000 microfiches e 400 cd-rom) non ci sta. Neppure dov’è ora, a Palazzo Venezia, ci sta interamente, ad oggi: una parte è in via del Collegio Romano, un’altra in un deposito a Ciampino a cui si accede molto raramente. Perché l’attuale Biblioteca non sta bene, questo va detto: da anni ha interrotto le acquisizioni e necessiterebbe di investimenti per poter essere trasferita tutta, fruibile, nello stesso luogo. Il nuovo Palazzo San Felice è stato creato con in mente un’idea di polo culturale moderna, completa, con uffici, depositi, locali tecnici, zone espositive, spazio esterno per eventi, accoglienza, servizio bar e ristoro. Non con in testa la Biblioteca Italiana di Archeologia e Storia dell’Arte. Non risultano sopralluoghi degli architetti incaricati del progetto all’attuale Biasa, per comprendere le dimensioni e gli ingombri di ciò che si dovrebbe spostare. Ma non pare essere il punto, se privatamente i vertici ministeriali hanno ammesso al presidente dell’Inasa La Regina che non si può spostare tutto a San Felice, dato che il nuovo palazzo avrà bisogno di spazi per eventi.

Spostare solo un pezzo della Biasa a Palazzo San Felice vorrebbe dire avere una Biasa divisa in tre (come ora), ma per la prima volta lontana (fisicamente) dall’Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte, nato su idea di Corrado Ricci e impulso di Benedetto Croce, nel 1918, e a cui poco dopo fu assegnata la biblioteca. Al fine di “riempire” un nuovo polo culturale e liberare quella parte di Palazzo Venezia, che dovrebbe essere destinata alla collezione permanente del palazzo/museo. Davvero in tutta Roma, e Italia, non ci sono biblioteche più adatte per il “polo culturale” con bar e sale eventi di Palazzo San Felice? Una petizione su change.org, scritta da un’utente che con noi preferisce non parlare, ha già raccolto 500 firme.


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Leonardo Bison

L'autore di questo articolo: Leonardo Bison

Dottore di ricerca in archeologia all'Università di Bristol (Regno Unito), collabora con Il Fatto Quotidiano ed è attivista dell'associazione Mi Riconosci.



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