Dal 15 ottobre 2025 al 7 aprile 2026, le sale di Palazzo Blu a Pisa accolgono una delle mostre più attese della stagione culturale italiana. Si intitola BELLE ÉPOQUE. Pittori italiani a Parigi nell’età dell’Impressionismo e racconta l’incontro tra l’arte italiana e la modernità europea attraverso tre protagonisti che, tra Otto e Novecento, seppero trasformare la pittura in linguaggio internazionale: Giovanni Boldini (Ferrara, 1842 – Parigi, 1931), Giuseppe De Nittis (Barletta, 1846 – Saint-Germain-en-Laye, 1884) e Federico Zandomeneghi (Venezia, 1841 – Parigi, 1917). Curata dalla storica dell’arte Francesca Dini, tra i massimi esperti dell’Ottocento italiano, la mostra è promossa dalla Fondazione Palazzo Blu, organizzata da MondoMostre con il contributo di Fondazione Pisa e in collaborazione con la Pinacoteca De Nittis di Barletta. L’esposizione riunisce circa cento opere provenienti da musei e collezioni nazionali e internazionali (dal Musée d’Orsay al Louvre, dal Philadelphia Museum of Art al Detroit Institute of Arts, dalle Gallerie degli Uffizi al Museo di Capodimonte) insieme a prestiti della Pinacoteca De Nittis di Barletta e del Museo Boldini di Ferrara.
“Da molto tempo”, dichiara Francesca Dini, “accarezzavo il progetto di questo viaggio nella belle epoque parigina, un viaggio che usasse come viatico i percorsi dei nostri più famosi ‘italiani di Parigi’, ossia Giovanni Boldini, Giuseppe De Nittis e Federico Zandomeneghi. Un viaggio molto ben inquadrato storicamente e che dunque fa emergere essenzialmente i temi precipui del dibattito artistico presente nella metropoli francese dopo il 1870 e che racconta come attorno a questi temi si sia sviluppato il talento dei nostri italiani. Si è sempre detto e scritto dell’influenza del pittore spagnolo Fortuny sulla pittura di Boldini e De Nittis e qui sarà dato misurare l’entità di questo apporto, poiché presentiamo per la prima volta in Italia il capolavoro di Fortuny, Spiaggia a Portici, prestito eccellente del Meadows Museum di Dallas. Quando poi si parla dell’impressionismo di Zandomeneghi, lo si farà confrontandolo con le opere di Degas, Renoir, Mary Cassat, Guillaumin. Si parlerà poi del talento di Boldini nel rinnovare il ritratto di società, e lo confronteremo con Sargent, Helleu e Blanche. Quindi i visitatori non sono invitati solo a perdersi nella piacevolezza dei molti capolavori in mostra (che sono poco meno di cento) come avviene nelle mostre sul tema tradizionalmente impostate, ma sono tenuti a seguire il filo di un racconto storico emozionante fatto di incontri tra artisti di nazionalità diverse, sodalizi, eventi anche drammatici”.
L’intento non è solo quello di celebrare l’eleganza e la grazia della Belle Époque, ma anche di restituire ai pittori italiani il loro ruolo cruciale nella definizione visiva della modernità europea. Spesso relegati a un ruolo laterale, Boldini, De Nittis e Zandomeneghi furono invece protagonisti della nascita di una nuova sensibilità artistica che univa raffinatezza formale, attenzione al reale e apertura internazionale. Come spiega la curatrice Francesca Dini, “questa mostra rappresenta un viaggio nella storia culturale europea, attraverso artisti italiani che hanno saputo trasformare la propria pittura in linguaggio internazionale, senza mai dimenticare le proprie radici. Non si tratta solo di una raccolta di ‘capolavori belli da vedere’, ma del tentativo di dare voce e contesto a un periodo cruciale, restituendo profondità a un momento spesso banalizzato dalla sua stessa seduzione estetica”.
La mostra ripercorre l’avventura parigina dei tre pittori italiani che, tra il 1867 e il 1874, si trasferirono nella capitale francese attratti dal suo dinamismo culturale. Parigi, all’epoca sospesa tra la fine del Secondo Impero e la nascita della Terza Repubblica, era un laboratorio di idee e sperimentazioni. Nei caffè, nei salotti e nei circoli intellettuali si incontravano artisti, scrittori e mercanti che avrebbero ridefinito il linguaggio dell’arte moderna.
In questo scenario, Boldini, De Nittis e Zandomeneghi trovano il luogo ideale per sviluppare la propria ricerca. Lavorano con i mercanti più influenti, come la Maison Goupil, dialogano con artisti come Degas, Manet e Renoir, e assorbono la vitalità della nuova vita urbana. Ma, pur immersi nella modernità francese, conservano un legame profondo con la tradizione italiana, in particolare con il realismo macchiaiolo, che ne segna l’impostazione originaria. Il milieu toscano, da cui provenivano molti di loro, guardò inizialmente con sospetto a quel successo internazionale. Diego Martelli, teorico dei Macchiaioli, già nel 1878 riconobbe però in De Nittis una grandezza superiore, capace di conciliare modernità e rigore artistico.
Il percorso della mostra è diviso in nove sezioni. La prima sezione del percorso espositivo, Dalla sconfitta di Sedan alla Comune di Parigi, racconta la Parigi della ricostruzione, dopo la caduta di Napoleone III a Sedan (1870) e i drammi della Comune. Artisti come Gustave Courbet (Ornans, 1819 – La Tour-de-Peilz, 1877) partecipano attivamente, mentre Édouard Manet (Parigi, 1832 – 1883) e Maximilien Luce (Parigi, 1858 – 1941) documentano il dramma umano e sociale. Intanto, in Italia, Garibaldi guida l’ultima impresa risorgimentale a Digione, affiancato da figure come il pittore Carlo Ademollo (Firenze, 1824 – 1911). Con la repressione della Comune si chiude un’epoca: la figura dell’artista-soldato lascia spazio al pittore-flâneur, interprete della vita moderna. Opere di Ernest Meissonier (Lione, 1815 – Parigi, 1891), Manet, Luce, Ademollo e Sebastiano De Albertis (Milano, 1828 – 1897) raccontano la fine dell’eroismo risorgimentale e l’inizio di una nuova sensibilità urbana e borghese. La seconda sezione, La rinascita di Parigi, mostra una città che si trasforma in una metropoli vivace, elegante e cosmopolita, capitale culturale della Belle Époque. Boldini e De Nittis colgono questo fermento, adattando il loro realismo alla nuova estetica urbana. Nelle loro opere raccontano la vita moderna: il lusso, la moda, i parchi, le corse ai Bois. Parigi è crocevia di talenti e centro di sperimentazione artistica. Qui i pittori italiani non solo si affermano, ma contribuiscono a definire l’immagine della città più iconica del XIX secolo. La terza sezione è divisa in due parti. Si comincia con La Maison Goupil, Fortuny e l’Italia che approfondisce la storia della Maison Goupil, fondata nel 1829, cuore del mercato artistico internazionale dell’Ottocento. Con sedi in Europa e negli Stati Uniti, promuove una pittura raffinata, brillante, accessibile: piccoli formati, soggetti in costume, virtuosismo tecnico. Al centro di questa rete, Mariano Fortuny y Marsal diventa un astro nascente, ammirato da collezionisti e artisti. Il suo soggiorno a Portici nel 1874 (esposto per la prima volta in Italia il suo capolavoro Spiaggia a Portici) ispira la giovane pittura meridionale e figure emergenti come Antonio Mancini (Roma, 1852 – 1930), Francesco Paolo Michetti (Tocco da Casauria, 1851 – Francavilla al Mare, 1929) e Alceste Campriani (Terni, 1848 – Lucca, 1933), presto valorizzati da Goupil. L’influenza del pittore catalano rinnova l’arte italiana del Centro-Sud e la apre al mercato europeo. La seconda parte s’intitola Il sogno del Settecento: Boldini e l’eleganza del passato: Boldini guarda al Settecento come fonte di eleganza, teatralità e seduzione. Nei suoi dipinti in costume, l’omaggio all’ancien régime diventa moderno virtuosismo. Sostenuto dalla Maison Goupil, il pittore ferrarese conquista collezionisti con opere raffinate e brillanti. Il suo “settecentismo” non è nostalgia, ma strategia estetica: una pittura spettacolare, capace di evocare un passato ideale e insieme affermare l’identità europea dell’arte italiana nel nuovo mercato internazionale.
La mostra prosegue con la quarta sezione, Boldini e De Nittis, pittori della vita moderna. Ispirati da Fortuny e sostenuti dalla Maison Goupil, Boldini e De Nittis traducono il gusto borghese per l’eleganza e l’attualità con una pittura scintillante, colta e seducente. Se De Nittis guarda alla luce dell’Impressionismo con occhio realistico, Boldini punta su atmosfere vibranti e figure in movimento, oscillando tra sogno settecentesco e modernità urbana. Entrambi rappresentano l’artista flâneur caro a Charles Baudelaire: cronisti raffinati della metropoli, capaci di cogliere con grazia e sensualità il battito del loro tempo. La quinta sezione, Casa De Nittis, dà conto della residenza del pittore a Parigi, che fu molto più di una dimora borghese: era un salotto cosmopolita, animato da artisti, scrittori e intellettuali italiani, francesi e inglesi. Edgar Degas (Parigi, 1834 – 1917), Émile Zola, Edmond de Goncourt, Jules Claretie e Manet vi si ritrovano tra opere d’arte, ceramiche giapponesi, conversazioni brillanti e musica. Accanto a De Nittis, la moglie Léontine curava con discrezione ogni dettaglio della vita domestica, trasformando la casa in uno spazio di eleganza e condivisione. Qui l’artista sviluppò uno stile personale, legato all’Impressionismo e all’arte orientale, e portò il pastello a una nuova modernità. “Casa De Nittis” è il cuore della sua vicenda umana e creativa: riflesso dei suoi affetti, del suo gusto e della sua visione dell’arte come forma di vita.
Si prosegue con Zandomeneghi con gli Impressionisti: la via dell’avanguardia: a Parigi, negli anni Settanta dell’Ottocento, Zandomeneghi entra in contatto con gli Impressionisti, partecipando a quattro delle loro mostre. Affascinato dalla luce, dal colore e dalla modernità della vita urbana, sviluppa un linguaggio pittorico personale, che unisce la lezione italiana alla ricerca francese. Il suo sguardo si concentra spesso sull’universo femminile, trattato con grazia e intimità, in un equilibrio tra innovazione formale e sensibilità lirica. In dialogo con Degas, Pierre-Auguste Renoir (Limoges, 1841 – Cagnes-sur-Mer, 1919) e Mary Cassatt (Allegheny, 1844 – Château de Beaufresne, 1926), Zandomeneghi occupa una posizione autonoma nella scena parigina: si rivela un interprete originale dell’avanguardia impressionista. La settima sezione,Verso un cliché europeo di elegante modernità, porta il pubblico nel periodo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, quando a Parigi nasce una nuova sensibilità pittorica che celebra l’eleganza femminile come simbolo di modernità. Artisti italiani, francesi e spagnoli condividono un linguaggio raffinato, influenzato dall’industria della moda e dalla stampa illustrata. Protagonista è ancora Boldini, che si dedica a ritratti vibranti e sensuali. Accanto a lui, pittori spagnoli come Raimundo de Madrazo y Garreta (Roma, 1841 – Versailles, 1920), Vicente Palmaroli (Zarzalejo, 1834 – Madrid, 1896) e Rogelio de Egusquiza (Santander, 1845 – Madrid, 1915) contribuiscono a definire un’estetica sofisticata e cosmopolita. La sezione riscopre anche opere e attribuzioni, come Signora ritratta nel suo salotto parigino, oggi assegnata a Palmaroli. Ne emerge un “cliché europeo” di donna moderna, sognante ed elegante, con Parigi come fulcro ispiratore.
L’ottava sezione, Boldini, Helleu, Sargent: scandalo, amicizia e rivalità alle origini del ritratto mondano racconta di come, negli anni Ottanta dell’Ottocento, John Singer Sargent (Firenze, 1856 – Londra, 1925), Boldini e Paul César Helleu (Vannes, 1859 – Parigi, 1927) si fossero affermati come protagonisti della nuova ritrattistica moderna, tra Parigi e Londra. Lo scandalo suscitato dal Ritratto di Madame X (1884) spinge Sargent verso l’Inghilterra, lasciando a Boldini lo studio parigino e un’eredità artistica da sviluppare. I tre artisti condividono soggetti, frequentazioni e approcci: la brillante società internazionale, la modernità dei costumi, l’eleganza dell’effimero. Ognuno declina il ritratto secondo la propria sensibilità: l’allure teatrale e dinamica di Boldini (in mostra il Ritratto del Piccolo Subercaseux, prestito eccellente del Museo Boldini di Ferrara), l’intimismo luminoso di Helleu, la raffinatezza psicologica di Sargent. Tra mondanità, introspezione e stile, nasce un nuovo ideale femminile, seducente e inquieto, simbolo di una modernità elegante e dinamica. Infine, la chiusura è affidata alla sezione La Belle Époque in Toscana: tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, anche la Toscana vive infati il fascino della Belle Époque. epoca di progresso, eleganza e nuove sensibilità artistiche. Il dialogo con Parigi, capitale dell’arte moderna, avviene grazie ai soggiorni di molti artisti toscani e alle Esposizioni Universali, visitate dai Gioli, da Cannicci, da Gordigiani. La pittura si aggiorna attraverso il naturalismo, il ritratto di società e l’Impressionismo, rielaborati in chiave personale e locale. Fioriscono salotti, riviste, mostre ed eventi, come la Festa dell’Arte e dei Fiori a Firenze. Luoghi come Livorno, Pisa, Castiglioncello e Fauglia diventano crocevia di esperienze e visioni, tra tradizione e modernità. Il gusto per l’intimità domestica, la mondanità balneare e il sogno, si riflette in uno stile raffinato e in una visione poetica della realtà quotidiana di cui è massima espressione In lettura sul mare di Vittorio Corcos.
Con questa mostra, Palazzo Blu vuole confermare il proprio impegno nella valorizzazione dell’arte dell’Ottocento e nella costruzione di percorsi di respiro europeo. Il progetto coinvolge anche il tessuto cittadino, con collaborazioni con Federalberghi e Confcommercio Pisa, un premio ippico all’Ippodromo di San Rossore e una rassegna cinematografica in collaborazione con il Cineclub presso il cinema Arsenale, a partire da gennaio 2026.
La Belle Époque, più che un’epoca felice, fu un laboratorio di idee, un momento in cui arte, scienza e pensiero positivista contribuirono a definire l’immagine vincente della metropoli europea. Parigi, pur reduce da guerre e rivolte, seppe reinventarsi come capitale dell’eleganza e della modernità, e gli artisti italiani furono tra i protagonisti di questa rinascita. Le loro opere, giunte fino alle collezioni americane, cambiarono per sempre la percezione della pittura moderna. Palazzo Blu invita così il pubblico a riscoprire quella stagione luminosa e complessa, in cui l’Italia contribuì con originalità alla costruzione del mito europeo della modernità. Per tutte le informazioni è possibile visitare i siti www.belleepoquepisa.it e www.palazzoblu.it.
Titolo mostra | BELLE ÉPOQUE. Pittori italiani a Parigi nell’età dell’Impressionismo | Città | Pisa | Sede | Palazzo Blu | Date | Dal 15/10/2025 al 07/04/2026 | Artisti | Giovanni Boldini, Giuseppe De Nittis, Federico Zandomeneghi | Curatori | Francesca Dini | Temi | Novecento, Ottocento, Giovanni Boldini, Giuseppe De Nittis, Palazzo Blu, Federico Zandomeneghi, Pisa, Belle Époque |
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