Sarà l’artista Jeffrey Gibson (Colorado Springs, Colorado, 1972), membro della Mississippi Band of Choctaw Indians e di discendenza Cherokee, a realizzare nuove sculture per le nicchie della facciata del Metropolitan Museum di New York sulla Fifth Avenue. Su commissione del museo, Gibson creerà quattro sculture figurative volte a riflettere sulle relazioni tra tutti gli esseri viventi e l’ambiente, che andranno a comporre la Genesis Facade Commission: Jeffrey Gibson, The Animal That Therefore I Am, visibile dal 12 settembre 2025 al 9 giugno 2026.
Si tratta della sesta commissione che il museo dà per la sua facciata storica e l’ultima di una serie di commissioni contemporanee, in cui il museo invita gli artisti a creare nuove opere d’arte, instaurando un dialogo tra la pratica artistica, la collezione del Metropolitan, il museo stesso e il pubblico.
Le nuove opere di Jeffrey Gibson per le nicchie s’ispireranno alla sua già consolidata iconografia, costruita su un linguaggio visivo dinamico che fonde visioni del mondo e immagini indigene con astrazione, motivi, materialità e testo.
“Jeffrey Gibson è uno degli artisti più straordinari della sua generazione e una figura pionieristica nel campo dell’arte nativa e indigena”, ha dichiarato Max Hollein, Direttore e Amministratore Delegato del Metropolitan Museum. “Queste nuove opere si basano sul suo caratteristico utilizzo di materiali non convenzionali e di forme reinterpretate per esplorare storie spesso trascurate e il mondo naturale. Non vediamo l’ora di svelare le sue monumentali sculture per l’iconica facciata del Met sulla Fifth Avenue”.
“Jeffrey Gibson è un artista straordinariamente in sintonia con la varietà della vita che il nostro mondo racchiude: l’umano, l’animale, la terra stessa. La sua arte vibra e si nutre di quella vita, delle storie che non ci abbandonano mai e dei futuri che la sua visione rende possibili”, ha dichiarato David Breslin, Curatore Responsabile per l’Arte Moderna e Contemporanea del Leonard A. Lauder Research Center for Modern Art.
Jeffrey Gibson, artista interdisciplinare cresciuto negli Stati Uniti, in Germania e in Corea, ha rappresentato gli Stati Uniti alla Biennale di Venezia nel 2024, in occasione della 60° Esposizione Internazionale d’Arte. Con il progetto The space in which to place me, a cura di Abigail Winograd e Kathleen Ash-Milby, Gibson è stato il primo artista nativo protagonista di un progetto monografico al Padiglione degli Stati Uniti: il suo obiettivo era dare vita a una narrazione contro gli stereotipi verso i nativi americani ma anche verso la comunità LGBTQ+. E inoltre contro la "cromofobia”, come lui stesso la definisce, dell’arte contemporanea attraverso un’esplosione di colori, suo segno distintivo.
Dagli anni 2000, il suo lavoro ha costantemente rivelato infatti nuove modalità di astrazione, utilizzo del testo e del colore. In particolare, ha criticato i modi riduttivi con cui la cultura indigena è stata storicamente appiattita e indebitamente strumentalizzata.