Il profeta Tobia guarisce il padre cieco

Autore: Giovanni Battista Carlone
s.d.
Genova, Palazzo Bianco

La vicenda narrata nel libro del profeta Tobia racconta di un uomo, Tobi, appartenente a una famiglia ebrea deportata a Ninive, che dopo aver perso la vista e giunto in fin di vita invia il figlio Tobia presso un parente a riscuotere un deposito di denaro. Nel suo viaggio Tobia viene accompagnato dall'arcangelo Raffaele, che gli fa da guida e, nel momento in cui il giovane profeta è attaccato da un pesce nel fiume Tigri, il messo divino gli suggerisce di tenere l'animale. Dal pesce infatti sarà possibile estrarre un unguento che potrà curare gli occhi del padre: così, riscosso il deposito, Tobia fa ritorno da Tobi e gli spalma l'unguento sugli occhi, restituendogli la vista. È questa la vicenda narrata in questo dipinto di Giovanni Battista Carlone (Genova, 1603 circa - Parodi Ligure, 1684 circa) in cui viene rappresentato proprio il momento in cui Tobia spalma l'unguento su indicazione dell'arcangelo Raffaele, e sotto lo sguardo attento del cane, in basso a destra, che aveva scortato i due durante il loro viaggio.

Giovanni Battista Carlone, da ottimo narratore qual era, utilizza espedienti che accrescono il coinvolgimento emotivo dello spettatore: l'espressione sofferente del padre che suscita commozione nell'osservatore, l'atteggiamento teso e fremente di Tobia, la curiosità intrisa di speranza della madre a sinistra, la calma e il carisma dell'arcangelo, l'attenzione del cane che è totalmente partecipe alla scena sono tutti elementi che catturano l'attenzione dell'osservatore e che vengono sottolineati dai colori forti stesi con pennellate larghe com'era tipico dei pittori genovesi del tempo. Non mancano però dettagli raffigurati con grande cura: si guardi ad esempio la tovaglia finemente ricamata su cui si sta appoggiando Raffaele, ma anche i tocchi di luce che sottolineano le decorazioni del calice da cui Tobia sta estraendo il suo unguento.

L'opera è conservata presso il Museo di Palazzo Bianco a Genova, dov'è giunta nel 1928 con il legato di Enrico Lorenzo Peirano, una delle più significative donazioni della storia dell'istituto genovese. Prima d'esser stata attribuita a Carlone da Gian Vittorio Castelnovi nel 1971, l'opera era riferita alla mano di Giovanni Andrea De Ferrari.

19 marzo 2018

Il profeta Tobia guarisce il padre cieco di Giovanni Battista Carlone

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