Il Museo Paul Delvaux a Saint-Idesbald: un viaggio nell’universo onirico del maestro belga del Novecento


Sulla costa delle Fiandre, a Saint-Idesbald, sorge il Museo Paul Delvaux. Qui è custodita la più vasta collezione al mondo dedicata a Paul Delvaux, uno dei più singolari esponenti della pittura belga del Novecento. 

Sulla costa delle Fiandre, a Saint-Idesbald, sorge un museo che non si impone per sfarzo o monumentalità architettonica, ma conquista per la sua autenticità e la sua intimità: il Museo Paul Delvaux. Nato nel 1982 dalla volontà del pittore stesso e di suo nipote Charles Van Deun, questo spazio espositivo è cresciuto lentamente, trasformandosi da un’unica stanza, angusta e dal soffitto basso, in una vero museo che si estende oggi su oltre 1.000 metri quadrati.

Ospitato in quella che originariamente era una semplice casa di pescatori ottocentesca, il museo cela un universo sorprendente. All’esterno pare una casa di piccole dimensioni ma, una volta entrato, il visitatore si ritrova immerso in ambienti che si snodano anche nel piano interrato, come a voler seguire la trama misteriosa delle opere dell’artista belga. Le sale accolgono infatti la più vasta collezione al mondo dedicata a Paul Delvaux (Antheit, 1897 – Furnes, 1994): dipinti, disegni, acquerelli, schizzi, stampe e oggetti personali raccontano l’intero percorso creativo del pittore.

Paul Delvaux è stato uno dei più singolari esponenti della pittura belga del Novecento. Nato il 23 settembre 1897 ad Antheit, nei pressi di Huy, nella provincia di Liegi, si formò inizialmente all’Accademia di Belle Arti di Bruxelles, dove studiò pittura decorativa dopo un primo approccio all’architettura. La scoperta dell’Odissea di Omero e la statua di cera della Venere dormiente che vide alla Fiera del Midi di Bruxelles, nello stand del Museo Spitzner, segnarono profondamente la sua immaginazione.

Sebbene vicino per temi e suggestioni al surrealismo, Delvaux mantenne sempre una posizione indipendente, sviluppando un linguaggio visivo inconfondibile, fatto di paesaggi onirici, stazioni silenziose, figure femminili enigmatiche e reminiscenze classiche. La sua prima mostra personale si tenne nel 1933 al Palais des Beaux-Arts di Bruxelles.

Foundation Paul Delvaux Museum. Foto di Piet De Kersgieter
Foundation Paul Delvaux Museum. Foto di Piet De Kersgieter
Allestimento museo © Foundation Paul Delvaux, Belgium/SABAM 2025
Allestimento museo © Foundation Paul Delvaux, Belgium/SABAM 2025
Allestimento museo © Foundation Paul Delvaux, Belgium/SABAM 2025
Allestimento museo © Foundation Paul Delvaux, Belgium/SABAM 2025

Nel corso della sua vita fu protagonista di importanti retrospettive in Belgio, Francia, Giappone e Stati Uniti, ricevendo prestigiosi riconoscimenti internazionali, tra cui la Legion d’Onore e il Premio Rembrandt dalla Fondazione Johann Wolfgang Goethe di Basilea. Fu docente alla Scuola nazionale d’arte e di architettura La Cambre di Bruxelles, dove insegnò per dodici anni, dal 1950 al 1962; l’anno dopo, nel 1963, fu nominato anche presidente e direttore della Classe di Belle Arti dell’Accademia reale del Belgio.

Nel 1952 sposò Anne-Marie De Maertelaere, detta Tam, sua musa e compagna fino alla sua scomparsa: l’aveva già conosciuta in gioventù e se ne era perdutamente innamorato, ma era stato costretto a lasciarla su richiesta dei suoi genitori; quando poi la rincontrò nel 1947 a Saint-Idesbald se ne innamorò un’altra volta, tanto da decidere di divorziarsi dalla sua prima moglie, Suzanne Purnal, segretaria di Robert Giron, direttore del Palais des Beaux-Arts de Bruxelles et grande amico di Delvaux. Nel 1968 partecipò alla XXIX Biennale di Venezia. Nel 1982, già in età avanzata, partecipò con entusiasmo alla nascita dello stesso Museo Paul Delvaux a Saint-Idesbald. Si spense il 20 luglio a Furnes, dove è sepolto. Pittore di fama internazionale, Paul Delvaux ha realizzato molti dipinti, ora sparsi in tutto il mondo. Tuttavia, volle lasciare una collezione significativa delle sue opere alla Fondazione che porta il suo nome affinché questa garantisse la conoscenza, la diffusione e la valorizzazione della sua arte. Missione che si concretizza tuttora nel museo di Saint-Idesbald ma anche nell’organizzazione di mostre, così che i suoi dipinti vengano ammirati anche altrove. E in queste occasioni si presenta anche l’opportunità di ripensare l’allestimento del museo stesso, offrendo al pubblico un approccio unico all’arte del maestro.

L’intera superficie espositiva del museo è comunque occupata dalla mostra Paul Delvaux. Décors et corps, parfait accord, che ruota attorno ai due temi principali della sua produzione: gli scenari e il corpo. Un percorso che permette di cogliere questo doppio prisma di lettura tra scenografia e figura umana.

“L’architettura, l’antichità, il paesaggio, il mare sono tutti elementi che, combinati, conferiscono un climat particolare all’opera finita e creano una scena che poi associamo al mondo che Delvaux raffigura. Allo stesso modo, gli studi condotti durante il periodo giovanile che si attardano in aree come i porti e le stazioni che si ritroveranno formulate anni dopo in una forma inaspettata, quando la maturità artistica era al suo apice”, spiega Camille Brasseur, direttrice della Fondazione Paul Delvaux. “Allo stesso modo, il corpo femminile svolge un ruolo fondamentale tanto che occupa il primo piano della scena. La figura si impone gradualmente, nel corso della produzione dell’artista. Gli studi sui modelli nudi rivelano la necessità di un desiderio di padronanza tecnica nella resa del corpo. Questa situazione continuerà ad essere messa alla prova. Inoltre, Delvaux sceglierà anche di liberarsene a favore di una rappresentazione personale: la figura delvaliana, riconoscibile dal suo profilo atipico e dalle sue pose prese in prestito, prendono tutto il tempo per deviare dalla realtà osservabile. La rappresentazione del volto, a volte identificabile a volte anonimo, risponde allo stesso slittamento e varia a seconda dell’esercizio desiderato: rappresentare la realtà o appropriarsene. Liberato da vincoli e aspettative, forse anche da se stesso, Paul Delvaux ha consegnato un’opera intima che forma un universo costituito da elementi iconografici. Ogni creazione è frutto di sogni intimi in cui i corpi trovano il loro giusto posto in un ambiente dove vibrano in perfetta armonia”.

Il museo, però, non era solo luogo di esposizione. Era anche lo spazio ideale per incontri e scambi, nonché contesto per vedere se la sua arte fosse davvero apprezzata dal pubblico. Delvaux stesso, inizialmente incerto sull’interesse che avrebbe suscitato la sua opera, si affezionò profondamente al luogo, che definì “il sole della sua vecchiaia”. Amava passeggiarvi, osservare in silenzio le reazioni dei visitatori, sorridendo con complicità. Il museo era per lui un’occasione di confronto e un modo per osservare la propria produzione con uno sguardo nuovo.

Oggi la Fondazione Paul Delvaux, riconosciuta nel 1979, con lo scopo di tutelare, diffondere e promuovere l’opera di Paul Delvaux, è depositaria di un patrimonio unico: oltre 3.000 opere che documentano l’intera carriera del pittore, con una varietà di tecniche e temi che ne riflettono la straordinaria versatilità. La Fondazione è stata creata mentre l’artista era ancora in vita: non avendo avuto figli, l’artista e sua moglie Anne-Marie de Martelaere hanno voluto lasciare in eredità gran parte del loro patrimonio. E dal 1982, la Fondazione gode di uno spazio espositivo all’interno del Museo Paul Delvaux a Saint-Idesbald. Oltre alle opere visive, la Fondazione conserva anche un ricco archivio costituito da lettere, fotografie, registrazioni audio e video, nonché una biblioteca specializzata in costante aggiornamento. Non si tratta solo di conservare, ma anche di diffondere: mostre temporanee, prestiti internazionali e nuove acquisizioni mantengono viva l’eredità di Delvaux, rendendola accessibile a un pubblico sempre più vasto.

Tra le opere da non perdere nel museo spicca La Gare forestière, forse il capolavoro più rappresentativo dell’universo poetico dell’artista. In questo quadro, una stazione immersa nel bosco accoglie un treno a vapore in corsa, mentre due giovani donne velatamente misteriose sono in piedi con le spalle rivolte all’osservatore. Un dipinto sospeso tra memoria e visione, tra luce e mistero, nato dal ricordo di un viaggio notturno compiuto da Delvaux da bambino.

Un’altra opera da vedere è Le Récitant, ovvero Il narratore, che evoca invece atmosfere più metafisiche: rovine, figure solitarie, echi magrittiani in un paesaggio rarefatto che pone interrogativi allo spettatore. Nell’uomo seminudo in primo piano che fa un gesto indefinito con la mano, alcuni vedono un autoritratto di Delvaux.

Visitare il Museo Paul Delvaux è entrare in punta di piedi nell’immaginario di un artista che ha saputo far dialogare il mistero con una pittura dal fascino discreto; aprire una porta privilegiata sull’universo poetico di un grande artista. Ma l’incontro con la sua opera non si esaurisce entro le mura del museo. L’intera Saint-Idesbald diventa un’estensione naturale di questo viaggio artistico. Una passeggiata dedicata al pittore guida i visitatori lungo i luoghi che hanno segnato la sua vita, accompagnati dal podcast narrativo Paul Delvaux a Saint-Idesbald, che intreccia ricordi, atmosfere e suggestioni visive. Per gli amanti della bicicletta, itinerari tematici conducono alla scoperta di scorci nascosti e paesaggi capaci di evocare proprio quelle visioni che abitano le tele di Delvaux. È così che la costa belga rivela una dimensione meno nota ma profondamente autentica: oltre il mare e le dune, un patrimonio culturale vivo, che invita a rallentare lo sguardo e a lasciarsi sorprendere.

Allestimento museo. Foto di Piet De Kersgieter
Allestimento museo. Foto di Piet De Kersgieter
Allestimento museo. Foto di Piet De Kersgieter
Allestimento museo. Foto di Piet De Kersgieter
Paul Delvaux, La gare forestière © Foundation Paul Delvaux
Paul Delvaux, La gare forestière © Foundation Paul Delvaux


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