Italian Council rappresenta una delle poche, se non l’unica con cadenza annuale e negli ultimi dieci anni, attività di sostegno e promozione degli artisti italiani a livello ministeriale. Nel nostro settore si lamenta spesso il fatto che gli artisti non siano considerati né supportati dal governo italiano, soprattutto per quello che riguarda un programma serio di contributi, acquisizioni museali e promozione all’estero. Il sostegno agli artisti, affinché possano esprimersi liberamente e senza compromessi, ha invece un’importanza centrale, perché sono loro che permettono alla società di mantenere gli occhi aperti, di riflettere su sé stessa attraverso il mezzo metaforico dell’arte e dell’immaginazione. La bellezza è un fondamentale strumento per far passare valori etici e a beneficiarne dovrebbe essere la collettività. Questo concetto spesso sfugge alla politica, per ignoranza o, ancor peggio, per deliberata volontà. Dunque il premio ha certamente il pregio di essere una realtà in controtendenza e, nella mia esperienza, devo dire che funziona bene in termini di selezione ed opportunità.
Come curatrice, ho supportato l’artista Delphine Valli in un interessante progetto di residenza all’estero vincitore della X edizione. L’occasione dell’Italian Council ha creato un intenso scambio intellettuale, dando sia all’artista che a me la possibilità di riflettere sui nostri percorsi e di confrontarci con quelli di intellettuali e artisti di altri paesi. Già nelle fasi in cui si delineava il progetto da presentare, dal titolo “The Impossible Present”, sono emersi interessanti punti di vista sul lavoro dell’artista in relazione all’arte islamica. La prospettiva di ricongiungersi con il Magreb, dove Delphine ha vissuto fino all’età di 16 anni, ha generato sviluppi artistici ed emotivi di grande profondità. La residenza avrebbe dovuto essere ad Algeri, poi per motivi non dipendenti dalla nostra volontà è stata dirottata su Marrakech, dove Delphine ha trascorso alcuni mesi e io l’ho raggiunta per una serie di talk a Le18, residenza per artisti nel cuore della medina della città rosa. Questo cambio in corsa ha generato sorprendenti incontri e scoperte.
Lo staff di Italian Council è stato presente e disponibile al confronto con l’artista in corso di residenza, lasciandole la libertà di cambiare rotta in base agli eventi e di scegliere le modalità di restituzione del progetto. Grazie al finanziamento di Italian Council abbiamo realizzato una pubblicazione di grande qualità insieme all’editore d’arte Parallelo42, dal carattere sperimentale e aperto, proprio con l’idea di proseguire un dialogo che, come la ricerca, non ha un’ultima parola. E così anche il progetto “The Impossibile Present” sta continuando, a breve ci sarà infatti una mostra dell’artista che proprio a seguito della residenza ha elaborato una nuova serie di lavori, che verranno esposti insieme a parte della documentazione fotografica e testuale prodotta a Marrakesh.
Negli anni ho assistito a diverse restituzioni di progetti anche di altri artisti, che nella maggior parte dei casi ho trovato molto interessanti. La grande partecipazione ai bandi Italian Council e il valore dei progetti che ne sono usciti dal 2017 ad oggi sono segnali forti di quanto sia necessario un riconoscimento ufficiale, che dia importanza allo scambio culturale, alla ricerca e ai percorsi dei nostri artisti.
Se dovessi indicare qualcosa da migliorare, direi il sistema di tassazione delle borse di ricerca, che sarebbe bello diventassero dei premi. Si tratta infatti di finanziamenti una tantum alla ricerca degli artisti, categoria di grande eccellenza italiana che ci è riconosciuta in tutto il mondo, ma che a casa propria non ha sostegni.
Siamo in tempi difficili, il settore culturale ne risente duramente sia in termini di offerta sia di qualità, ultimamente ne abbiamo avuta spesso prova tangibile nei nostri musei. Il pensiero complesso, l’arte in genere, devono essere tenuti il più possibile al riparo da ogni tentativo di banalizzazione e strumentalizzazione. Mezzi come l’Italian Council sono utili solo se mantengono un principio di libertà, di cui gli artisti devono poter disporre per definizione. Attenzione allora, perché tutta l’arte è politica ma solo se è libera.
Questo contributo è stato pubblicato originariamente sul n. 25 della nostra rivista cartacea Finestre sull’Arte on paper, erroneamente in forma ridotta. Clicca qui per abbonarti.
L'autrice di questo articolo: Melania Rossi
Nata a Prato nel 1980, Melania Rossi si è laureata in Storia dell’arte e ha successivamente ottenuto un master in Comunicazione multimediale per l’arte presso l’Università degli Studi di Firenze. Svolge attività di curatrice indipendente, firmando progetti in collaborazione con istituzioni pubbliche e private, sia in Italia che all’estero. Collabora da molti anni con riviste specializzate ed editori d’arte, per i quali scrive di arte contemporanea e cura pubblicazioni monografiche e cataloghi di mostre.Per inviare il commento devi
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