Giovanfrancesco Rustici, uomo di somma bontà

La nota

2010, Ventitreesima puntata

Oltre a essere stato un grande scultore, Giovanfrancesco Rustici fu anche un uomo molto buono e generoso soprattutto nei confronti dei bisognosi. Ambra, con il suo elegante articolo, ci aiuta a ricostruire la personalità grazie anche all'ampio ritratto che di lui fornisce Giorgio Vasari nelle sue Vite. Un grande artista ma anche un grande uomo.


Se, come disse Albert Einstein, il valore di un uomo si misura in base a quanto dà e non a quanto è in grado di ricevere, certo è che in vita sua, Giovanfrancesco Rustici non conobbe alcuna forma di avarizia ed invidia.
Elevatosi spiritualmente, il suo cuore dimostrò con velata discrezione quella sua profonda e consueta attitudine alla generosità.

Di nobili origini e cuor magnanimo, egli dedicò la sua vita all'arte, non tanto per guadagno, quanto per diletto e “desiderio d'onore”.

Uomo di somma bontà, fu “amorevolissimo dai poveri” che di volta in volta non esitarono a chidere le “limosina” sulla soglia del suo portine di casa.

Un giorno accadde che un vecchio abbandonato, vedendo quel paniere dove Giovanfranceso era solito tenere i soui guadagni “pochi o assai che n'avesse”, credendo di non esser udito, borbottò:
“Oh, Dio, se io avesi in camera quello che è dentro a quel paniere, acconcierei pure i fatti miei”.
E Giovan Francesco rispose: “Vien qua, i'vò contentarti”, e ponendogli il denaro in un lembo del cappotto sporco e scucito, gli disse: “Va, che sii benedetto”.

Buono, sincero d'animo, diligente e “paziente nelle fatiche dell'arte”, riuscì ben presto ad acquisire la stima del cardinale Giovanni 'de Medici dal quale “fu accolto con molte carezze”, ma poiché contrario ai “modi della corte” dissimili dalla sua indole quieta, sincera, priva di invidia ed ambizione, egli preferì vivere in disparte e “far vita quasi da filosofo” godendo così di tranquillità, pace e riposo.

E quel sodalizio che si strinse fra il Rustici e l'amico Leonardo da Vinci fu sincero, duraturo e così profondo che Giovanfrancesco imparò molto da lui, soprattutto “i cavalli de i quali si dilettò tanto, che ne fece di terra, di cera e di tondo e di bassorilievoin quante mnaniere possono immaginarsi”.
Ma Rustici seppe anche “maneggiari colori” compiendo alcune pitture definite dal Vasari “ragionevoli”.

“Spiritoso, di bello e di buon ingegno” come lo descrive il Vasari, Giovanfrancesco Rustici, profondamente attratto dalla “bella maniera e i modi di Lionardo”, fu annoverato da Pomponio Gaurico tra i migliori scultori di una Firenze nel pieno del suo splendore artistico.

Ambra Grieco








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