Odessa, 6 maggio 2016: quando in Ucraina furono ritrovate le opere rubate dal Museo di Castelvecchio


Sei anni fa, il 6 maggio 2016, i dipinti rubati nel 2015 dal Museo di Castelvecchio di Verona venivano ritrovati in Ucraina, vicino Odessa. Partì allora un complesso scambio diplomatico tra Italia e Ucraina per far rientrare le opere, tornate a Verona nel dicembre 2016.

Era il 6 maggio del 2016 quando venivano ritrovati, nella regione di Odessa, in Ucraina, i dipinti che erano stati rubati pochi mesi prima dal Museo di Castelvecchio di Verona. Il furto si era verificato il 19 novembre e il bottino era davvero ingente, poiché tra i quadri rubati figuravano molti dei capolavori per i quali il pubblico si reca appositamente a vedere il museo: la Madonna della Quaglia del Pisanello, la Sacra Famiglia di Andrea Mantegna, la Dama delle licnidi di Rubens, il Ritratto di bambino di Giovan Francesco Caroto. A queste opere famosissime si aggiungevano il Ritratto di monaco benedettino anch’esso di Caroto, la Madonna del latte, il Giudizio di Salomone, il Trasporto dell’arca dell’alleanza, il Banchetto di Baltassar e il Sansone del Tintoretto, il San Girolamo penitente di Jacopo Bellini, il Ritratto di Marco Pasqualigo di Domenico Tintoretto, il Paesaggio e il Porto di mare di Hans de Jode, il Ritratto di Girolamo Pompei di Giovanni Benini, il Ritratto di ammiraglio veneziano della bottega di Domenico Tintoretto e un Ritratto virile della cerchia del Tintoretto.

In tutto, diciassette opere venivano portate via dal museo. Sarebbero stati poi dodici gli arresti per il furto, nove eseguiti in Moldavia e tre a Verona. “Le investigazioni sulle dinamiche del fatto”, ha ricostruito Davide Ferro in un articolo su Journal CHC, rivista specializzata in crimini che riguardano l’arte, “provarono che il furto fu pianificato e realizzato da una vera e propria organizzazione criminale composta da membri di origine italiana e moldava. Grazie alle registrazioni effettuate dalle telecamere di sorveglianza, tra i componenti dell’organizzazione che la sera del 19 novembre 2015 fecero irruzione vennero individuate tre persone col volto coperto e armate, che entrarono da una porta laterale del museo. Quella sera, però, l’allarme non scattò. Infatti, l’operatore alla vigilanza del museo era a tutti gli effetti un componente del gruppo criminale che partecipò alla pianificazione del furto e fornì le informazioni necessarie riguardanti la struttura del museo”.

La notizia del ritrovamento veniva data proprio dalla stampa ucraina, l’11 maggio, e sempre a poca distanza dal ritrovamento si esprimeva sul caso anche l’allora presidente ucraino Petro Porošenko, che si congratulava con la polizia di confine e con la procura militare per aver svolto un ottimo lavoro: Porošenko lo aveva definito “un’operazione brillante che ricorda al mondo l’impegno efficiente dell’Ucraina contro i traffici e la corruzione”. Le opere erano state ritrovate nell’oblast di Odessa, per l’esattezza in un bosco dell’isola di Turunčuk, a poca distanza dal confine con la Moldavia: erano avvolte in teli di plastica nera e sepolte sotto terra.

20 dicembre 2016, la cerimonia di restituzione al museo Khanenko di Kiev con il ministro dei beni culturali Dario Franceschini e il presidente ucraino Petro Porošenko
20 dicembre 2016, la cerimonia di restituzione al museo Khanenko di Kiev con il ministro dei beni culturali Dario Franceschini e il presidente ucraino Petro Porošenko

I quadri sarebbero tuttavia tornati in Italia soltanto a fine anno, nel mese di dicembre, tanto che la Procura di Verona, a novembre 2016, aveva addirittura aperto un fascicolo per il mancato rientro dei quadri. Per far arrivare le opere servì un intenso lavoro di diplomazia culturale tra Italia e Ucraina: inizialmente sembrava che le opere dovessero rientrare per luglio, ma le tempistiche slittarono perché l’idea iniziale era quella di organizzare una cerimonia ufficiale di riconsegna alla presenza dell’allora presidente del consiglio italiano Matteo Renzi e del presidente ucraino Porošenko, ma all’inizio fu difficile far collimare le rispettive agende. “Sia il presidente Renzi che il presidente ucraino, Petro Porošenko”, dichiarava l’allora sindaco di Verona, Flavio Tosi, il 13 luglio del 2016, “danno la massima importanza a questo rientro, e per questo motivo è necessario trovare, entro il mese di luglio, una data in cui entrambi possano essere presenti alla cerimonia ufficiale di riconsegna dei quadri alla nostra città. Ed è chiaro che, a questo punto, trovare uno spazio che… combaci sulle agende di entrambi non è una cosa semplicissima”. Peraltro, a Porošenko il Comune di Verona aveva deciso di conferire, il 9 giugno, la cittadinanza onoraria, nonostante le polemiche perché all’epoca infuriava la guerra nel Donbass (il Pd locale si era schierato contro l’onorificenza ritenendo “controversa” la figura di Porošenko).

Intanto, i quadri erano stati esposti in una mostra a Kiev, presso il museo Khanenko, che si apriva il 13 di giugno e si concludeva il 26 dello stesso mese (in occasione dell’inaugurazione il sindaco Tosi era volato nella capitale ucraina per conferire di persona la cittadinanza onoraria al presidente Porošenko). In più, come ulteriore segno di gratitudine nei confronti dell’Ucraina, Tosi concedeva l’ingresso gratis per l’intero anno a tutti i cittadini ucraini che avessero voluto visitare il Museo di Castelvecchio. “Quello di oggi è un evento simbolico”, dichiarava alla mostra di Kiev il presidente ucraino, “perché non si tratta di un caso di restituzione chiuso nelle stanze del potere: le opere sono diventate pubbliche e molti cittadini potranno ora apprezzarle. Ringrazio il sindaco Tosi per aver dato la possibilità ai cittadini di Kiev di ammirare questi straordinari capolavori. Questa mostra simboleggia quindi l’impegno dell’Ucraina per la conservazione del patrimonio artistico locale e mondiale. Il mio auspicio è che i rapporti di amicizia fra i nostri due territori possano ora rinforzarsi ulteriormente”.

Le opere tuttavia sarebbero rimaste in Ucraina anche oltre la mostra, per i motivi di cui sopra: a settembre veniva comunicato che le opere sarebbero rientrate in autunno, con Porošenko che rassicurava sul fatto che lui stesso le avrebbe riaccompagnate in Italia. La riconsegna avvene infine a dicembre: il ministro dei beni culturali Dario Franceschini e il sindaco veronese Tosi, con la delegazione italiana completata dal comandante dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, Fabrizio Parrulli, dal sostituto procuratore Gennaro Ottaviano, dal direttore del servizio centrale operativo Vincenzo Nicolì, dal capo della squadra mobile di Verona Roberto Di Benedetto, dal comandante del reparto operativo Tutela patrimonio culturale Antonio Coppola e dal curatore del Museo di Castelvecchio, Ettore Napione, si erano recati a Kiev per le operazioni di riconsegna.

“Fu una terribile tragedia quella che avvenne quando i quadri dei migliori pittori del mondo, come Tintoretto, Mantegna, Pisanello, Rubens e Caroto, furono rubati dal museo di Verona”, disse Porošenko il giorno della riconsegna. “Fu come se la città avesse perduto parte del suo cuore. Oggi restituiamo questi inestimabili capolavori ai nostri amici italiani”. La cerimonia di riconsegna si era svolta al museo Khanenko di Kiev. “Oggi è una giornata di gioia e soddisfazione”, aveva detto Franceschini in Ucraina. “Il ritorno in Italia dei diciassette capolavori è il frutto di un intenso e proficuo lavoro di squadra nelle indagini e di una positiva collaborazione internazionale. Ringrazio la magistratura, le forze dell’ordine, il corpo diplomatico e le autorità ucraine che hanno permesso di rimarginare una ferita dolorosa al patrimonio culturale italiano e mondiale”. Le opere giunsero in Italia alle 18 del 21 dicembre: fu organizzata una cerimonia aperta alla stampa all’Aeroporto “Valerio Catullo” di Verona.

La vicenda viene oggi ricordata come uno dei furti d’arte più gravi di sempre. Di seguito, le immagini di tutte le opere che furono rubate e che oggi si possono ammirare nelle sale di Castelvecchio.

Pisanello, Madonna della Quaglia
Pisanello, Madonna della Quaglia (1420 circa; tempera su tavola, 54 x 32 cm)
Andrea Mantegna, Sacra Famiglia
Andrea Mantegna, Sacra Famiglia (1490-1500 circa; tempera su tela, 76 x 55,5 cm)
Pieter Paul Rubens, Dama delle Licnidi
Pieter Paul Rubens, Dama delle Licnidi (1602; olio su tela, 76 x 60 cm)
Giovan Francesco Caroto, Ritratto di bambino
Giovan Francesco Caroto, Ritratto di bambino (1523 circa; olio su tela, 37 x 29 cm)
Giovan Francesco Caroto, Ritratto di monaco benedettino
Giovan Francesco Caroto, Ritratto di monaco benedettino (1520 circa; olio su tela, 43 x 33 cm)
Jacopo Tintoretto, Madonna del latte
Jacopo Tintoretto, Madonna del latte (1540-1545 circa; olio su tela, 89 x 76 cm)
Jacopo Tintoretto, Giudizio di Salomone
Jacopo Tintoretto, Giudizio di Salomone (1541-1542; olio su tavola, 26,5 x 79 cm)
Jacopo Tintoretto, Trasporto dell'arca dell'alleanza
Jacopo Tintoretto, Trasporto dell’arca dell’alleanza (1541-1542; olio su tavola, 28 x 80 cm)
Jacopo Tintoretto, Banchetto di Baltassar
Jacopo Tintoretto, Banchetto di Baltassar (1541-1542; olio su tavola, 26,5 x 79 cm)
Jacopo Tintoretto, Sansone
Jacopo Tintoretto, Sansone (1541-1542; olio su tavola, 26,5 x 79 cm)
Jacopo Bellini, San Girolamo penitente
Jacopo Bellini, San Girolamo penitente (1450-1460 circa; tempera su tavola, 95 x 65 cm)
Domenico Tintoretto, Ritratto di Marco Pasqualigo
Domenico Tintoretto, Ritratto di Marco Pasqualigo (1588 circa; olio su tela, 48 x 40 cm)
Hans de Jode, Paesaggio
Hans de Jode, Paesaggio (1657; olio su tela, 70 x 99 cm)
Hans de Jode, Porto di mare
Hans de Jode, Porto di mare (1657; olio su tela, 70 x 99 cm)
Giovanni Benini, Ritratto di Girolamo Pompei
Giovanni Benini, Ritratto di Girolamo Pompei (1790; olio su tela, 85 x 63 cm)
Bottega di Domenico Tintoretto, Ritratto di ammiraglio veneziano
Bottega di Domenico Tintoretto, Ritratto di ammiraglio veneziano (olio su tela, 110 x 89 cm)
Cerchia del Tintoretto, Ritratto virile
Cerchia del Tintoretto, Ritratto virile (olio su tela, 54 x 44 cm)

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