Pieter Paul Rubens, vita e opere dell'anticipatore del Barocco


Il fiammingo Pieter Paul Rubens è considerato uno dei pionieri del Barocco. La vita, le opere, i capolavori, lo stile.

Pieter Paul Rubens (Siegen, 1577 – Anversa, 1640) è stato un pittore fiammingo, precursore di alcuni tratti caratteristici dell’arte barocca. La vita e la produzione pittorica di Rubens sono strettamente legate alle corti europee, che lo chiamarono a realizzare numerose opere, inoltre profondo fu il suo legame con l’arte italiana che studiò a fondo e che portò pienamente nelle sue opere.

Artista colto, di grande apertura (leggi qui un approfondimento sulla sua personalità), studiò in Italia dove ebbe modo di approfondire molti dei suoi modelli (da Raffaello a Michelangelo, dai pittori veneti a Caravaggio) e dove lavorò per importanti committenti. Il suo modo di concepire lo spazio, molto innovativo, il suo colore pieno, l’uso sfolgorante della luce e le sue composizioni esuberanti hanno anticipato molti degli elementi della cultura barocca, di cui è considerato uno dei grandi pionieri. La sua arte era poi nota per la sensualità emanata dai suoi corpi e dalla pienezza delle sue figure, tra le più riconoscibili della storia dell’arte.

Pieter Paul Rubens, Autoritratto (1630 circa; olio su tela, 61,5 x 45 cm; Anversa, Rubenshuis)
Pieter Paul Rubens, Autoritratto (1630 circa; olio su tela, 61,5 x 45 cm; Anversa, Rubenshuis)

La vita di Rubens

Pieter Paul Rubens pittore nacque il 28 giugno 1577 in Germania, nella città di Siegen in Westfalia, e trascorse la sua infanzia a Colonia. La famiglia di Rubens, fiamminga, fu costretta a rifugiarsi lì per sfuggire ad alcune persecuzioni da parte degli spagnoli verso i protestanti, essendo il padre di fede calvinista. Nel 1589 si spostò ad Anversa, dove compì gli studi classici, studiando latino e letteratura. In questo periodo, inoltre, si convertì al cattolicesimo. A circa sedici anni, nel 1591, l’artista avviò la sua formazione artistica presso la bottega di Tobias Verhaecht, maestro fiammingo specializzato nei dipinti di paesaggio, sulla scia di Pieter Bruegel il Vecchio. Iniziò a cimentarsi con opere a tema epico e religioso, inoltre collaborava a quattro mani con altri pittori su tele di paesaggio con figure umane, come era regola nelle botteghe di Anversa.

Nel 1598 si iscrisse alla Corporazione di San Luca di Anversa come maestro. La Corporazione di San Luca  (chiamata così dal santo protettore degli artisti) era una unione di artisti, artigiani, mercanti e amanti d’arte presente in diverse città fiamminghe, tra cui anche Anversa, che nel corso degli anni ebbe diversi poteri accordati dai governi locali. La Corporazione, ad esempio, poteva regolare gli scambi commerciali in ambito artistico. Per gli artisti, appartenere ad una Corporazione dava accesso a diversi privilegi, come assumere apprendisti nelle proprie botteghe. Mosso dall’intento di approfondire le proprie conoscenze artistiche, Rubens partì nel 1600 per l’Italia. Si stabilì inizialmente a Venezia, dove ebbe modo di studiare i capolavori di Tiziano, Tintoretto e Veronese. In seguito si spostò a Mantova, dove entrò in contatto con il duca Vincenzo I Gonzaga che lo volle con sé come pittore di corte. Rubens restò alla corte Gonzaga per otto anni, ovvero per quasi tutta la sua permanenza in Italia, ed ebbe accesso alla vasta collezione privata del duca, studiando ancora più a fondo l’arte italiana.

Nel 1601, il duca invia Rubens a Roma con il compito di replicare alcuni dipinti, e per l’artista fu l’occasione di entrare in contatto con il cardinale Scipione Borghese. Rubens poté dunque ammirare da vicino e studiare Michelangelo Buonarroti, Raffaello Sanzio e l’arte antica. Durante il soggiorno realizzò anche alcune opere per la cappella di Sant’Elena nella basilica di Santa Croce in Gerusalemme, e altri dipinti come Il Compianto sul Cristo morto e Il martirio di san Sebastiano, tutt’oggi conservati a Roma. Lasciò successivamente Roma per andare, sempre per conto del duca di Mantova, prima in Spagna, e poi a Genova, dove eseguì alcune opere che furono importanti per lo sviluppo del barocco locale (leggi qui un approfondimento sulle opere di Rubens a Genova). Tornò nuovamente a Roma e venne incaricato di decorare l’abside della chiesa di Santa Maria in Vallicella, opera sulla quale intervenne due volte sostituendo completamente quanto già realizzato con nuovi dipinti realizzati su una base in ardesia, quando divenne chiaro che l’opera iniziale non sarebbe stata ben visibile con la luce della chiesa stessa. Una volta rientrato stabilmente ad Anversa, nel 1609, Rubens ottenne la protezione del governatore dei paesi bassi meridionali, l’arciduca Alberto d’Asburgo.

Segue poco dopo un periodo intenso e florido di commissioni, tanto che Rubens per adempiere a tutte le richieste decise di aprire una bottega per avvalersi dell’aiuto di collaboratori scelti in maniera oculata in base alle loro specializzazioni. Rubens, dunque, ebbe un approccio quasi industriale alla sua bottega, a cui lasciava la realizzazione materiale dei suoi spunti che metteva giù sui cartoni preparatori. Con il tempo, poi, abbandonò questa netta divisione tra idea e realizzazione. Tra le commissioni affidate a Rubens vi fu anche quella di Maria de’ Medici, la madre del re francese Luigi XIII, che in maniera piuttosto inusuale per l’epoca chiese all’artista fiammingo di dipingere alcuni episodi avvenuti pochi anni prima, ovvero un ciclo di dipinti che raccontasse i tentativi di Maria dè Medici di garantire la pace tra la Francia e l’impero asburgico, attraverso la dichiarazione pubblica del segreto trattato di Burzolo del 1610 a sfavore della Spagna e l’unione dei propri figli in matrimonio con i reali spagnoli. 

Intorno al 1624, Rubens iniziò una collaborazione con l’artista Paulus Pontius e continuò fino agli ultimi anni della sua vita a realizzare opere su commissione reale. Dipinse diverse opere per Isabella d’Asburgo, qualche anno dopo invece lo troviamo a lavoro per Carlo I d’Inghilterra, in seguito lavorò per Filippo IV di Spagna e Ferdinando d’Austria. Trascorse gli ultimi anni della sua vita lavorando a ritmi sostenuti per i grandi d’Europa e scomparve ad Anversa il 30 maggio del 1640.

Pieter Paul Rubens, Deposizione (1602; olio su tela, 180 x 137 cm; Roma, Galleria Borghese)
Pieter Paul Rubens, Deposizione (1602; olio su tela, 180 x 137 cm; Roma, Galleria Borghese)
Pieter Paul Rubens, Madonna della Vallicella (1608; olio su ardesia, 425 x 250 cm; Roma, Santa Maria in Vallicella)
Pieter Paul Rubens, Madonna della Vallicella (1608; olio su ardesia, 425 x 250 cm; Roma, Santa Maria in Vallicella)
Pieter Paul Rubens, Innalzamento della Croce (1610-1611; olio su tavola, pannello centrale 460 x 340 cm, pannelli laterali 460 x 150 cm; Anversa, Cattedrale di Nostra Signora)
Pieter Paul Rubens, Innalzamento della Croce (1610-1611; olio su tavola, pannello centrale 460 x 340 cm, pannelli laterali 460 x 150 cm; Anversa, Cattedrale di Nostra Signora)
Pieter Paul Rubens, Deposizione (1611-1614; olio su tavola, pannello centrale 421 x 311 cm, pannelli laterali 421 x 153 cm; Anversa, Cattedrale di Nostra Signora)
Pieter Paul Rubens, Deposizione (1611-1614; olio su tavola, pannello centrale 421 x 311 cm, pannelli laterali 421 x 153 cm; Anversa, Cattedrale di Nostra Signora)
Pieter Paul Rubens, Sansone e Dalila (1609 circa; olio su tavola, 185 x 205 cm; Londra, National Gallery)
Pieter Paul Rubens, Sansone e Dalila (1609 circa; olio su tavola, 185 x 205 cm; Londra, National Gallery)

Lo stile e le opere di Pieter Paul Rubens

Le opere di Rubens sono caratterizzate da una commistione tra elementi classicheggianti ed elementi barocchi. Sono riconoscibili sia una grande fastosità, tipicamente barocca, che elementi desunti dalle statue antiche. Ripercorrendo la sua produzione pittorica, è possibile vedere come le opere della giovinezza rientrino nella tradizione fiamminga dei dipinti di paesaggio, realizzati in collaborazione con altri artisti e nei quali egli aveva il compito di inserire figure umane. Durante il soggiorno italiano e in particolare durante gli anni passati a Roma, Rubens realizzò su commissione opere e pale d’altare a tema religioso. Si ricorda in particolare la Deposizione nel sepolcro, in cui è possibile vedere l’ispirazione dall’omonimo dipinto di Tiziano che Rubens aveva visto in Spagna in missione per Vincenzo Gonzaga e riportato come schizzo sui suoi appunti. Si possono inoltre rintracciare numerosi spunti dalle opere d’arte italiane studiate durante il suo soggiorno.

La Circoncisione, realizzata nel 1605 a Genova, risulta prodromica del barocco nello scorcio molto ardito della rappresentazione, in cui vediamo gli angeli discendere dall’alto sulla piccola folla che segue l’atto della circoncisione di Gesù, conferendo alla composizione una sensazione molto impetuosa accentuata sicuramente dai toni scuri dello sfondo e dall’esaltazione della luce divina proveniente dall’alto. Anche nei dipinti non religiosi, come il Ritratto di Brigida Spinola Doria (1606), sempre realizzato a Genova, la combinazione di toni scuri e toni più chiari è molto decisa. Durante il secondo soggiorno romano, come si è visto, Rubens realizza delle opere per l’abside della chiesa di Santa Maria in Vallicella o Chiesa Nuova, tra cui la celebre Madonna della Vallicella, un’opera particolare in quanto si tratta di un’icona ad affresco inserita in una pala d’altare in ardesia. L’ulteriore particolarità di questa pala d’altare è che l’icona rappresentante la Vergine con Bambino benedicente è protetta da una lastra di rame che riproduce esattamente la stessa immagine. La lastra, peraltro, può essere sollevata. Intorno a questa si avviluppano figure di angeli e cherubini adoranti che sembrano scendere dalle nuvole recando e sorreggendo l’icona stessa. Al di sotto di loro, una piccola folla che guarda la scena verso l’alto. Alcuni dettagli come le mani degli astanti e i piedi dei cherubini escono al di fuori della tela suggerendo che la scena continui ad espandersi all’infinito al di fuori della cornice, e questa inquadratura verrà ripresa in pieno dalla pittura barocca. Ai lati della Madonna si trovano a formare un trittico altre due pale in ardesia raffiguranti i santi dei quali sono conservate le reliquie all’interno della chiesa, ovvero san Gregorio Magno, san Papia e san Mauro a sinistra mentre i santi Flavia, Domitilla, Nereo e Achilleo sulla destra. Le pale laterali sono disposte in modo tale che i santi sembrano osservare l’icona della vergine, ricalcando un esempio che Rubens aveva visto nella chiesa romana di San Gregorio al Celio da Carracci. Queste opere sono le uniche di Rubens che si trovano ancora nella loro sede originale.

Dopo il soggiorno italiano, Rubens rientrò ad Anversa e le opere datate tra il 1609 e il 1611 sono pienamente influenzate dai capolavori che aveva ammirato a Roma, si veda soprattutto Sansone e Dalila (1609) in cui sono evidenti echi di Caravaggio nella teatralità conferita alla scena e nel netto contrasto tra le luci e le ombre, mentre le figure muscolose e possenti sono certamente derivate dagli affreschi di Michelangelo. Ad ogni modo, nel 1612 avviene una svolta nello stile di Rubens, probabilmente dovuto alla Controriforma, in quanto si notano a partire da questo periodo opere con colori più chiari e composte da figure disposte in modo maggiormente equilibrato nello spazio, rese con pose plastiche che riecheggiano le statue greche (sicuramente retaggio del periodo italiano dell’artista). Infatti, il dibattito intorno alle immagini sacre introdotto dal protestantesimo alla fine del Cinquecento aveva portato al decreto De invocatione, veneratione et reliquis sanctorum et sacris imaginibus, tramite il quale la Chiesa di Roma regolamentava il controllo del clero locale sulle opere d’arte, che dovevano rispondere a precisi requisiti: dovevano risultare chiare, ben leggibili e aderenti alle sacre scritture. Il clima creatosi a seguito di queste novità si risolse, nella maggior parte dei casi, in un autonomo cambiamento stilistico da parte degli artisti, senza la necessità di un intervento esterno. L’opera di Rubens che più esprime questo cambiamento è il Trittico della deposizione dalla croce (1611-1614), in cui pur ritrovando un’impostazione molto teatrale e drammatica della scena ritratta, affidata ai volti provati dalle emozioni e dalle pose certamente non naturali dei personaggi, i colori sono per lo più tenui. Fulcro della composizione è la sacra sindone che sembra emanare una luce propria, andando a rischiarare tutto il dipinto e in particolar modo il colore rosso della veste indossata dal giovane apostolo Giovanni, mitigato più verso l’arancio che verso il rosso intenso. Il corpo del Cristo, raffigurato in una posizione contorta, sembrerebbe essere una citazione della statua del Laocoonte, conservata presso i musei Vaticani a Roma.

Rubens si occupò, tra la fine degli anni Dieci e gli inizi degli anni Venti, di una serie di commissioni molto impegnative, trattandosi di cicli di dipinti. Realizzò infatti sette arazzi che ritraevano le Storie di Decio Mure (1617-1618), il primo caso in cui Rubens si cimentò in un progetto di tale portata, in cui una serie di immagini allegoriche e celebrative narravano la storia del console romano che andò a combattere nella battaglia del Vesuvio, consapevole di andare a compiere un sacrificio a tutti gli effetti e assurgendo a simbolo del patriottismo. In questa serie di arazzi, Rubens utilizza l’ambientazione storica per riprendere e citare numerose opere dell’antico, in particolare è possibile riconoscere porzioni della colonna traiana, elementi tratti dagli affreschi di Raffaello, immagini di animali verosimiglianti ripresi da dipinti di vari autori. Nella scena della Morte di Decio Mure, invece, viene omaggiata la Battaglia di Anghiari, il celebre affresco incompiuto di Leonardo da Vinci noto dalle copie, in particolare la scena di battaglia equestre al centro dell’opera che Rubens conosceva bene, in quanto l’aveva ricalcata in un disegno oggi conservato al Louvre di Parigi.

Il Ciclo di Maria de’ Medici, secondo grande progetto pittorico di Rubens, era costituito di ben ventiquattro tele. Gli episodi piuttosto recenti, ovvero una serie di avvenimenti legati alla vita personale e politica della donna, madre del re francese Luigi XIII, vengono presentati anche questa volta con diversi riferimenti all’antico, attraverso la costante presenza di personaggi angelici che accompagnano le scene con la loro classicheggiante nudità, assumendo toni più di allegoria che di racconto storico. Ad esempio, ne La nascita della regina, sembra quasi di assistere alla nascita di una divinità, data la presenza di bambini e donne che discendono dal cielo a visitare la neonata, accompagnati da vorticose nubi e da drappi di tessuto che volteggiano nell’aria.

I cicli di grandi opere continuano anche negli anni seguenti, il pittore infatti venne incaricato dall’arciduchessa Isabella d’Asburgo di eseguire, per il convento di Madrid delle Carmelitane scalze, i bozzetti di quindici grandi arazzi col Trionfo dell’eucaristia. Tra il 1627 e il 163 venne nuovamente chiamato da Maria de’ Medici per iniziare la decorazione della Galleria di Enrico IV, ma il progetto venne abbandonato. Di questa commissione restano però traccia in due dipinti ancora abbozzati presenti alla Galleria degli Uffizi. Tra il 1629 e il 1640, dunque poco prima della sua morte, Rubens eseguì altri cicli pittorici tra l’Inghilterra (nove dipinti con la Glorificazione di Giacomo I chiesti da Carlo I per la Banqueting House di Whitehall a Londra) l’Italia (una serie di otto arazzi con la Storia di Achille e altri quattro arazzi a tema religioso per una confraternita di Ancona) e la Spagna (il suo progetto forse più ambizioso in quanto sono stati rinvenuti più di cinquanta bozzetti per le decorazioni delle venticinque stanze del padiglione di caccia del re Filippo IV, a tema Le Metamorfosi di Ovidio).

Pieter Paul Rubens, Ritratto di Brigida Spinola Doria (1606; olio su tela, 152 x 99 cm; Washington, National Gallery)
Pieter Paul Rubens, Ritratto di Brigida Spinola Doria (1606; olio su tela, 152 x 99 cm; Washington, National Gallery)
Pieter Paul Rubens, Martirio di santo Stefano (1616-1617; olio su tela, 437 x 278 cm; Valenciennes, Musée des Beaux-Arts)
Pieter Paul Rubens, Martirio di santo Stefano (1616-1617; olio su tela, 437 x 278 cm; Valenciennes, Musée des Beaux-Arts)
Pieter Paul Rubens, Decio Mure riferisce il suo sogno (1616-1617; olio su tela, 294 x 278 cm; Vienna, Liechtenstein Museum)
Pieter Paul Rubens, Decio Mure riferisce il suo sogno (1616-1617; olio su tela, 294 x 278 cm; Vienna, Liechtenstein Museum)
Pieter Paul Rubens, L'incontro tra Maria de' Medici ed Enrico IV a Lione (1622-1625; olio su tela, 394 x 295 cm; Parigi, Louvre)
Pieter Paul Rubens, L’incontro tra Maria de’ Medici ed Enrico IV a Lione (1622-1625; olio su tela, 394 x 295 cm; Parigi, Louvre)
Pieter Paul Rubens, La glorificazione di Giacomo I (1633-1635; olio su tela; Londra, Banqueting House)
Pieter Paul Rubens, La glorificazione di Giacomo I (1633-1635; olio su tela; Londra, Banqueting House)

Dove vedere le opere di Rubens

Alcune opere di Rubens sono presenti ad Anversa, città dell’attuale Belgio dove visse molti anni della sua vita, in particolar modo nella cattedrale di Nostra Signora (leggi qui un approfondimento sulle opere della cattedrale). Nell’abside possiamo infatti ammirare l’Innalzamento della croce (1610) e il Trittico della deposizione dalla croce (1614), mentre sull’altare maggiore troviamo l’Assunzione della Vergine (1626) e in una cappella del deambulatorio sono presenti La resurrezione di Cristo (1612), e due pannelli laterali con i committenti dell’opera Jan Moretus (morto nel 1610) e la moglie. Ad Anversa si visita anche la casa acquistata dall’artista, la Rubenshuis (“Casa di Rubens”).

In Italia, è possibile ammirare le opere di Rubens sia all’interno di musei come, in qualche caso, anche all’interno di chiese. In ordine cronologico, si citano tra i dipinti più celebri La deposizione di Cristo (1602) nella Galleria Borghese di Roma, La circoncisione (1605) nella chiesa del Gesù e dei Santi Ambrogio e Andrea di Genova, la Madonna della Vallicella (1608) nella chiesa omonima di Roma, I quattro filosofi (1612), la Madonna della cesta (1615) e La Resurrezione di Cristo (1616) alla Galleria Palatina di Firenze e i quattro arazzi a tema religioso realizzati tra il 1630 e il 1640 per la confraternita anconetana che oggi sono conservati nel Museo Diocesano di Ancona.

Un numero cospicuo di opere è visibile a Vienna, nel Kunsthistorisches Museum dove sono conservati il Ritratto di Isabella d’Este (1605 circa), I quattro continenti (1615), Due satiri (1618). In Germania, risultano presenti la Morte di Argo (1611 circa) nel Wallraf-Richartz Museum di Colonia e una serie di dipinti meno conosciuti tra Berlino e Monaco. Un numero consistente di opere è conservato in Spagna al Museo del Prado di Madrid. Qui è possibile vedere almeno nove dipinti, soprattutto di genere mitologico come Ratto di Ganimede (1636-38), o Il giudizio di Paride (1638-39).

Alcuni dipinti sono inoltre presenti al Louvre di Parigi (Ercole e Onfale del 1603 e lo Sbarco di Maria dè Medici a Marsiglia del 1622-25) e alla National Gallery di Londra (Sansone e Dalila del 1609). Infine, troviamo opere di Rubens nel museo dell’Ermitage di San Pietroburgo (La statua di Cerere del 1612-15) e negli Stati Uniti, tra cui il Ritratto di Brigida Spinola Doria (1606) nella National Gallery of Art di Washington e la prima opera datata di Rubens, Ritratto di giovane studioso (1597) nel Metropolitan Museum of Art di New York.


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