Cosa succede se Trump e Kim Jong-un entrano nella storia dell'arte? La risposta la dànno Papeschi e Ferrigno a Palermo


La mostra Pyongyang Rhapsody - The Summit of Love, in corso fino al 24 marzo 2019 e a cura di Laura Francesca Di Trapani, è la sarcastica parodia dell’incontro tra il Presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump e il Leader Supremo della Corea del Nord Kim Jong-un avvenuto il 12 giugno 2018. Nella futuristica cornice dello ZAC di Palermo, giovedì 24 gennaio, Max Papeschi (Milano, 1970) e Max Ferrigno (Casale Monferrato, 1977) si sono dati appuntamento, come Kim e Trump, in una mostra ai limiti del verosimile affollata di grandi opere, alte più di 3 metri, che ricopre quasi interamente le pareti della location, attraversando la quale lo spettatore si troverà immerso in un mondo immaginifico.

Papeschi, che ha da poco concluso il tour di due anni del progetto Welcome to North Korea (finta campagna propagandistica che punta il dito sulle violazioni dei diritti umani perpetuate dal regime nordcoreano), per l’occasione accosta sotto i riflettori il vecchio compagno di giochi Kim Jong-un, all’ormai ex, acerrimo nemico Donald Trump. Il memorabile meeting è ricreato da Papeschi attraverso 18 lavori che rappresentano i due leader in un continuo confronto di super-ego grotteschi.

Se da un lato troviamo Kim Jong-un in versione Santa-Kalì, dall’altro vediamo Donald Trump/Dio Ra del denaro, se a destra si fa notare il Monopoli targato Nord Corea, a sinistra gli si specchia il gioco dell’Oca dell’America di Trump, se Trump si sostituisce a Gesù nell’Ultima Cena di Leonardo, per ritrovarsi solo, in mezzo ad un vuoto cosmico, Kim ruba il posto alla Venere di Botticelli, circondandosi solamente di cloni del suo pupillo, il giocatore di basket Dennis Rodman.

Un carosello d’immagini mostruosamente iconiche che rivelano l’assurda realtà di una pace tanto acclamata quanto farsesca. Inframezzate alle rappresentazioni di Trump e Kim, campeggiano, in un vortice di colori degno della migliore tradizione hippie, le bandiere della Nord Corea, rivisitate da Max Ferrigno, nelle quali il simbolo del Paese asiatico è tradotto in chiave pop-erotica, portando così agli estremi l’aspetto ironicamente romantico di questo Summit, chiamato, non a caso, “of love”.

Alla fine del percorso espositivo si stagliano, invece, due pin-up/soldato, tipiche dell’immaginario figurativo di Ferrigno, che salutano il pubblico con uno sguardo languido che lascia intravedere, però, un animo torvo, sintesi cristallina del dualismo su cui è imperniata la mostra che gioca al confine tra reale e surreale.

La mostra è stata organizzata grazie al supporto di Fondazione Jobs, un nuovo progetto dedicato all’arte contemporanea che ha trovato sede nell’antico Palazzo Castrone di Santa Ninfa di Palermo. Pyongyang Rhapsody – The Summit of Love è stata promossa dal Comune di Palermo nell’ambito di Palermo Capitale della Cultura 2018 ed è stata realizzata con la collaborazione di Welcome to North Korea, SMODA, Cusumano Vini e ArteEventi. Orari: da martedì a domenica dalle 9.30 alle 18.30. Ingresso gratuito.

Nell’immagine: Max Papeschi, Verily, verily, I say unto you, that one of you shall betray me (2018)

Informazioni sulla mostra

Titolo mostraPyongyang Rhapsody - The Summit of Love
CittàPalermo
SedeZAC - Zisa Arte Contemporanea
DateDal 24/01/2019 al 24/03/2019
ArtistiMax Papeschi, Max Ferrigno
CuratoriLaura Francesca Di Trapani
TemiArte contemporanea

Cosa succede se Trump e Kim Jong-un entrano nella storia dell'arte? La risposta la dànno Papeschi e Ferrigno a Palermo
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