Se nel Settecento era stato Pietro Longhi a raccontare la vita quotidiana di Venezia, questo ruolo nel secolo successivo appartenne a Giacomo Favretto, grande pittore veneziano che rinnovò la scuola locale nel XIX secolo e diventò il miglior narratore della quotidianità popolare della laguna. "Il sorcio", opera presentata all'esposizione di Brera del 1878 (e ancora conservata presso la Pinacoteca di Brera a Milano) è probabilmente la sua opera più famosa ed è un tipico esempio della sua arte.
Una scena di vita di tutti i giorni in un quartiere popolare di Venezia, quartieri popolari che Giacomo Favretto conosceva benissimo dal momento che anche lui proveniva da una famiglia di basso ceto: il padre era un falegname, e il pittore, da bambino, si procurava qualche piccolo guadagno ritagliando pizzi per scatole di dolcetti, prima ancora di scoprire la vocazione da pittore che l'avrebbe fatto diventare una delle principali personalità dell'Ottocento veneziano, nonostante la carriera stroncata prematuramente da una malattia fulminea.
Nel dipinto, un bambino sta dando la caccia a un topolino mentre tre ragazze, probabilmente le sorelle, si sono letteralmente arrampicate sulle sedie e seguono, a debita distanza, la caccia, dando indicazioni al fratello minore. Un sottile gusto per l'ironia si mescola alla vivissima capacità descrittiva e narrativa del pittore, che descrive la scena con grande realismo e con una luminosità tipicamente lagunare, che attingeva dalla grande tradizione veneziana (un nome su tutti, quello di Giambattista Tiepolo) rivisitandola però in chiave moderna, anche alla luce di un recente soggiorno (in quello stesso anno!) a Parigi, dove conobbe l'opera di due pittori come lo spagnolo Mariano Fortuny e il francese Jean-Louis-Ernest Meissonier, da cui ricavò forti suggestioni.
Infine una piccola curiosità: l'opera appare sulla copertina dell'ultimo album dello storico gruppo rock italiano Diaframma, "Niente di serio", uscito alla fine del 2011.
7 aprile 2013
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