La Netflix della cultura di Franceschini? Il MiBACT pare stia trattando con Chili


La famosa Netflix della cultura voluta dal ministro Franceschini potrebbe nascere da un'allenanza tra il MiBACT e la piattaforma Chili: secondo il Messaggero, il ministero e l'azienda stanno già trattando.

La tanto pubblicizzata “Netflix della cultura”, su cui il ministro dei beni culturali Dario Franceschini sta puntando moltissimo e che nelle sue intenzioni dovrebbe essere una piattaforma dove poter vedere, in streaming, concerti, spettacoli teatrali, visite ai musei e quant’altro, potrebbe nascere grazie a Chili, la “Netflix italiana”, piattaforma privata di film e contenuti on-demand con sede a Milano. È quanto fa trapelare il Messaggero, secondo cui sarebbero in corso trattative tra Chili e il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo al fine di far nascere proprio la cosiddetta “Netflix della cultura”.

Lo scorso 20 novembre, il ministro Franceschini, nell’intervista rilasciata a Federico Giannini per Finestre sull’Arte, anticipava in effetti che “stiamo quindi ragionando su una idea, già finanziata con dieci milioni di euro, per realizzare una piattaforma digitale pubblica, che stiamo costruendo con Cassa depositi e prestiti ma che potrà avere anche partner privati, che possa offrire a pagamento in Italia e nel mondo l’intera offerta culturale del nostro paese”.

Il proposito si starebbe dunque compiendo, perché secondo quanto riporta il Messaggero, il cda di Cassa Depositi e Prestiti avrebbe deciso di dare vita, in settimana, a una newco (ovvero a una nuova azienda) di cui deterrà il 51% delle quote a fronte di un investimento di 9 milioni di euro, mentre Chili avrà il 49% mettendo sul piatto altri 9 milioni di euro e le competenze per la realizzazione del prodotto. Al progetto, fa sempre sapere il quotidiano romano, parteciperà anche il MiBACT, regista dell’operazione, con un versamento da 10 milioni di euro.

Nelle intenzioni di Franceschini, la “Netflix della cultura”, citando sempre dalla sopra menzionata intervista, sarà una “integrazione” che “può dare la possibilità, anche una volta finita l’emergenza sanitaria, a chi vuole restare a casa o sta in qualsiasi parte del mondo, di visitare un museo o di godere di un film o di un’opera teatrale. Inoltre è un grande veicolo di promozione della cultura del nostro paese”. Tuttavia, al trapelare della notizia secondo cui il MiBACT sta trattando con Chili, un’azienda privata, ci sono stati tanti che si sono chiesti se non fosse possibile far rimanere tutta l’operazione nell’ambito del perimetro pubblico, coinvolgendo la Rai, tanto più che, nelle ultime settimane, sono usciti diversi articoli (come quello su Jacobin lo scorso 17 novembre) per ribadire che, in un certo senso, l’Italia ha già una “Netflix della cultura” ed è la piattaforma Rai Play, ricca di documentari e contenuti culturali. E ci si interroga pertanto se non si poteva migliorare l’esistente.

La Netflix della cultura di Franceschini? Il MiBACT pare stia trattando con Chili
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