Carrara, Vôtre chiude la stagione con una bella mostra su Mimmo Paladino


Recensione delle mostre “Giuseppe Linardi. Il battito d’ali della farfalla” e “Omaggio a Mimmo Paladino. Opere da collezioni private”, a cura di Nicola Ricci (a Carrara, Vôtre Spazi Contemporanei, dal 3 dicembre 2022 al 18 febbraio 2023).

Cala il sipario sul 2022 di Vôtre Spazi Contemporanei a Carrara, lo spazio espositivo che Nicola Ricci da alcuni anni ha aperto al pubblico nelle sale settecentesche di Palazzo Del Medico in piazza Alberica, nel cuore della città. E lo fa con due mostre che coronano un’altra annata di successi per l’associazione carrarese: la personale Il battito d’ali della farfalla di Giuseppe Linardi (Buenos Aires, 1971) e una piccola antologica dedicata a Mimmo Paladino (Paduli, 1948), che intende omaggiare il maestro della Transavanguardia: Omaggio a Mimmo Paladino. Opere da collezioni private è infatti il titolo della rassegna che Nicola Ricci ha curato nelle sale storiche del piano nobile di Palazzo Del Medico (la personale di Linardi si tiene invece nel salone contemporaneo).

Cominciando da Linardi, artista toscano nato in Argentina (con all’attivo anche una partecipazione alla Biennale di Venezia del 2015, al Padiglione nazionale di Grenada), che ha esordito come pittore iperrealista per poi arrivare alla tecnica della “decodificazione”, attraverso cui l’artista scompone e trasfigura le immagini della realtà giungendo a dipinti che si collocano a metà tra l’astratto e il figurativo, da Vôtre si potranno ammirare nuove produzioni: sono immagini “decodificate” di città (un canale di Venezia, una strada di Roma) oltre che di animali. Spiccano in particolare due opere tra le tante esposte: una è quella che dà il titolo alla mostra, un leggero volo di farfalle che rivela la tipica attitudine di Linardi, quella di un attento indagatore dei fenomeni della realtà, appassionato osservatore della natura in tutte le sue forme, pittore capace d’elaborare una tecnica analitica che lo rende immediatamente riconoscibile. L’altra è invece la più grande delle tele esposte a Palazzo Del Medico: Il guado, dipinto di tre metri per sei, racconto di un branco di zebre impegnate ad attraversare un fiume che, nelle intenzioni dell’artista, diventa allegoria della tragedia dei migranti.

La mostra Il battito d’ali della farfalla di Giuseppe Linardi
La mostra Il battito d’ali della farfalla di Giuseppe Linardi
La mostra Il battito d’ali della farfalla di Giuseppe Linardi
La mostra Il battito d’ali della farfalla di Giuseppe Linardi
La mostra Il battito d’ali della farfalla di Giuseppe Linardi
La mostra Il battito d’ali della farfalla di Giuseppe Linardi

Si passa poi alle sale storiche per la mostra su Mimmo Paladino, dove Ricci ha raccolto una significativa selezione di opere realizzate dal 2000 fino a oggi, per portare a Carrara il linguaggio essenziale dell’artista campano, le sue opere che hanno portato Paladino a distinguersi tra gli artisti della transavanguardia per una semplicità colma d’ascendenze primitiviste ed espressioniste con le quali l’artista intende anche rileggere la pittura della tradizione. Ed è in questo senso che occorre leggere l’opera che accoglie i visitatori, Solo fiori del 2014, tecnica mista su cartone di 103 per 72 centimetri (un formato molto praticato da Paladino, tanto da dedicargli un’apposita mostra nel 2014) che non soltanto continua il tema naturale che costituisce una sorta di leitmotiv delle due mostre, ma intesse anche una sorta di dialogo a distanza con la mostra Il tema dei fiori in corso proprio in questo periodo, alla Galleria Mazzoli di Modena, dove Paladino è tornato a esporre con una propria personale dopo otto anni. I fiori di Paladino, ha scritto Lorenzo Madaro nel catalogo della mostra da Mazzoli, hanno una forma “totemica, arcaica”, che “appartiene a un lessico visuale che nella ricerca del maestro è parte integrante di un alfabeto ermetico ma al contempo ormai famigliare”, e danno luogo a tele che diventano “singole sezioni di un discorso più ampio e aperto, sono elementi di un grande giardino, che è un tema che appartiene da tempo a Paladino”.

Si passa poi a una piccola ma squisita selezione dalla serie delle Pitture armate, tele di formato ridotto, racchiuse in cornici di ferro spesso estese, in cui l’artista raffigura paesaggi o nature morte (e tali sono le due “pitture armate” in mostra da Vôtre) e che presentò per la prima volta nel 2006 alla Galleria Stein di Milano, componendo una grande installazione di 34 dipinti che si disponevano in maniera quasi casuale (ricordando dunque le sequenze del surreale film Quijote che quello stesso anno Paladino aveva presentato alla Biennale di Venezia), ma che però vivono anche una vita autonoma perché dipinti in grado di presentare, ognuno per sé compiutamente, tutte le qualità dell’arte di Paladino. E queste, in particolare, sono opere che stanno a metà tra il dipinto e il ready made, dal momento che le singolari cornici sono composte da materiale di risulta, sul quale però l’artista interviene (contrariamente a quanto faceva Duchamp) per affermare la qualità dell’arte e l’importanza del lavoro manuale dell’artista.

La mostra Omaggio a Mimmo Paladino
La mostra Omaggio a Mimmo Paladino
La mostra Omaggio a Mimmo Paladino
La mostra Omaggio a Mimmo Paladino
La mostra Omaggio a Mimmo Paladino
La mostra Omaggio a Mimmo Paladino
La mostra Omaggio a Mimmo Paladino
La mostra Omaggio a Mimmo Paladino
La mostra Omaggio a Mimmo Paladino
La mostra Omaggio a Mimmo Paladino

La mostra si chiude con una selezione delle celebri teste di Paladino che ritornano in alcune opere di medio e grande formato nel 2014 (ricorre dunque il solito 102 per 73) che il visitatore trova nelle ultime due sale del percorso espositivo. Immagini che sembrano affiorare da un tempo lontano, immagini di gusto arcaicizzante che, come ha scritto il critico Enzo Di Martino (che curò il catalogo ragionato dell’opera grafica di Paladino), “sono riconoscibili come una metafora che ha a che fare con la vicenda dell’uomo contemporaneo”.

Vôtre saluta dunque in questo modo un 2022 con mostre di alto livello e si pone come l’unico spazio a Carrara in grado di offrire in maniera continuativa una programmazione d’arte contemporanea di elevata caratura, con nomi di prim’ordine sul panorama nazionale e non solo (soltanto quest’anno si sono alternate la mostra sull’arte giapponese contemporanea The Red Dot, la collettiva Summer Lights che ha proposto un importante nucleo di pittura contemporanea italiana affiancato a un’originale selezione di scultura in marmo, l’omaggio a Novello Finotti, la personale di Philippe Delenseigne) e anche un palinsesto di mostre, Posizionamenti, riservato agli artisti giovani o esordienti negli spazi della Project Room: fino al 9 gennaio è possibile vedere l’ultima mostra del programma per il 2022, la mostra d’esordio di Joey Faggio, mentre nei mesi scorsi si sono avvicendati artisti interessanti come i giovanissimi cinesi Yun Mei e Yilixiati Dilixiati, oltre agli italiani Marta Sesana, Enrico Turillazzi, Fabio Sciortino e Chiara Lera, tutti scelti con accuratezza per presentare al pubblico carrarese una proposta tra pittura, scultura e fotografia che si è distinta per la sua qualità. Una realtà con pochi eguali in Toscana e che offre già al pubblico alte aspettative per il prossimo anno.


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