Dieci luoghi da (non) visitare nel ponte del 2 giugno. O meglio: nove luoghi, più un fuori classifica. Tra il serio e il faceto proviamo a indicare quelle località o luoghi di cultura che il giorno dopo la festa del fine settimana lungo, ideale per una gita fuori porta, saranno descritte come “prese d’assalto” dai turisti, colpite da overtourism, luoghi dalle “code kilometriche” o teatro di scene di isterismo collettivo.
Il lunedì festivo del mese che porta l’estate sarà probabilmente replica di quanto successo per Pasqua e Pasquetta o nel ponte del primo maggio, e sui giornali troveremo articoli su città in preda al turismo cafone piuttosto che di modalità per contingentare traffico, turisti e destagionalizzare. Negli anni Novanta si parlava spesso di “partenze intelligenti” quando si suggeriva agli automobilisti che partivano per le vacanze di non farlo tutti alla stessa ora dello stesso giorno per evitare le code al casello o il traffico intenso. Stessa cosa quando ci si domanda perché tutti si vogliano ritrovare in una rinomata località turistica o un museo famoso in tutto il mondo lo stesso giorno di festa: ma la risposta forse sta nel fatto che un qualsiasi lavoratore subordinato, per fare una vacanzina senza intaccare le ferie, coglie il ponte per andare via qualche giorno. Hai voglia a parlargli di destagionalizzare le vacanze a febbraio… anzi. In queste settimane è stata pubblicata una ricerca della società di consulenza Jfc dal titolo “Overtourism e sostenibilità turistica” (di cui parla Repubblica qui) dove si afferma che a molte persone non interessa spendere di più per partire in alta stagione: “Gli italiani”, spiega Massimo Feruzzi, fondatore della società, “sono disposti a spendere sino al 32% in più per prenotare una vacanza durante l’alta stagione”, ma sono determinanti alcuni effetti del sovraffollamento turistico perché “ben 63 italiani su 100 rinunciano alla vacanza (o cambiano destinazione) se trovano traffico, indisponibilità nei servizi e ristoranti pienissimi in quelle località che ormai sono etichettate come ‘invivibili’”. Quindi l’overtourism è un deterrente più dei prezzi, è un boomerang che fa venire meno l’attrattiva e il danno d’immagine si traduce in un effetto regressivo delle prenotazioni. Sono invece più esigenti gli europei visto che “solo il 14%”, dice la ricerca, “è disposto a spendere di più per fare le valigie in alta stagione e il 71,2% è disposto a cambiare rotta in caso di invivibilità”.
Masse di persone che necessitano di azioni delle amministrazioni comunali per gestire, accogliere e regolare i flussi di persone e mezzi nelle proprie città. Afferma Feruzzi che «l’overtourism ha un costo stimato in 2,9 euro per persona al giorno che però sale a 4,7 euro per località come Venezia, a 4,5 euro per l’area delle Cinque Terre, mentre si assesta a 3,9 euro per Firenze ed a 3,6 euro per l’area delle Tre Cime di Lavaredo. Pertanto, i costi che annualmente le amministrazioni comunali devono sostenere sono considerevoli: per le grandi città d’arte come Venezia o Firenze si raggiunge una spesa di 20 milioni di euro, che scende ad un massimo di 7 milioni per le località balneari più importanti e poco meno di 3 milioni di euro per le località montane. Da considerare che anche i piccoli comuni che si trovano ad affrontare questa emergenza devono investire cifre annue mai inferiori ai 400 mila euro”.
Vediamo quali sono quindi alcuni di quei posti da evitare in un week-end lungo come quello del 2 giugno per andarli a visitare magari in bassa stagione, con meno gente e maggiore godibilità.
Un evergreen del tutto esaurito sono le Cinque Terre. Nella sua singolare situazione naturalistica si possono godere le bellezze di un ambiente con splendidi scorci sul mar Ligure. Sentieri e punti di veduta a picco sul mare non sono adatti ai grandi numeri ma nei giorni di festa sono quelli che si registrano puntualmente. Il Parco ha commissionato studi per capire come poter amministrare i flussi degli escursionisti in presenza di un ambiente così fragile e delicato e ha introdotto il senso unico di marcia così da evitare che durante le passeggiate si occupi più spazio. Un territorio di 4mila ettari che dal 1997 è Patrimonio Unesco con i suoi 130 km di sentieri e i suoi 5 paesini fatti di 4mila abitanti e 7mila chilometri di muri a secco, senza contare i 4,5 mila ettari di Area marina protetta. Di fronte a tanta ampiezza di spazi i suoi 4 milioni di turisti l’anno si concentrano in un km quadrato, circa il 3% di tutto il Parco (come ha già avuto modo di parlarne Finestre sull’Arte). Con i mesi di maggior afflusso in estate con 344 mila arrivi a giugno, 345mila di agosto, 338mila a settembre. Gli arrivi si concentrano per l’85-90% tra aprile e settembre, ma la vera criticità sono circa 20 giorni l’anno tra weekend, ponti e festività. Oltre il 70% arriva in treno, il 15% in battello, il 9% in auto o moto e solo il 2% con bus turistici, quanti a piedi.
Come tutti i musei statali, la prima domenica del mese anche gli Uffizi hanno l’ingresso gratuito. E siccome in Italia “gratis anche la febbre”, voler evitare le code in una di queste giornate è una battaglia persa in partenza. Se il 2 giugno volete proprio visitare il capoluogo toscano cambiate programma e non mettetevi in agenda le Gallerie, Palazzo Pitti o il Giardino di Boboli perché potreste rimanerci in fila per due ore. Nel lungo ponte del primo maggio sono stati 114mila i visitatori sui 4 giorni, la domenica per entrare a Palazzo Pitti due ore di coda (pur con il nuovo costo del biglietto a 25 euro in tutti i periodi dell’anno). Cercate un’alternativa? Non andate all’altra Galleria, quella dell’Accademia, perché per vedere il David non sarete i soli. Gli Uffizi nel 2024 hanno registrato 5,3 milioni di ingressi piazzandosi al secondo posto dei luoghi di cultura più visitati, mentre la Galleria dell’Accademia si trova al quinto posto con 2,2 milioni di biglietti staccati. Ci sono altri musei a Firenze da visitare questo fine settimana, senza trovare ressa.
Per la festa della Repubblica l’area archeologica dei Fori imperiali e del Colosseo sarà pieni di gente vista la concomitanza della parata militare con le massime cariche istituzionali sugli spalti. L’Anfiteatro Flavio è di gran lunga la meta turistica culturale più visitata del Paese con i suoi 14.733.395 visitatori (oltre 101 milioni di euro di incassi) e l’enorme platea multilingua e multiculturale che vi si affolla lo rende teatro di scene da commedia o tragedia. Come il turista americano, di origine taiwanese, che arrivato poco dopo l’orario di chiusura non voleva perdersi la visita tanto bramata e ha deciso di scavalcare i cancelli rimanendo infilzato nel deretano. Ambulanza d’urgenza per operazione immediata.
Il balconcino dell’amore tra Romeo e Giulietta, pur non essendo mai esistito, ha un simulacro a Verona che è diventato meta di pellegrinaggio para-religioso di coppiette e innamorati tanto da spingere il comune a correre ai ripari. Per capire a che livello della sopportazione della città era arrivato basta andare a rileggere quanto dichiarava, e con che termini, un anno fa l’assessora Marta Ugolini: “Di fronte allo spopolamento della città e alla rottura della coesione sociale nei centri urbani indotta dal turismo occorre chiedersi di chi sia la città”. Parole come ‘rottura della coesione’ inquadrano il turismo non più come un fattore di guadagno economico ma come nemico. “Chi ha”, continuava Ugolini, “la responsabilità di evitare questi effetti negativi dello sviluppo turistico? Chi dovrebbe preservare la comunità locale e i suoi valori? Senz’altro l’amministrazione comunale ha una rilevante responsabilità per le scelte ma non è sola. Sono i cittadini, gli operatori economici, i diversi portatori di interessi ad essere chiamati collettivamente alla responsabilità e alla presa di coscienza del fenomeno della turistificazione. Fenomeno che comporta l’insofferenza dei residenti, soprattutto di coloro che non godono dei benefici economici della presenza dei turisti, ma anche il peggioramento della qualità dell’esperienza dei turisti, il sovraccarico di infrastrutture e servizi pubblici nonché un effetto spiazzamento sull’offerta di alloggi per affitti di lungo termine ai residenti”. ‘Turistificazione’ e ‘insofferenza dei residenti’ rendono bene l’idea dei residenti alle prese con le vie congestionate per andare nel mitico cortile. “A Verona si sta sperimentando una situazione di sovraccarico in alcuni luoghi e momenti, soprattutto è il cortile di Giulietta ad essere interessato da forme di turismo caratterizzate da grandi numeri, comportamenti rituali e non sempre rispettosi del contesto”. I comportamenti “rituali non rispettosi” sarebbero le carezze date al seno bronzeo della statua di Giulietta nel cortile, con tanto di foto goliardica con il solito riferimento sessuale (delle palpatine ne che hanno consumato il bronzo tanto da bucarlo abbiamo parlato qui).
Icona delle Dolomiti, le Tre Cime di Lavaredo sono una delle mete alpine più fotografate e frequentate nei ponti estivi e autunnali. Il sentiero dal Rifugio Auronzo è facilmente accessibile e panoramico, ma proprio per questo nei fine settimana festivi diventa una “processione” ad alta quota. Il parcheggio a pagamento che raggiunge il tetto massimo già dalle 8:00 del mattino è un indicatore chiaro della pressione turistica. In alta stagione arrivano tra le 8mila e le 10mila persone al giorno ma nelle giornate top si superano le 13mila. Per la gestione dei flussi il Comune di Auronzo ha deciso per il parcheggio solo su prenotazione da domenica 25 maggio: potranno salire solo 700 auto previa procedura online sul sito dell’amministrazione comunale. Sarà una sperimentazione di un mese, con l’obiettivo di evitare i noti lunghi incolonnamenti di ore di auto, van e pulmini che cercano un posto. L’accessibilità è stata pianificata tramite calendario, distribuita per fasce orarie e per tipologia di mezzo utilizzato e residenti, guide alpine e accompagnatori, previa registrazione, potranno avere degli accessi dedicati. Il costo del pedaggio per l’accesso in auto privata salirà a 40€, comprensivo del parcheggio presso il Rifugio Auronzo. Per un motociclo il costo è di 26 euro, per gli autobus da 60 a 180 mentre per i mezzi di Guide alpine, Guide ambientali ed escursionistiche si pagano 150 € per l’intera stagione. I residenti nel comune 5 eurini. Attivo comunque il servizio di mezzi pubblici. Alla base del provvedimento gli studi condotti dal Dipartimento di Economia dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e dalla Fondazione Dolomiti UNESCO che, dopo l’analisi del contesto naturale, hanno calcolato come un numero congruo, rispettando il concetto di “sostenibilità ambientale” per una qualità della visita ideale, sarebbe quello delle 4mila persone al giorno.
Da secoli meta prediletta del turismo colto e internazionale, il Lago di Como, con i suoi borghi gioiello come Bellagio, Varenna, Menaggio e il capoluogo stesso, si conferma oggi come uno dei luoghi più iconici e richiesti nei long weekend primaverili e autunnali. L’Affluenza durante i ponti tocca vette altissime: nei weekend del 25 aprile, 1° maggio, 2 giugno o Ferragosto, le punte superano facilmente i 50.000 visitatori al giorno solo nei borghi principali, con traghetti strapieni, traffico congestionato lungo la statale Regina, e parcheggi saturi fin dal primo mattino sono la norma. Bellagio e Varenna, in particolare, diventano quasi impraticabili nelle ore centrali del giorno. Le ville storiche (come Villa Carlotta e Villa del Balbianello) adottano politiche di prenotazione e numeri chiusi, ma non sempre sufficienti a evitare lunghe attese o disagi. Alcune tratte ferroviarie e lacustri vengono potenziate per i ponti, ma la mobilità resta un tallone d’Achille. Il Lago di Como è uno degli esempi più emblematici di turismo polarizzato nei ponti, il rischio è di vivere un’esperienza più da folla che da fuga romantica o da contemplazione. Se ne parla spesso come di un luogo “instagrammabile”, ideale quindi per delle foto, ma nei giorni festivi il racconto si piega su se stesso: troppa bellezza concentrata in troppo poco spazio e le foto e i reel vengono usati per documentare situazioni di disagio. “Il riflesso elegante dell’Italia sul lago” con l’estetica senza tempo delle ville e dei giardini (Villa Melzi, Villa Monastero) e il fascino internazionale alimentato da celebrità, letteratura (da Stendhal a Manzoni), cinema e social media hanno creato una narrazione turistica che ha puntato tutto sul “bello da vivere” che si contra però con l’agibilità nei giorni di massimo afflusso.
“Serve una gestione strutturata e coordinata del territorio. I numeri ci stanno già segnalando alcune criticità che nel lungo termine, se non si interviene, rischiano di compromettere la nostra offerta d’eccellenza, soprattutto quella legata all’ospitalità di alta gamma”. Parole del presidente del Distretto Turistico Costa d’Amalfi Andrea Ferraioli dopo il ponte del primo maggio che in particolare punta il dito sui vacanzieri giornalieri che vengono con mezzo privato (o “minivan, minibus e NCC provenienti da Napoli, Salerno, dai porti crocieristici, da Pompei e dalla Penisola Sorrentina e anche da altre province come Benevento, Avellino e il Cilento”) intasando le strade. Dal Distretto fanno notare come, con il Giubileo, le offerte di tour giornalieri privati da Roma siano quasi raddoppiate e persino dalla Toscana arrivano escursioni giornaliere verso Amalfi, Positano e Ravello. “Questo modello di turismo usa e getta produce un impatto insostenibile per un territorio piccolo e fragile come la Costa d’Amalfi”, spiega Andrea Ferraioli sul sito del Distretto, “ingolfa la Statale 163 da Positano ad Amalfi, blocca per ore punti nevralgici come Atrani e Castiglione, e al termine della giornata scompare senza generare alcun beneficio concreto per il territorio. Che tipo di esperienza vive un visitatore che passa ore in un furgone, bloccato nel traffico in una strada che non ha aree di sosta adeguate e con una conformazione aspra e verticale che non consente margini di espansione logistica? Uno stress per lui, un disservizio per chi ha invece scelto di soggiornare in Costa d’Amalfi per più giorni”. Se anche voi vorreste fare una toccata e fuga per il 2 giugno seguite il suo consiglio: riprogrammate in altro momento o prendete un albergo in loco per godervela sena fretta. Sapendo peraltro che dal primo maggio è entrato in vigore il sistema di circolazione su gomma a targhe alterne.
Sirmione è la perla del basso Garda, con la sua Rocca Scaligera, le Grotte di Catullo, le terme e la passeggiata sul lago. È una meta da ponte per eccellenza, favorita dal clima e dall’offerta variegata tra cultura, relax e gastronomia. L’iconico borgo sul Lago di Garda da appena 8mila abitanti, lo scorso venerdì 2 maggio è stato preso d’assalto dai turisti, che hanno paralizzato completamente il traffico veicolare e persino quello pedonale: era fisicamente impossibile entrare nel centro storico per mancanza di spazio. Oltre 40 minuti di attesa per attraversare il ponte levatoio, parolacce e parole grosse volate tra i turisti nel pigia pigia, strade intasate e impraticabili anche per le macchinine elettriche. “Nei tre giorni festivi”, spiega la sindaca al Corriere della Sera, “abbiamo avuto 40 mila auto in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso”, e stando ai dati generati dai cellulari raccolti da Confcommercio Lombardia già fra Pasqua e Pasquetta erano state registrate 75mila utenze.
Nella Roma dell’anno giubilare non si è ancora placata l’onda emotiva di devozione verso Papa Francesco e la Basilica romana (magnifico esempio di arte e architettura paleocristiana) è meta di pellegrinaggio dal giorno del funerale: 45 minuti di coda per omaggiarlo davanti alla sua tomba.
Abbiamo messo fuori classifica Venezia: la Serenissima, infatti, da quando ha introdotto il sistema di prenotazione con ticket cerca di regolamentare e limitare proprio quelle date da overbooking che la vedevano presa d’assalto come gli indiani che rincorrevano la diligenza. Quindi se provate a prenotare e c’è troppa gente sapete che dovete cambiare rotta. Per il momento è la prima ad aver introdotto una misura simile ma in molti comuni si evoca ormai tale esempio come la strada da seguire.
L'autore di questo articolo: Andrea Laratta
Giornalista. Amante della politica (militante), si interessa dei fenomeni generati dal turismo, dell’arte e della poesia. “Tutta la vita è teatro”.