La titanica impresa di Enrico Mazzone, al lavoro sull'illustrazione della Divina Commedia più grande di sempre


L'artista torinese Enrico Mazzone è al lavoro in Finlandia sulla più grande illustrazione di sempre della “Divina Commedia” di Dante Alighieri, realizzata su un unico foglio di 97 metri per 4. Potrebbe essere pronta per il 2021, settecentesimo anniversario della scomparsa di Dante.

Quando Dante Alighieri (Firenze, 1265 - Ravenna, 1321) componeva la sua Divina Commedia, la Finlandia, potremmo dire, in pratica non esisteva. Non era uno stato indipendente, non aveva una tradizione letteraria (che sarebbe cominciata solo nel Cinquecento con Michele Agricola) e neppure attestazioni scritte, e la lingua finnica stava iniziando a formarsi proprio in quel periodo, nel XIII secolo. L’interesse per Dante e per il suo capolavoro avrebbe conquistato la Finlandia solo nell’Ottocento, quando i letterati dell’allora Granducato di Finlandia (stato che, al tempo, dipendeva dall’Impero russo) presero a leggerla e a farla circolare in ambito accademico, traducendola a frammenti, anche se la prima traduzione completa sarebbe stata pubblicata solo tra il 1912 e il 1914, grazie all’opera del poeta Eino Leino (Armas Einar Leopold Lönnbohm; Paltamo, 1878 – Tuusula, 1926), che soggiornò a lungo in Italia per imparare l’italiano al meglio e poter fornire alla Finlandia l’opera dantesca in finlandese, corredata anche di esegesi. La traduzione di Leino ebbe un certo impatto in Finlandia, fu commentata anche dalla critica italiana, continua a esser letta anche oggi e ha dato un contributo importante per la conoscenza di Dante tra i finlandesi: altre traduzioni poi ne sarebbero seguite, e la Finlandia è diventata una terra molto sensibile al fascino della Divina Commedia, nota a queste latitudini come Jumalainen näytelmä.

Tanto che è qui, in Finlandia, che sta prendendo forma la più grande illustrazione di sempre della Divina Commedia. A farsi carico dell’opera è un artista italiano, Enrico Mazzone (Torino, 1982), che nel 2016 si è trasferito nella cittadina di Rauma, sulla costa sud-occidentale del paese, non lontano dall’antica capitale Turku, e da quella data ha cominciato il suo progetto: illustrare la Divina Commedia su di un mastodontico foglio di carta di 97 metri per 4, un imponente rotolo di 388 metri quadri per un peso di quasi 240 chilogrammi, che accoglierà la traduzione in immagini del poema dantesco, interamente realizzata a matita con tecnica puntinata, a ricordare un’incisione.

Quello di Mazzone è un percorso che parte da lontano. Torinese, cresciuto come figlio unico e appassionatosi al disegno fin dalla più tenera età (i suoi primi ricordi corrono a quando aveva cinque anni e scarabocchiava i primi fogli assieme allo zio materno, Angelo Sorrenti), scopre la Divina Commedia fin da bambino: la famiglia possedeva, in casa, un’edizione della celeberrima Commedia illustrata nel 1861 da Gustave Doré (Strasburgo, 1832 - Parigi, 1883), il grande pittore e incisore francese autore di alcune delle immagini dantesche più familiari all’immaginario collettivo. Dante e Virgilio che vagano per l’Inferno avvolti nei loro pesanti mantelli, Paolo e Francesca che fluttuano abbracciati tra i turbini del girone dei lussuriosi, il Gerione dalle ali di pipistrello e dalla lunga coda, l’Inferno immaginato come un luogo aspro fatto di rupi scoscese, foreste intricate, distese aride: l’immaginario romantico di Gustave Doré, che rende ancor più epico il viaggio di Dante, investe travolgente la mente di Mazzone e vi si fissa senza più cancellarsi. Il suo percorso prosegue poi dopo il liceo scientifico, all’Accademia Albertina di Torino, dove l’artista ha modo di approfondire i bestiari medievali, le iconografie tardo rinascimentali, l’astrologia scolastica, e dove legge Panofski, Warburg, Saxl e i grandi storici dell’arte che hanno studiato le iconologie delle opere del passato e i modi in cui le immagini si manifestano lungo le epoche. Comincia così una carriera che lo porta a sviluppare il medium del disegno, su temi ricorrenti: trionfi e carnevali, soprattutto, con forti rimandi all’arte del passato.

Enrico Mazzone. Ph. Credit Simon Bergman
Enrico Mazzone. Ph. Credit Simon Bergman

Il suo percorso prosegue poi lontano dalla città natale e lontano dall’Italia: Norvegia, Svezia, Germania, Danimarca e Islanda sono alcuni dei paesi dove trascorre la vita di Enrico Mazzone, che dal 2008, anno in cui lascia l’Italia, viaggia in continuazione per tutto il nord Europa, facendo anche il cuoco per mantenersi, fino ad arrivare in Finlandia nel 2015. Quell’anno si stabilisce per alcuni mesi proprio a Rauma, dove, per la residenza d’artista Raumars diretta da Hannele Kolsio che lo invita in città, è al lavoro su un’altra opera di grande formato, un’illustrazione del Kalevala, il poema epico di Elias Lönnrot (Sammatti, 1802 - 1884) basato sulle storie tradizionali del paese e che rappresenta l’epopea nazionale della Finlandia. Un’opera realizzata in tre mesi di lavoro intensissimo, condotto nella più rigorosa solitudine e nel completo silenzio, e infine esposto nella Biblioteca Ulvila della città finlandese. Dopo quest’opera un altro trasferimento, questa volta nel nord della Groenlandia, a Upernavik, un villaggio di poco più di mille abitanti posto su di un’isola che si raggiunge solo con voli interni dalle località più a sud, dove nella stagione più calda, a luglio, le temperature superano di poco lo zero (e il clima è talmente rigido che gli alberi non possono crescere), ma dove il cielo boreale s’ammira in tutta la sua luminosa e fulgida meraviglia: tanto che in queste terre Enrico Mazzone si dedica, per due mesi, allo studio delle stelle e delle aurore, finalizzato alla raffigurazione di costellazioni su mappe nautiche trovate nella casa museo che lo ospitava durante il soggiorno artico.

Il progetto d’illustrare la Divina Commedia comincia al rientro dalla Groenlandia: Enrico ritorna a Rauma dove continua a lavorare come pittore e decoratore e dove, dato il successo ottenuto dall’illustrazione del Kalevala, si propone di fare lo stesso per la Divina Commedia. L’ispirazione, racconta l’artista stesso, gli viene mentre un giorno si trova a fare jogging in un bosco: la foresta silenziosa e intricata gli rammenta il XIII canto dell’Inferno, quello della selva dei suicidi, tramutati in alberi spogli e secchi per castigo divino. “Chissà cosa racconterebbero questi alberi se potessero parlare”, prova a domandarsi Enrico: “pensai che, né più né meno, la carta veniva proprio ad essere la memoria cognitiva, cerebrale ed emotiva degli alberi medesimi. E avendo a disposizione così tanta carta mi sono permesso di provare ad annotare quello che le forze e le energie degli alberi avessero da raccontare”. I boschi della Finlandia, le sue storie: un repertorio d’immagini e di idee che torna utile per concepire il progetto dantesco. E i punti di contatto con la saga del paese nordeuropeo sono molto più vicini di quanto possa sembrare. “Il denominatore che accomuna la Commedia al Kalevala”, sostiene l’artista, “è un’epica in formato poema dai forti connotati nazionali. Il Kalevala, come la Divina Commedia e come altre strutture epiche, dà alle persone una certa identità, una connotazione, ed è comunque un percorso iniziatico, esattamente come la Divina Commedia. Per questo ho vissuto fin da subito questo lavoro con un filtro di suggestioni notevoli, perché quando ho cominciato a lavorare all’illustrazione del poema dantesco mi sono letteralmente lasciato andare, alla Stanislavskij, mi sono immedesimato non necessariamente in una figura che deve portare o riportare una certa energia tellurica, ma comunque in un qualcuno che deve cominciare un percorso iniziatico: all’inizio mi sono letteralmente perso perché non sapevo quanto sarei rimasto qui, mi sono dovuto adattare alle condizioni climatiche, ho dovuto spesso improvvisare la tabella di marcia, viaggiare di continuo, ricalibrare il lavoro, affrontare sbalzi emotivi”.

Carta, la selva enorme e inquietante, i ricordi danteschi: “senza filtri alcuni”, continua l’artista, “ho iniziato la mia lenta e inesorabile scalata, con resistenza e dedizione”. Enrico prova così a esporre la sua idea. La proposta è subito accolta: una cartiera di Rauma, la UPM, gli regala l’enorme foglio, e l’assessore alla cultura di Rauma, Risto Kupari, il locale Lions Club e un supermercato, il Prisma, gli mettono a disposizione il materiale e lo studio dove lavorare.

Enrico Mazzone al lavoro sulla sua Divina Commedia
Enrico Mazzone al lavoro sulla sua Divina Commedia


Il Kalevala di Enrico Mazzone
Il Kalevala di Enrico Mazzone

Il lavoro può dunque cominciare. Dapprima con i disegni preparatorî, poi sul foglio che accoglierà il lavoro finito. È un lavoro estremamente faticoso: il primo anno trascorre tra giornate di lavoro lunghe dalle dieci alle quattordici ore, con pause durante i fine settimana. Il lavoro va diviso in giornate, come fanno i pittori quando dipingono gli affreschi. L’impresa di Enrico Mazzone, del resto, rimanda a esperienze antiche, rievoca la sfida dell’artista ai suoi limiti fisici, richiama alla mente l’immagine vasariana dell’artista che “si affatica” nell’arte e che ingaggia una sfida alla natura. Un’opera che lo impegna fin quasi allo stremo, che mina la sua salute (mesi passati sdraiato sui fogli, quasi sempre in posizioni scomode, si convertono in sciatalgia), che si traduce in “difficoltà fisica ed emotiva” per il dover lavorare e vivere da solo, che lo porta a cambiare tre studî diversi in quattro anni. Nel frattempo, all’impresa s’aggregano altri sostenitori: Enrico viene supportato dall’Istituto di Cultura Italiana di Helsinki e da Marco Miccoli, ideatore del progetto Dante Plus, nell’ambito del quale si sta ragionando di portare il disegno, che sarà terminato nel 2021, a Ravenna per le celebrazioni del settecentenario della scomparsa del poeta.

L’opera si struttura come una lunga narrazione continua, e la scelta del formato da dare all’illustrazione non è stata tra le più semplici. “Ci sono due piani sequenza, per usare un termine videografico”, racconta l’artista, “dal momento che ‘riepilogare’ la Commedia in uno spazio cronologico-lineare è stato molto complicato, perché un’illustrazione ‘fedele’ del poema che si svolga in maniera continua dovrebbe avere una geografia che verge più sul verticale, in quanto più capace di rendere l’universo dantesco. All’inizio ho pensato di riprodure la Commedia basandomi esclusivamente sulla cartografia di Dante, rispettando le varie cantiche, Inferno, Purgatorio e Paradiso, in un modo più preciso“. Ma un foglio verticale avrebbe comportato enormi difficoltà tecniche. “Sarebbe stato utopico, mi sarei trovato nell’impossibilità di esporre il foglio se avessi deciso di svolgerlo in verticale”, prosegue Enrico Mazzone. "E dovendo svolgere il foglio in orizzontale, ho pensato di adoperare un’unica sequenza con primi e secondi piani e degli sfondi: mi è venuto in mente il lavoro stilistico di Leonardo da Vinci, che nei paesaggi riesce ad avere un notevole stacco, che permette alle figure in primo piano di risaltare ma senza che manchi la precisazione dei dettagli stessi dello sfondo. Ho cercato così di fare del mio meglio intanto per rendere in immagini ciò che ognuno deve percepire, e poi per creare una certa armonia e una continuità. Una continuità che, peraltro, non mi dispiacerebbe evocare attraverso un ciclorama, inarcando il disegno secondo un andamento ovale o circolare: questo potrebbe permettere agli osservatori non solo di vedere l’opera non solo in modo statico, ma anche di camminare dentro l’opera“.

Ravenna, l’ultima terra a conoscere il genio di Dante quando il poeta fu in vita, potrebbe essere la città dove l’impresa di Enrico Mazzone vedrà la conclusione: al momento, l’artista ha disegnato 66 dei 97 metri del foglio. Manca il Paradiso. E adesso l’artista e il suo entourage sono al lavoro per definire i dettagli del trasferimento del foglio in Italia: è stata realizzato un apposito contenitore che possa permettere il trasferimento dalla Finlandia a Ravenna, e la città di Rauma ha già fornito a Enrico le matite necessarie per portare l’opera alla sua conclusione. È stato compiuto anche un sopralluogo a Faenza, alla chiesa di Santa Maria dell’Angelo, luogo che potrebbe accogliere la grande Divina Commedia di Enrico Mazzone. All’interno dell’edificio di culto è infatti possibile allestire una struttura che non sarà un ciclorama come piacerebbe all’artista, ma che darà comunque ai visitatori la possibilità di “abbracciare” l’opera secondo le intenzioni di Enrico, e che non impedisca la lettura degli spazi della chiesa, che ha pareti alte quindici metri (quattro dei quali sarebbero occupati dal foglio).

Enrico Mazzone, Divina Commedia (2016-2020), bozza per la figura di Virgilio
Enrico Mazzone, Divina Commedia (2016-2020), bozza per la figura di Virgilio


Enrico Mazzone, Divina Commedia (2016-2020), Gerione
Enrico Mazzone, Divina Commedia (2016-2020), Gerione


Enrico Mazzone, Divina Commedia (2016-2020), Filippo Argenti
Enrico Mazzone, Divina Commedia (2016-2020), Filippo Argenti

Il lavoro sul Paradiso comincerà a giugno e verosimilmente terminerà nel mese di dicembre. Dunque, dopo le illustrazioni dei grandi artisti del passato e del presente (da Sandro Botticelli a Gustave Doré, da William Blake a Robert Rauschenberg, da Adolfo De Carolis a Francesco Scaramuzza, da Mimmo Paladino a Brigitte Brand), una nuova Divina Commedia in immagini è destinata ad aggiungersi al lungo elenco. Il punto di riferimento di Enrico Mazzone rimane però Gustave Doré: non solo quello della Divina Commedia, ma anche il Doré illustratore dell’Orlando furioso, altra opera impressa nell’immaginario figurativo del disegnatore torinese. Doré, secondo lui, “incarna perfettamente lo spirito della Commedia. In tanti siamo cresciuti a livello enciclopedico grazie anche alle sue immagini, che sono forti e suscitano risposte emotive”. Ma a livello tecnico è un altro l’artista a cui Enrico si ispira: Albrecht Dürer (Norimberga, 1471 - 1528). Quando studiava all’Albertina, l’artista non ha potuto seguire il corso d’incisione. È sempre stato però affascinato da questo mezzo e ha cercato di arrivare a una pratica grafica in grado d’imitarla. “Questo lavoro”, ci dice, “è per me un arrivo a una nuova conoscenza tecnica e pratica del lavoro: puntinare su questo foglio immenso fino quasi a perdere la connotazione. Le proporzioni sono state fatte in scala da disegni preparatorî che ho realizzato in precedenza, per poi procedere con la quadrettatura, cercando di mantenermi il più possibile vicino a una forma veritiera delle figure e dei paesaggi, senza arrivare a essere iperrealista perché non ne sono in grado e non è la mia cifra stilistica. Dürer mi ha influenzato sicuramente: con le sue opere mantiene un aspetto iconografico molto simbolico, quasi ermetico, che mi ha segnato profondamente. E io ho cercato di dirigermi verso quello che l’incisione non mi ha potuto dare, provando a emularla il più possibile”.

Nessuno finora ha mai visto per intero l’opera di Enrico Mazzone. Il foglio è stato concepito come un enorme papiro, che si arrotola e si srotola secondo le necessità. Finora, non è mai stato aperto nella sua totalità. E se Ravenna saprà cogliere l’opportunità, sarà lei a vedere per prima la Divina Commedia di Enrico Mazzone nella sua interezza, sarà lei a permettere al pubblico di ripercorrere il poema dantesco con le immagini di Enrico Mazzone, sarà lei a dare corpo a questo sogno e a diventare la tappa conclusiva dell’impresa titanica dell’artista. A settecento anni esatti dalla scomparsa del grande padre della nostra letteratura.


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