Takafumi Mochizuki è un artigiano giapponese che ha saputo unire la tradizione artigianale rinascimentale fiorentina con l’arte orientale, dando vita a uno stile sicuramente distinto. Mochizuki nasce a Tokyo nel 1979, si trasferisce a Firenze nel 2007 per perfezionare le tecniche di restauro e intarsio del legno e nella stessa città studia e lavora sotto la guida del maestro Renato Olivastri. Nel 2014, Takafumi apre la sua bottega nell’Oltrarno e fonda il marchio Zouganista, dove inizia a sperimentare la fusione delle sue radici giapponesi con l’artigianato fiorentino. Ad oggi la sua maestria nell’intarsio è riconosciuta a livello internazionale e i suoi lavori spaziano dall’interior design alla creazione di accessori moda. Dopo aver collaborato con marchi, designer e altri artigiani, Takafumi continua a esplorare nuove frontiere creative e porta avanti una tradizione che unisce l’antico e il contemporaneo.
NC. Cosa l’ha spinta a lasciare Tokyo per trasferirsi a Firenze?
TM. Ho lasciato Tokyo e mi sono trasferito a Firenze perché, mentre lavoravo come venditore di mobili, è nato in me il desiderio di comprendere a fondo l’essenza di questi manufatti. Così ho scelto Firenze per studiare l’arte del restauro di mobili antichi.
Come nasce l’idea di creare incisioni sui suoi pezzi?
L’idea di decorare le mie opere con incisioni è nata dalla volontà di valorizzare la qualità principale dell’impiallacciatura, il materiale che uso e perciò la sua flessibilità. Da questo spunto, ho immaginato la possibilità di decorare superfici curve e complesse. Ho trovato interessante il contrasto tra la manualità e la difficoltà di replicare lavorazioni simili con le macchine. Più la superficie diventa complessa, infatti, più il lavoro a mano si distingue da quello meccanico.
Ha imparato l’arte dell’intarsio e del restauro del mobile nella bottega di Renato Olivastri. Quali elementi del metodo fiorentino ha integrato perciò alla tecnica giapponese zougan (“intarsio” in italiano)?
In Giappone non avevo mai praticato l’intarsio ligneo; ho appreso questa tecnica qui a Firenze, seguendo lo stile locale. Nei miei lavori attuali ho unito questo approccio con elementi del design e tecniche giapponesi che spesso presentano un livello di dettaglio superiore rispetto a quelle italiane.
La filosofia del Kintsugi, che valorizza le crepe degli elementi con dorature, è una parte importante della sua pratica. Come si traduce la filosofia Kintsugi nei suoi lavori in legno?
Il kintsugi è una tecnica di restauro della ceramica in cui i pezzi rotti vengono riparati applicando foglia d’oro sulle crepe, trasformando così la rottura in un elemento di valore estetico. Questa filosofia, che esalta la bellezza di ciò che è antico o imperfetto, ispira anche le mie opere in legno. Ad esempio, inserisco fili di ottone nei fori lasciati dai tarli, tipici dei mobili antichi, così che, più sono presenti, più brillano come stelle e diventano dettagli decorativi. Come nel kintsugi, aggiungere crepe in un design moderno conferisce ai miei pezzi un senso di tempo e storia. In una città come Firenze, dove l’antico è parte integrante della vita quotidiana, trovo che questa filosofia si inserisca con naturalezza nelle mie creazioni e in armonia con l’ambiente che le circonda.
Quali materiali metallici sceglie per le sue opere? Con quale criterio sceglie di integrarli nelle sue opere?
Nelle mie opere scelgo principalmente materiali come ottone, argento e rame, metalli che sviluppano una patina e si trasformano con il passare del tempo. Poiché anche il legno cambia col tempo, trovo che questi materiali creino una perfetta armonia in grado di regalare un’evoluzione naturale e una bellezza che si arricchisce negli anni.
I suoi lavori uniscono l’influenza giapponese con la tradizione fiorentina dell’intarsio. Come riesce a equilibrare due mondi così lontani e diversi?
Il Giappone ha una lunga tradizione nell’uso del legno e per questo ho riscontrato molte affinità con l’intarsio ligneo fiorentino. Ho integrato lo stile italiano nelle mie opere e ho impiegato essenze orientali o decorazioni tradizionali giapponesi su mobili antichi italiani. Ne derivano creazioni inedite che non appartengono interamente né al mondo orientale né a quello occidentale.
Il tempo è spesso un fattore determinante in lavori così dettagliati. Quanto tempo richiede, in media, la creazione di un pezzo intarsiato?
Il tempo necessario per realizzare un’opera di intarsio varia significativamente in base al numero di parti da tagliare. Per un’opera più piccola come un quadro impiego circa una settimana, mentre per creazioni più complesse come le forme di scarpe in legno, il lavoro può richiedere dalle due alle quattro settimane.
L’intarsio ha bisogno di una grande precisione e pazienza. Ci sono tecniche particolari che ha sviluppato per lavorare con decorazioni complesse o materiali difficili da intarsiare?
Non ho creato tecniche nuove, ma ho adattato al mio lavoro quelle artigianali di altri mestieri. Per esempio, utilizzo l’incisione fiorentina degli orafi, la modellatura della pelle tipica dei calzolai per aderire perfettamente alla forma in legno e anche diversi strumenti dei dentisti. A Firenze, dove artigiani di settori diversi lavorano a stretto contatto, ho avuto l’opportunità di apprendere queste abilità e integrarle nel mio processo creativo.
Perché ha scelto di applicare l’intarsio su oggetti come scarpe, cappelli e grucce per abiti? Cosa vuole comunicare con questa scelta?
L’intarsio in legno è una tecnica storicamente impiegata per decorare interni. In realtà i cambiamenti nello stile di vita hanno ridotto le occasioni di applicazione. Ho quindi deciso di promuovere l’intarsio non solo nell’interior design ma anche nel settore della moda, convinto che possa dare vita a nuove idee creative. Per questo motivo realizzo oggetti di moda come scarpe, cappelli e appendiabiti. Il mio obiettivo è quello di valorizzare e far riscoprire questa preziosa tecnica artigianale.
La sua bottega in San Frediano è diventata un punto di riferimento per l’artigianato toscano. Come si è evoluto l’intarsio e l’artigianato negli ultimi anni a Firenze?
La mia bottega a San Frediano festeggia dieci anni quest’anno ma in questo periodo il numero di artigiani è diminuito costantemente. A Firenze, solo pochi praticano ancora l’intarsio. Ad ogni modo, grazie ai social, negli ultimi anni studenti e giovani hanno iniziato a riscoprire i mestieri artigianali e a desiderare di impararli. Sono entusiasta della possibilità di collaborare con questa nuova generazione e di creare insieme a loro opere originali e innovative.
L'autrice di questo articolo: Noemi Capoccia
Originaria di Lecce, classe 1995, ha conseguito la laurea presso l'Accademia di Belle Arti di Carrara nel 2021. Le sue passioni sono l'arte antica e l'archeologia. Dal 2024 lavora in Finestre sull'Arte.