Le tavolette di massacri e di orrori di Mafai esposte alla Pinacoteca di Brera


Da oggi alla Pinacoteca di Brera sono esposte insieme Le Fantasie di Mario Mafai, il ciclo di dipinti che denuncia gli orrori della guerra e del nazifascismo.

Alla Pinacoteca di Brera sono da oggi in mostra Le Fantasie di Mario Mafai, ventidue dipinti donati alla sede museale milanese nel 2018 dall’allora presidente degli Amici di Brera Aldo Bassetti. Un’intera parete della sala 18 è stata dedicata a questa raccolta, grazie al progetto curato da Alessandra Quarto e Marco Carminati. Dal 29 marzo diventerà anche un documentario visibile sulla piattaforma Brera Plus +.

In attesa di trasferire le Fantasie a Palazzo Citterio, futuro Brera Modern, poiché faranno parte della collezione di arte moderna, la Pinacoteca ha esposto i ventidue dipinti in omaggio allo stesso donatore. La storia delle tavolette parte da lontano e si lega a un episodio tragico della vita di Bassetti, quando aveva appena quattordici anni: la strage dell’Hotel Meina sul Lago Maggiore nel 1943. Vittime di una retata tedesca, compiuta su tutta la costa novarese del Lago Maggiore, sedici ebrei ospiti dell’Albergo Meina di Meina vennero prima identificati e trattenuti per alcuni giorni in una stanza e poi, in due notti successive (22 e 23 settembre 1943), uccisi e gettati con zavorre nel lago. Tra le vittime c’era Lotte Froehlich Mazzucchelli, zia trentottenne di Aldo Bassetti, il quale fu chiamato a riconoscerne il cadavere e, come lui stesso ricorda, fu “un’esperienza che ha cambiato completamente la mia sensibilità morale, politica e sociale. Ecco allora che Mafai diventa un simbolo della mia vita”. 

In memoria di quegli anni, Aldo Bassetti ha donato alla Pinacoteca di Brera il ciclo di Mario Mafai composto da ventidue quadri di piccole dimensioni, intitolato Le Fantasie: tavolette di massacri e di orrori, di grida e di colpevoli silenzi, dipinte con colori allucinati e di forte matrice espressionista dall’artista tra il 1939 e il 1944. Un atto di denuncia dei massacri della guerra e del nazifascismo. Mafai iniziò a dipingerle nel periodo del suo soggiorno a Genova, dove si era trasferito da Roma con la famiglia, nel 1939, per timore delle discriminazioni nei confronti della moglie Antonietta Raphaël, ebrea. Nel 1957 i dipinti furono acquistati da Giovanni Pirelli, figlio primogenito dell’industriale, che però scelse di rinunciare a un destino nell’impresa di famiglia per diventare prima comandante partigiano e poi scrittore. “Il fatto che questa collezione fosse stata comprata da Giovanni Pirelli, che io ho conosciuto, anche lui un po’ un’eccezione perché figlio di Pirelli, famiglia fascista, mentre Giovanni era un vero, profondo, sincero antifascista, mi ha dato grande consolazione” afferma Bassetti.

“Il mio acquisto e il mio regalo” conclude il collezionista “hanno un significato strettamente politico. Questi lavori rappresentano un uomo, Mario Mafai, che come artista aveva avuto la priorità di descrivere le tristezze e le infamie dei campi di concentramento. Qui c’è il mio pensiero… un pensiero antifascista. Io desidero che si conosca quanto è accaduto nella storia, affinché sia ricordato per sempre”.

Nel 2021, attraverso una serie di appuntamenti, la Pinacoteca di Brera renderà omaggio ai donatori di Brera, che hanno contribuito ad arricchire le collezioni del museo.

Nell’immagine, Le Fantasie di Mario Mafai nella sala 18 della Pinacoteca di Brera. 

 

Le tavolette di massacri e di orrori di Mafai esposte alla Pinacoteca di Brera
Le tavolette di massacri e di orrori di Mafai esposte alla Pinacoteca di Brera


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