A Londra hanno fatto curare la stessa mostra a un'umana e a un algoritmo per capire chi sia migliore


Singolare esperimento a Londra: la galleria J/M Gallery ha infatti invitato un essere umano, l’artista Fabienne Hess, e una macchina, l’algoritmo di Instagram, a curare la stessa mostra per vedere chi è che lo fa meglio. Ecco come è stato impostato il confronto.

L’algoritmo di Instagram è in grado di curare una mostra d’arte contemporanea meglio di un essere umano? È la domanda che si pone la mostra The algorithmic pedestal, in corso alla J/M Gallery di Londra dall’11 al 17 gennaio. L’idea è di Laura Herman, dottoressa di ricerca presso l’Oxford Internet Institute, che ha affidato a due curatori, un essere umano e una macchina, il compito di selezionare alcune opere del Metropolitan Museum of Art per allestire un’ipotetica mostra. I due curatori sono l’artista Fabienne Hess e... l’algoritmo di Instagram. La mostra intende dunque esporre le differenze tra il modo di vedere umano e quello delle macchine.

Selezionando tra le migliaia di immagini del database delle collezioni del Met, sia Hess sia l’algoritmo hanno scelto 20-30 immagini da visualizzare in un ordine e layout particolare. I visitatori sono dunque invitati a confrontarsi e riflettere sulle differenze nelle decisioni di cura algoritmica e umana.

Negli ultimi mesi, Instagram ha annunciato pubblicamente che i contenuti visualizzati nel feed Home degli utenti saranno sempre più decisi da un algoritmo a “scatola chiusa”, piuttosto che da ciò che amici o familiari hanno recentemente pubblicato. Ciò significa che non sappiamo esattamente a cosa Instagram scelga di dare la priorità o perché. Tuttavia gli organizzatori della mostra hanno potuto “catturare” le decisioni curatoriali di Instagram caricando 800 immagini dalla collezione Open Access del Metropolitan Museum of Art su un nuovo account Instagram, @thealgorithmicpedestal, seguito solo da un altro account (@following_algorithmicpedestal ). Visitando il feed Home di quest’ultimo account, gli organizzatori hanno visto quali immagini Instagram abbia scelto di visualizzare da @thealgorithmicpedestal e in quale ordine. Non sono state fornite didascalie, metadati o informazioni sociali, in modo tale che la cura algoritmica sia stata determinata solo in base all’immagine stessa.

L’artista Fabienne Hess ha scelto invece di selezionare immagini che corrispondono a un concetto: la perdita. Hess crede infatti che la perdita sia un’esperienza umana unica e universale, inevitabile nelle vite umane. Le immagini mostrate fanno parte del Dataset of Loss di Hess, progetto che l’artista ha creato nel corso di tre anni come forma di resistenza ai modi di vedere determinati dagli algoritmi, che sono modellati dagli interessi commerciali delle aziende Big Tech. Il suo processo curatoriale è guidato dalle esperienze umane del tempo, della curiosità e della pazienza; ha trascorso anni esplorando fisicamente le collezioni in modo incarnato, apprendendo le storie di ogni oggetto e fotografandole durante le visite in loco. In questo modo, la curatela di Hess rappresenta sia un processo molto umano sia un criterio di selezione molto umano.

La curatela di Hess contribuisce al campo della visione artificiale da un punto di vista artistico, piuttosto che commerciale o tecnologico. Gli algoritmi vengono addestrati su set di dati etichettati, e anche Hess vede la sua cura come un set di dati. Tuttavia, il principio organizzativo del set di dati di Hess, il tema della perdita, non è un’etichetta che indichi cosa rappresentano le immagini, ovvero il modo in cui gli attuali set di dati algoritmici sono etichettati ai fini della visione artificiale. Al contrario, le immagini nel set di dati di Hess pongono domande sull’origine e sul contenuto mentre resistono a essere classificate ed etichettate. L’artista sta lavorando a un libro di prossima pubblicazione su un più ampio “Dataset of Loss”, che include le sue fotografie e immagini da altre collezioni. Quale sarà il progetto ritenuto migliore dagli appassionati d’arte?

A Londra hanno fatto curare la stessa mostra a un'umana e a un algoritmo per capire chi sia migliore
A Londra hanno fatto curare la stessa mostra a un'umana e a un algoritmo per capire chi sia migliore


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