Russia, il grido dei musei: “ripristinare il dialogo”


In Russia anche il mondo dei musei comincia a farsi sentire. Sono pochi i grandi musei che finora si sono esposti sul conflitto in Ucraina, ma c’è una chiara presa di posizione del comitato russo dell’ICOM - International Council of Museums. 

I musei russi prendono posizione e chiedono al proprio paese di ripristinare il dialogo. È quanto ha comunicato in una nota ICOM Russia, il comitato nazionale dell’International Council of Museums, che cura gli interessi dei musei del paese. “ICOM Russia”, si legge nel comunicato, “è estremamente preoccupato per ciò che sta accadendo e supporta il ripristino del dialogo pacifico e l’avvio di una cooperazione per risolvere il conflitto il prima possibile, al fine di ridurre il più possibile il numero di vittime umane. Separatamente, rileviamo la necessità di preservare il patrimonio storico e culturale e auspichiamo che le disposizioni della Convenzione dell’Aia del 1954 siano rigorosamente osservate”. ICOM Russia fa riferimento al documento, firmato sia da Russia sia da Ucraina (qui maggiori informazioni), che dovrebbe impedire distruzioni al patrimonio culturale, delle quali tuttavia al momento non si ha notizia.

In Russia sono molti gli istituti culturali che chiedono la pace. Il gesto più eclatante finora è stato quello del Garage Museum of Contemporary Art di Mosca, il museo fondato da Daša Žukova e Roman Abramovič che, pur rimanendo aperto al pubblico, ha deciso di sospendere le attività legate alle mostre come forma di protesta. Ma diversi musei si sono allineati alla posizione dell’ICOM. Stamani è stata la volta del Museo Pushkin di Mosca, una delle principali raccolte d’arte antica del paese, che in una nota ha affermato: “Siamo sconvolti dalla velocità degli eventi negli ultimi giorni. Il Museo, in quanto istituto della memoria e della cultura, farà ogni sforzo per creare un’opportunità di dialogo pacifico e reciproco rispettabile per una più rapida riconciliazione di persone che esprimono punti di vista diversi ma che si sforzino di ridurre al minimo il sacrificio umano e le sofferenze. Crediamo che lo spazio della cultura sia il posto migliore per esso. Anche noi sosteniamo la posizione di ICOM Russia, continuiamo il nostro lavoro e crediamo che la nostra attività e la nostra comunicazione con voi siano particolarmente importanti ora. Vi aspettiamo nelle sale e sulle nostre risorse online”.

Parole simili anche da GES-2, altro importante istituto d’arte contemporanea, che ospitava una mostra del grande artista islandese Ragnar Kjartansson, il quale ha deciso di chiudere anzitempo la rassegna. “Come istituto culturale”, scrive GES-2, “la Casa della Cultura GES-2 non può chiudere un occhio di fronte ai tragici eventi di cui siamo diventati tutti testimoni. GES-2 tiene in considerazione con rispetto sia i sentimenti del nostro pubblico sia le decisioni degli artisti con cui lavoriamo. In linea con questo, ci saranno modifiche al nostro programma. GES-2 è un’istituzione culturale fatta da e per le persone. Ognuno di noi sta provando le proprie emozioni e sentimenti al momento. In queste circostanze, tutto il nostro lavoro sarà volto ad avvicinare le persone e sostenere i nostri visitatori e dipendenti. Continueremo a tenere quegli eventi che è possibile tenere”.

Rimane sul vago il Museo di Stato Russo di San Pietroburgo, che cinque ore fa ha pubblicato una citazione dell’artista Katia Margolis, che tradotta suona: “Ogni cosa toccata dalla luce diventa luce: non possiamo correggere il mondo, ma trasformarlo”, pubblicata assieme a una foto di una Psiche del 1801 dello scultore neoclassico Mikhail Kozlovskij. Questi, al momento, i grandi musei russi che si sono esposti sul conflitto in corso.

Russia, il grido dei musei: “ripristinare il dialogo”
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