Altro che Leonardo da Vinci: secondo gli esperti di ceramica, la mattonella è un'opera del '900, forse di Aldo Ajò

Continuano a piovere critiche sulla sgangherata attribuzione a Leonardo da Vinci della mattonella in maiolica presentata nei giorni scorsi da un insegnante, Ernesto Solari, alla stampa, che ha quasi sempre accolto acriticamente l’assegnazione del manufatto alla mano del genio. Contro l’attribuzione si è già schierato un esperto di Leonardo come Martin Kemp, e anche noi, fin dal primo articolo, avevamo nutrito il sospetto che la mattonella sia in realtà un’opera tardo ottocentesca o d’inizio Novecento.

L’ipotesi che si tratti di una mattonella molto recente è confermata da due esperti di ceramica, Federico Malaventura, esperto di maiolica, perito del tribunale di Pesaro e collaboratore di musei e privati, e il professor Ettore Sannipoli, tra i maggiori esperti di maiolica eugubina rinascimentale e moderna, autore di diverse pubblicazioni nel settore. “L’opera attribuita a Leonardo”, ci ha detto Malaventura, “in realtà non è attribuibile a Leonardo, bensì a un ceramista nato nel 1901 a Gubbio, il pittore Aldo Ajò, che morirà poi nella stessa città nel 1982”. La mattonella, continua Malaventura, “è ascrivibile agli anni 1920-1930, quando Ajò è stato direttore della fabbrica SCU (Società Ceramica Umbra) dei Fratelli Rubboli a Gualdo Tadino”. La tesi, ci informa Malaventura, è appoggiata pienamente anche da Sannipoli.

Le maggiori incongruenze stilistiche con un’opera rinascimentale, specifica Malaventura, sono “il biscotto con cui è fatta la mattonella, ascrivibile proprio agli anni 1920-1930, di produzione industriale”, e ancora “la tecnica pittorica riconducibile proprio ad Aldo Ajò, che usava nelle figure un tono aerografato dei visi, l’aureola a rilievo nelle opere più pregevoli, e poi il lustro, che nel 1471 in Italia era sì conosciuto, ma non prodotto con efficacia prima del 1490, nelle fornaci di Deruta e Gubbio, che ne fecero largo uso”. Ci sono dunque buone probabilità, concludono Malaventura e Sannipoli, che l’opera sia di mano di Aldo Ajò. Sicuramente non di Leonardo.

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