Germania, ok alla riapertura di musei e chiese. La risalita dei contagi? Una bufala


In Germania ok alla riapertura di musei e chiesa, ma non ci sono date precise. Una bufala invece la notizia secondo cui i contagi sono in risalita.

La Germania si prepara a riaprire musei e chiese su tutto il territorio nazionale. Dopo gli annunci delle prime riaperture in alcuni dei Länder, gli stati federali del paese (in Turingia alcuni musei, come il Museo del Castello di Dornburg e la Casa della Repubblica di Weimar, hanno già riaperto, mentre è annunciata per il 4 maggio l’apertura del Bauhaus Museum, dell’Archivio Nietzsche di Weimar e delle Staatliche Kunstsammlungen di Dresda, e altri musei seguiranno nei giorni successivi), giovedì 30 aprile è stato dato il via libera all’apertura di musei, chiese, zoo e parchi giochi, anche se non sono state comunicate date esatte. È quanto ha fatto sapere l’agenzia di stampa DPA, che ha parlato di un accordo in videoconferenza tra il governo federale e i Länder per un ulteriore allentamento delle misure restrittive, che segue quello già stabilito il 20 aprile, quando ha riaperto il commercio al dettaglio, seppur con differenze tra i diversi stati federali sul livello delle misure.

Dall’incontro è emerso che i musei potranno riaprire solo se garantiranno le misure di sicurezza per contrastare il contagio, anche se non sono giunte ulteriori specificazioni. È però stato dato l’annuncio di un piano da 10 milioni di euro che servirà per far adeguare i musei alle normative. Per quanto riguarda le chiese, al momento sia la Conferenza Episcopale cattolica che la Chiesa evangelica stanno studiando le misure di sicurezza per poter tornare a celebrare i riti, e anche in questo caso non è stata comunicata una data a partire dalla quale le chiese potranno riaprire, ma nella riunione tra governo e Länder è stato dato il semaforo verde anche agli edifici di culto. Ancora semaforo rosso, invece, per bar e ristoranti: la loro situazione verrà discussa nella prossima riunione, fissata per il 6 di maggio. Lo stesso vale per la fine delle regole di distanziamento, inizialmente fissata per il 10 maggio, ma è ormai pressoché sicuro che la data sarà posticipata.

L’approccio tedesco è improntato sulla massima prudenza. La cancelliera Angela Merkel ha solo fatto sapere che quella imposta dalla pandemia di Covid-19 da coronavirus è “un’enorme sfida per tutti”, che “continuiamo a imparare giorno per giorno” e che “non esiste alcun modello”. Le ha fatto eco il primo ministro della Baviera, Markus Söder, che ha dichiarato che la Germania “non fa esperimenti sulla salute dei suoi cittadini”. Non mancano però le critiche, soprattutto dal mondo dell’economia: ieri l’Associazione federale delle piccole e medie imprese ha scritto una lettera inviata al governo federale e ai governi dei Länder per lamentare il fatto che, a loro avviso, il programma del governo segue una prospettiva puramente virologica e non tiene sufficientemente conto delle esigenze economico-sociali del paese. Critiche inoltre per l’assenza di una tabella di marcia concreta, con date e misure per una graduale ripresa dell’economia: “lo sviluppo di un vaccino”, ha scritto l’associazione, “presto riuscirà a contenere il coronavirus, ma quando succederà i danni all’economia del paese potrebbero essere irreversibili”. Critiche anche da Christian Lindner, presidente della Fdp, il principale partito di orientamento liberale, secondo cui il governo centrale non sta dando prospettive chiare e si sta muovendo più lentamente rispetto ad altri paesi (l’esempio fatto è quello dell’Austria). Alle critiche ha risposto il primo ministro della Sassonia-Anhalt, Reiner Haseloff (della Cdu, il partito della Merkel), affermando che nuove informazioni sulla malattia vengono acquisite giorno per giorno, e allontanando il sospetto secondo cui siano i virologi a governare il paese: Haseloff ha ribadito che governo e scienziati lavorano a stretto contatto, ma le decisioni dipendono dalla politica.

Infine, è una bufala la notizia, diffusa da molti mezzi d’informazione in Italia, secondo cui in Germania i contagi sono in ripresa dopo l’allentamento delle misure deciso lo scorso 20 aprile. La fake news si è diffusa dopo che, il 28 aprile, il Robert Koch Institute (RKI, omologo del nostro Istituto Superiore di Sanità) aveva comunicato che l’indice di contagio (il famoso R0 monitorato come uno dei dati più significativi per comprendere l’andamento della pandemia) era stato misurato a 1,0 per il giorno prima (in realtà, l’istituto aveva arrotondato per eccesso il valore di 0,96), contro lo 0,7 di metà aprile (un tasso di 0,7 significa, in breve, che 10 persone contagiate ne contagiano a loro volta altre 7): la notizia è stata scambiata per una sorta di riacutizzarsi del contagio. Ma già il giorno stesso il direttore del RKI, Lothar Wieler, aveva messo in guardia su come interpretare il dato: si tratta di una media nazionale, il dato reale varia di regione in regione, è riferito a molti giorni prima (per Wieler l’aumento degli ultimi giorni poteva essere il risultato di maggiori contatti durante le festività di Pasqua, ma non c’è la certezza). Inoltre, già il giorno dopo l’RKI aveva fatto sapere che l’indice era di nuovo sceso, registrando una media dello 0,75. Infine, anche guardando ai numeri assoluti si può facilmente intuire come non ci sia nessuna ripresa del contagio. Dai circa 2.000-2.500 casi al giorno di metà aprile, si è passati ai poco più di 1.000 degli ultimi giorni, e oggi, 2 maggio, è stato toccato il record negativo dal 13 marzo a questa parte, con 945 nuovi casi. Ciò non toglie che, ad ogni modo, la Germania non ha ancora concesso il “liberi tutti” e sembra essere, anzi, ancora lontana dall’eliminare del tutto le misure restrittive.

Nella foto: una sala della Gemäldegalerie di Dresda.

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