Nel decennale del Prix Pierre Daix, riconoscimento voluto da François Pinault per premiare annualmente le pubblicazioni nell’ambito dell’arte moderna e contemporanea, la Pinault Collection di Parigi amplia il proprio sostegno alla ricerca con l’istituzione di una nuova borsa di studio destinata a giovani storici dell’arte. Intitolata anch’essa a Pierre Daix, giornalista, scrittore, storico dell’arte e amico personale di Pinault, la borsa sarà assegnata a un ricercatore under 35 impegnato in un percorso di studio legato alla creazione contemporanea. La dotazione annuale sarà pari a 5mila euro e verrà attribuita nel corso della cerimonia del Prix Pierre Daix, in programma a novembre presso la Bourse de Commerce di Parigi, sede espositiva della Pinault Collection.
L’obiettivo è quello di “valorizzare un approccio innovativo, sia esso storico, teorico o critico, e incoraggiare l’emergere di nuove prospettive portate da giovani ricercatori e ricercatrici di età inferiore ai 35 anni”.
I candidati non potranno presentare autonomamente la propria candidatura: saranno i membri della giuria del Prix Daix a proporre e selezionare, su invito, i profili considerati più meritevoli sulla base della qualità e dell’originalità del lavoro di ricerca. La scelta di rivolgersi a giovani storici risponde a una volontà precisa: riconoscere e incoraggiare un impegno scientifico profondo, in una fase cruciale della carriera accademica, e fornire strumenti per approfondire il rapporto tra pratiche artistiche e contesto contemporaneo. Parallelamente, continua il percorso del Prix Pierre Daix, nato nel 2015 e giunto alla sua decima edizione. Anche per il 2025 il premio manterrà la propria struttura consolidata: una giuria di esperti seleziona ogni anno una rosa di volumi rilevanti per l’analisi critica, storica o teorica dell’arte dal Novecento in poi. Il premio ha un valore di 15mila euro e rappresenta, nel panorama francese e internazionale, un riconoscimento di particolare prestigio per la saggistica d’arte. A consegnare il premio sarà lo stesso François Pinault, fondatore e promotore dell’iniziativa.
Alla fine di maggio, la giuria ha completato la selezione dei sette volumi finalisti per l’edizione 2025. Le opere scelte rappresentano un’ampia varietà di approcci, temi e prospettive critiche. Tra questi, si segnala De quelques vies ou ce qu’il en reste. Art populaire; Art Brut. Jardins pittoresques, rocailles, curiosités de créateurs en tout genre di Marc Décimo, pubblicato da Les Presses du réel. Sempre con Les Presses du réel esce anche La gloire de la bêtise. Régression et superficialités dans les arts depuis la fin des années 1980, di Morgan Labar. La ruse de Jacob. L’élevage des humains et le modèle de l’art, edito da Gallimard di Éric Michaud, mentre Camille Morineau propone Oser le nu. Du XVIe au XXe siècle, edito da Flammarion. Alla figura di Linda Nochlin è dedicato il volume L’Histoire de l’art engagée: Linda Nochlin, di Émilie Oléron Evans, pubblicato da Presses Universitaires de Strasbourg. Completano la lista dei selezionati Les abstractions concrètes d’Anni Albers (1899-1994). Une histoire textile de la modernité, di Ida Soulard (Les Presses du réel), e Réunir les bouts du monde. Art, histoire, esclavage en mémoire (Éditions B42) di Elvan Zabunyan.
La composizione della giuria, altamente qualificata e multidisciplinare, conferma la volontà di mantenere alta l’attenzione sul rigore scientifico e sulla varietà di approcci. Ne fanno parte Laure Adler, giornalista e scrittrice; Jean-Louis Andral, direttore del Musée Picasso di Antibes; Martin Bethenod, presidente del Crédac e degli Archivi della critica d’arte; Nathalie Bondil, storica dell’arte e direttrice del dipartimento delle esposizioni dell’Institut du Monde arabe; Jean-Pierre Criqui, conservatore al Musée national d’art moderne, Centre Pompidou e direttore editoriale dei Cahiers du Musée national d’art moderne. A loro si aggiungono Cécile Debray, presidente del Musée Picasso di Parigi; Donatien Grau, storico dell’arte e della letteratura; Christophe Ono-dit-Biot, vicedirettore del settimanale Le Point e scrittore; Bruno Racine, direttore di Palazzo Grassi, Punta della Dogana e autore di diversi saggi; e infine Pascal Rousseau, storico dell’arte moderna e contemporanea, vincitore del Prix Pierre Daix nel 2020.