Apre domani, sabato 19 luglio, al Museo d’Arte Contemporanea di Cavalese (Trento), la mostra Tre Atti. Pichler, Zhuka, Marinelli, a cura di Elsa Barbieri. Il progetto espositivo, visitabile fino al 2 novembre 2025, si configura come un percorso articolato tra gli spazi interni del museo e il paesaggio naturale del Rio Gambis, configurandosi come una mostra diffusa che intreccia arte contemporanea, natura e riflessione esistenziale. Promossa dal Comune di Cavalese e realizzata con il sostegno di Regione Trentino Alto Adige, Cassa Rurale Val di Fiemme, APT Fiemme Cembra, Pro Loco - Eventi Cavalesani e Magnifica Comunità di Fiemme, la mostra conferma l’impegno del Museo d’Arte Contemporanea di Cavalese nella costruzione di un dialogo tra arte e comunità, attraverso percorsi espositivi che mettono in relazione la ricerca individuale degli artisti con la storia e la sensibilità del contesto locale.
“Tre Atti mette in gioco le logiche dell’umanità, come una sorta di ultima risorsa per non scomparire”, spiega Elsa Barbieri, direttrice del Museo e curatrice della mostra. “In prima istanza, avvicinando Pichler, Zhuka e Marinelli senza forzare alcun dialogo tematico, ho rivisto in loro “il pittore” che Merleau-Ponty diceva essere l’unico ad aver diritto di guardare tutte le cose senza alcun obbligo di valutarle: sono qui, tra di noi, forti o deboli nella vita, sovrani incontrastati nella loro meditazione sul mondo, possessori di quella tecnica che i loro occhi e le loro mani hanno conquistato a forza di vedere, accanendosi a trarre qualcosa da questo mondo in cui risuonano scandali e glorie della storia. È stato poi, sull’onda di questa riflessione, che di bagliore in bagliore mi sono trovata a far parte delle infinite e libere narrazioni che scaturiscono dall’intreccio delle loro opere, ovvero il primo luogo in cui si manifesta lo stupore di essere sé stessi”.
Protagonisti dell’iniziativa sono Anneliese Pichler (Cavalese, 1962), Erjola Zhuka (Durazzo, 1986) e Giuseppe Marinelli (Castellana Grotte, 1990), artisti di generazioni e contesti geografici differenti, uniti in un progetto che non mira a cercare un filo tematico unificante, ma piuttosto a proporre tre approcci autonomi e distinti, riuniti sotto un titolo che rivendica la natura tripartita e indipendente dell’insieme: Tre Atti.
La mostra offre una lettura a più voci sull’esistenza, sulla materia e sulla percezione. A partire dal titolo, la curatrice definisce un impianto che si richiama alla forma teatrale, per indicare la presenza di tre segmenti autonomi e consequenziali che, pur non intersecandosi direttamente, si presentano come parte di un’unica narrazione. Ogni artista occupa uno spazio specifico nel dialogo tra corpo, ambiente e materia, in una tensione costante tra astrazione e concretezza, tra osservazione e coinvolgimento fisico.
Anneliese Pichler, artista locale, lavora su una pittura materica e gestuale, costruita su supporti di tela e carta intelaiata. Le sue opere sono concepite come superfici epidermiche, simili a pelle, che avvolgono, trattengono e testimoniano. Il tessuto si fa veicolo di espressione istintiva, ma organizzata secondo una logica formale precisa, in cui la scelta cromatica non è mai casuale e il segno pittorico diventa traccia di un’identità. L’atto pittorico, pur rimanendo astratto, richiama la dimensione umana attraverso il linguaggio del corpo, delle sue tensioni e vibrazioni. Ogni tela si configura come luogo di attraversamento e memoria, dove la materia pittorica trattiene l’eco di un gesto e di un’esperienza personale.
Con uno sguardo altrettanto diretto ma di diversa matrice linguistica, Erjola Zhuka propone una serie di fotografie che pongono al centro il corpo imperfetto, segnato dal tempo, dalla storia e dalle dinamiche di difesa. Lontana da qualsiasi estetizzazione, la fotografia di Zhuka si confronta con soggetti reali e vulnerabili, rappresentati senza mediazione né filtro. I corpi che appaiono nei suoi scatti mostrano ferite, deformazioni, posture scorrette, ma proprio in questa esposizione totale si manifesta un atto di resistenza all’indifferenza. La macchina fotografica si fa strumento di osservazione etica e politica, e al tempo stesso mezzo per affermare la legittimità dell’esistere al di là di ogni norma o idealizzazione.
Giuseppe Marinelli, infine, espone sculture in filo d’acciaio che abitano tanto le sale del museo quanto le rive del Rio Gambis. Le sue creature silenziose e notturne, modellate con precisione attraverso una tecnica manuale che intreccia materiali metallici, restituiscono la forma essenziale di animali come cervi, volpi, caprioli e lupi. Le installazioni, concepite per essere visibili anche durante le ore serali grazie a un sistema di illuminazione esterna, creano un ponte simbolico tra l’uomo e il mondo animale, tra il visibile e l’invisibile, tra l’artificiale e il naturale. Le opere si radicano nel territorio del Trentino, che Marinelli conosce da anni, e da cui trae spunto per dare forma a una fauna archetipica, in bilico tra mito e realtà. La scultura, in questo contesto, non è solo espressione artistica ma anche dispositivo di relazione con il paesaggio e i suoi abitanti.
La mostra Tre Atti si configura così come un percorso di immersione, più che di contemplazione, dove il visitatore è invitato a muoversi, osservare, sostare e riflettere. L’interazione tra opere, spazio museale e ambiente naturale diventa parte integrante dell’esperienza, accentuando quella dimensione processuale e aperta che caratterizza l’intero progetto. L’assenza di una narrazione univoca o di un messaggio diretto permette alle opere di agire in autonomia, mantenendo però un equilibrio collettivo costruito sulla tensione comune verso la ricerca di senso, in una realtà spesso ambigua e instabile.
Titolo mostra | Tre Atti. Pichler, Zhuka, Marinelli | Città | Cavalese | Sede | Museo d’Arte Contemporanea | Date | Dal 19/07/2025 al 02/11/2025 | Artisti | Anneliese Pichler, Erjola Zhuka, Giuseppe Marinelli | Curatori | Elsa Barbieri | Temi | Arte contemporanea |
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