Ricordate il gioco dello shanghai, il famoso passatempo, d’incerta origine (in realtà non sappiamo se sia nato davvero in Oriente: più probabile che sia stato inventato in Europa), dove si lanciano alcuni bastoncini colorati che devono poi essere raccolti uno per uno senza che gli altri vengano mossi? Ecco: c’è un famoso appendiabiti di design che si è proprio ispirato a questo gioco. È il famoso Sciangai, progettato nel 1973 dal gruppo DDL (composto da Jonathan De Pas, Donato D’Urbino e Paolo Lomazzi), e prodotto a partire dal 1974 dall’azienda di arredamento Zanotta. Proprio in quegli anni, l’azienda, che fabbricava divani e poltrone, stava diversificando la propria produzione e si lanciò nel settore dei complementi d’arredo: Sciangai fu proprio il primo pezzo da arredamento prodotto dall’azienda milanese.
De Pas, D’Urbino e Lomazzi pensarono proprio al gioco dal nome cinese quando progettarono il loro appendiabiti. “Gli oggetti devono entrare in un rapporto di simpatia con chi li usa ed essere facili da usare”, dichiarò Lomazzi in un’intervista alla Rai. “Oggetti d’uso quotidiano, domestici e posso dire degli oggetti affettuosi”. Ecco dunque il motivo dell’ispirazione al gioco da tavolo.
La struttura di Sciangai ricorda infatti una rete di otto stecche di legno incrociate, alte un metro e mezzo ciascuna, che creano una forma aperta e geometrica, e consente di appendere abiti e accessori in modo facile, fornendo allo stesso tempo una soluzione esteticamente interessante e innovativa per l’arredamento domestico, con una forma aperta e leggera, elegante e moderna. Si tratta inoltre di un oggetto versatile, dal momento che le stecche sono tenute insieme da una rondella d’acciaio che consente di muovere i “bastoncini” di Sciangai a piacimento, in modo da creare una forma che si adatti al proprio interno. Anche in questo caso l’ispirazione proviene dal gesto del giocatore di Shanghai che, prima di lanciare i bastoncini nel tavolo, li tiene nella propria mano, e poi li getta come ad aprire un ventaglio: anche Sciangai, quando è chiuso, sembra un mazzo di bastoncini da gioco (ed è anche poco ingombrante e facilmente trasportabile). Il principio è semplice: le stecche poggiano direttamente per terra e nell’estremità superiore diventano come dei “ganci” dove appendere cappotti, cappelli, vestiti. Quando venne presentato nel 1974, la rivista Domus lo definì “di poco ingombro” e “adatto a ingressi”. Definizione semplice, come semplice è questo piccolo capolavoro dei DDL.
L’uso del legno (col tempo è stato usato il faggio, il rovere, il frassino e all’inizio anche il tiglio), materiale resistente e naturale, e il design distintivo hanno fatto di Sciangai un elemento d’arredo unico, apprezzato per la sua funzionalità e il suo stile in grado di combinare estetica, funzionalità e ispirazione culturale, rendendolo un pezzo distintivo nell’ambito del design d’interni e conferendogli uno status di classico. Per via della sua facilità d’uso, della sua versatilità, del concept semplice ma ingegnoso ed evocativo, Sciangai è stato da subito un successo, premiato nel 1979 con il Compasso d’Oro e nel 1981 con il premio Bio9 Award della Biennale del Design di Lubiana, ed entrato nelle collezioni del Triennale Design Museum di Milano, del MoMA di New York e di diversi altri istituti. Oggi viene realizzato in diverse versioni: può essere acquistato in colore naturale oppure con diverse tinte (nero, grigio, bianco). Nel 2023 ne è stata realizzata anche una versione per il cinquantesimo compleanno, Sciangai 50, con gli otto listelli tutti colorati con tonalità pastello accese (rosso, giallo, celeste, arancione, fucsia, azzurro, rosa e verde).
Sciangai ha resistito negli anni perché oggetto semplice e trasversale: l’appendiabiti di De Pas, D’Urbino e Lomazzi si è rivelato in grado di oltrepassare le mode e quindi capace di superare la prova del tempo. Ne era convinto l’architetto Giovanni Klaus Koenig: “sfido chiunque a disegnarne uno più semplice e migliore, egualmente divertente e con un’immagine della stessa forza”.