La strana estate di Nantes: un singolare viaggio nell'arte contemporanea


Fino al 31 agosto 2025, Nantes invita a un’immersione nell’Étrange Été. Un percorso artistico che esplora la città attraverso installazioni che sfidano la percezione, interrogano la storia e riflettono sul rapporto uomo-natura. Una Nantes dove l’arte mira a trasformare il quotidiano in un’esperienza fuori dall’ordinario.

Anche quest’anno, fino al 31 agosto 2025, la città di Nantes in Francia si trasforma nel palcoscenico di Le Voyage à Nantes: L’Étrange Été, la manifestazione d’arte che tutti gli anni torna ad animare le sue strade. L’edizione di quest’anno, concepita da Jean Blaise, fondatore dell’evento, insieme alle sue équipe di progetto, invita il pubblico a esplorare la città sotto il segno dell’“Etrangeté”. È una lettura di Nantes intrinsecamente legata alla sua storia e alla sua contemporaneità, dove la città stessa orchestra una sorta di “cacofonia eterogenea” capace di condurre il flâneur, se solo presta attenzione, su sentieri inaspettati. L’essenza di questo “strano” sta nella capacità delle opere d’arte di orchestrare incontri improbabili, sovvertendo le gerarchie e i codici stabiliti, proprio come accade in un carnevale, dove ciò che si vede e il suo significato possono apparire incerti. L’ibridazione, lo spostamento e il racconto diventano strumenti privilegiati dagli artisti per far cogliere il vero mistero della città.

Molti i temi esplorati da questa edizione. Si parte dalle riflessioni su potere e memoria, tema che viene esplorato da Iván Argote e Willem de Haan. Argote, artista colombiano la cui opera si articola attorno a queste nozioni e a quella dell’identità, sfida i racconti storici dominanti proponendo versioni alternative, spesso intrise di umorismo e poesia. Per Nantes, nella pedonalizzata Rue Joffre, è stato catturato dalla prospettiva che si apre sulla maestosa colonna di Place Maréchal Foch dall’église Saint-Clément. La sua opera, Antípodos, consiste in due sculture in bronzo di personaggi con i piedi all’indietro, posizionate alle estremità dell’area pedonale di Rue Maréchal-Joffre. Queste figure anonime sfidano la gravità, “assaltando” sia la facciata di un banale edificio che la colonna di Luigi XVI, uno dei rari monumenti in Francia a lui dedicati. Argote spinge la riflessione oltre, creando un’illusione ottica che fa “scomparire” la scultura di Luigi XVI tramite una struttura a specchi, un gesto che ricollega l’opera alla storia stessa della colonna, rimasta senza statua per decenni a causa dell’instabilità politica tra il 1790 e il 1823. Questo dispositivo invita a riconsiderare la presenza di simboli monarchici nello spazio pubblico, riorientando l’attenzione sulla città in evoluzione e le sue dinamiche sociali. Analogamente, Willem de Haan, artista olandese che indaga il nostro rapporto con lo spazio pubblico e le strutture urbane, propone Latest Version per la storica Place Royale. Il suo progetto attualizza la fontana monumentale del XIX secolo sostituendo le statue allegoriche originali con figure iperrealistiche di attuali abitanti di Nantes, scelti per la loro professione, il loro impegno e il loro legame con le trasformazioni della città nel XXI secolo. Quattordici personaggi incarneranno i cinque fiumi del territorio e otto settori di attività emblematici, riflettendo le evoluzioni recenti di Nantes. Le sculture originali non verranno rimosse, ma ricontestualizzate in una struttura che evoca le riserve museali, evidenziando il dialogo tra passato e presente e la resilienza della città.

Numerosi artisti si confrontano poi con la relazione tra uomo, natura e vivente. Gloria Friedmann, la cui opera è intrisa di preoccupazioni ecologiche e di un dialogo continuo tra umano, animale e natura, presenta due installazioni. Alla HAB Galerie, Combien de terres faut-il à l’homme? si ispira alla novella di Tolstoj sulla cupidigia umana, invitando a riflettere sui problemi ambientali e i pericoli della civiltà moderna. La mostra, un itinerario che si oscura progressivamente, presenta opere come Le Regardeur con occhi di ammoniti millenari, e Cobaye, un uomo di terra con una testa gigantesca che gli impedisce di muoversi, circondato da sfere di terra, simbolo dell’insaziabile appetito umano. Parallelamente, nella Cour de l’hôtel de Châteaubriant, Carnaval de la famille Durand mostra dieci figure ibride a dimensione umana con teste di uccelli esotici, un “nuovo esemplare ibrido uomo/uccello” che richiama le tradizioni carnevalesche e la storia di Nantes legata al commercio triangolare e all’esotismo.

Prune Nourry, affascinata dai miti della creazione, dalle origini e dal funzionamento del corpo femminile, porta a Place Graslin Mothership. Questa scultura monumentale, lunga quasi 17 metri, prende la forma di scafi di barche capovolti, evocando il passato portuale di Nantes come uno dei porti più antichi di Francia. Realizzata con strutture metalliche, l’opera è attraversabile, permettendo al pubblico di entrare nel suo “ventre”, un gesto che ricorda i Temazcales preispanici, capanne simbolo di rigenerazione. Éléonore Saintagnan, con Vies de bêtes al Passage Sainte-Croix, sonda le relazioni tra realtà e finzione, cultura popolare e filosofia attraverso la coabitazione uomo-animale. L’esposizione include Giant Fish, un’immensa marionetta iperrealistica di pesce che sembra essersi arenata, ispirata a una parabola anti-capitalista e anti-militarista, e un video che la mostra agonizzante in un paesaggio apocalittico, evocando un ciclo infinito di resurrezione. Ancora, Laurent Tixador, artista che si definisce “bricoleur e sperimentatore” e che esplora il concetto di capanna come forma di resistenza e libertà, propone Épilogue sylvestre (Terminus forêt — Retour aux forêts) concentrandosi sulla costruzione di “capanne” con materiali di scarto, per esempio rifiuti di legno provenienti da potature e tempeste recenti, con la collaborazione di studenti di architettura e belle arti di Nantes. L’opera, esposta al Parc de Procé, verrà poi fotografata e riprodotta in adesivo su un tram che circolerà per la città. Spazio anche al cduo Maison Pelletier Ferruel (Aurélie Ferruel e Stéphane Pelletier) che porta al Jardin des Plantes Trouver les égards. Dopo aver segnalato alberi notevoli in tutta la città nell’edizione 2024, questi “gioielli” decorativi in vetro, ispirati alla natura e a creature simbiotiche, saranno concentrati sulla “montagna” del Jardin des Plantes, in un settore ricco di conifere con una vista privilegiata sull’intero giardino. Nascosti tra i rami o sospesi su un sentiero, questi gioielli diventano parte integrante di un paesaggio modellato dal tempo, dall’uomo e dalla natura, invitando a un’esplorazione sensibile di questa parte storica del giardino.

Iván Argote, Antípodos (2025) © Iván Argote / LVAN
Iván Argote, Antípodos (2025) © Iván Argote / LVAN
Gloria Friedmann, Le Cobaye (2015) © Gloria Friedmann
Gloria Friedmann, Le Cobaye (2015) © Gloria Friedmann
Prune Nourry, Mothership (2025) © Prune Nourry / LVAN
Prune Nourry, Mothership (2025) © Prune Nourry / LVAN
Éléonore Saintagnan, Ver-Vert ou le Voyage à Nantes (2025). Opera realizzata da Sophie Coeffic, costruttrice di marionette. Produzione Le Voyage à Nantes e Michigan Films
Éléonore Saintagnan, Ver-Vert ou le Voyage à Nantes (2025). Opera realizzata da Sophie Coeffic, costruttrice di marionette. Produzione Le Voyage à Nantes e Michigan Films
Laurent Tixador, Épilogue sylvestre (Terminus forêt — Retour aux forêts) (2025) © Philippe Piron / LVAN
Laurent Tixador, Épilogue sylvestre (Terminus forêt — Retour aux forêts) (2025) © Philippe Piron / LVAN
Maison Pelletier Ferruel, Trouver les égards (2024) © Martin Argyroglo / LVAN
Maison Pelletier Ferruel, Trouver les égards (2024) © Martin Argyroglo / LVAN

L’“Etrangeté” si manifesta anche nella rilettura degli spazi e delle percezioni. Jenna Kaës trasforma il Dispensaire Jean V del museo Dobrée, un prezioso esempio di architettura ospedaliera del primo ‘900, in Aurarium, un reliquiario contemporaneo. L’installazione esplora il misticismo e la materializzazione dello spirituale, attingendo dall’universo del cineasta David Lynch e ai simboli fantastici dell’architettura di Nantes, come le decorazioni del Castello dei Duchi di Bretagna, del Passage Pommeraye o del bestiario del Palais Dobrée. Gli oggetti storici del museo Dobrée, come il cardiotafio di Anna di Bretagna (una scatola d’oreficeria contenente il cuore della defunta), coesistono con nuove creazioni, ricreando i codici dei reliquiari e dei cabinet di curiosità, instaurando un dialogo tra passato e presente. Flora Moscovici, con Peinture Tolérance Toujours in Rue de l’Héronnière, crea una pittura in situ che dialoga con una facciata Art Déco. L’artista, nota per le sue pitture che si espandono nell’ambiente partendo dall’osservazione dei dettagli che stimolano l’immaginazione. Estendendo i colori della facciata al suolo e ai basamenti, l’opera, realizzata con pitture a base di calce e pigmenti, si evolve con la luce e il tempo, sbiadendo sotto l’effetto degli elementi naturali e dei passi dei passanti.

Si prosegue con le opere di Romain Weintzem, scultore che interroga la dominazione e l’autorità attraverso opere che combinano umorismo e critica sociale, e che presenta due installazioni. Al Lycée Clemenceau, tra Rue de Richebourg e Rue Clemenceau, La Mauvaise Troupe espone figure mimetizzate con strumenti di fanfara sulle mura del liceo. Quest’opera è un omaggio al gruppo studentesco sovversivo SARS e alla loro rivista “En route mauvaise troupe”, pubblicata nel 1913, le cui azioni antimilitariste e antipatriottiche fecero scandalo e sono considerate il primo atto del surrealismo. La sua seconda installazione, Le Bruit des bottes, mostra una trentina di paia di stivali militari che progrediscono lungo i gradini di una scalinata, guidati da scarpe da clown, mentre i proprietari rimangono invisibili. L’espressione “Le Bruit des bottes” qualifica l’ascesa dell’autoritarismo.

Aurélie Ferruel e Florentine Guédon, con Bras dessus, bras dessous al Parc des Oblates, reinventano il gioco degli scacchi su larga scala, trasformandolo in uno spazio di esplorazione collettiva dove la competizione cede il posto alla cooperazione. Le artiste, che dal 2019 studiano le forme di trasmissione e i racconti popolari. Il tabellone è una scultura/pittura che rappresenta una cartografia vivente della biodiversità locale, illuminando le dinamiche naturali che modellano il territorio.

Jenna Kaës, Aurarium (2025) © Jenna Kaës
Jenna Kaës, Aurarium (2025) © Jenna Kaës
Flora Moscovici, Peinture Tolérance Toujours (2025) © Photographie DR
Flora Moscovici, Peinture Tolérance Toujours (2025) © Photographie DR
Romain Weintzem, La Mauvaise Troupe (2025) © Romain Weintzem. Foto: Phillippe Piron / LVAN
Romain Weintzem, La Mauvaise Troupe (2025) © Romain Weintzem. Foto: Phillippe Piron / LVAN
Aurélie Ferruel et Florentine Guédon, Bras dessus, bras dessous (2025) © Aurélie Ferruel et Florentine Guédon
Aurélie Ferruel et Florentine Guédon, Bras dessus, bras dessous (2025) © Aurélie Ferruel et Florentine Guédon

L’estate di Nantes porta anche diverse mostre nei musei. Il Musée d’arts de Nantes, in collaborazione con il Buffalo AKG Art Museum (USA), presenta Electric Op. De l’art optique à l’art numérique, anch’essa in programma fino al 31 agosto 2025. Questa esposizione esplora i legami tra l’arte ottica (Op Art) degli anni Cinquanta e Sessanta, con esponenti come Victor Vasarely, Yaacov Agam e Bridget Riley, e l’arte video e informatica (new media art) fino ai giorni nostri. L’obiettivo è dimostrare come l’Op Art, considerata la prima estetica dell’era dell’informazione, abbia influenzato la creazione contemporanea e come gli artisti del movimento abbiano utilizzato le nuove tecnologie per amplificare le loro possibilità creative. La mostra riunisce oltre 80 opere, tra dipinti, sculture e video, mettendo in luce le connessioni tra questi movimenti artistici.

Le Lieu Unique ospita invece In silentio, un’esposizione di Jeanne Vicerial e Claire Marin, fino al 31 agosto 2025. La mostra nasce dall’incontro tra la tessitrice Jeanne Vicerial e la filosofa Claire Marin, che esplorano il segreto, i sussurri e le parole interiori prodotti dal silenzio. Attraverso sculture tessili enigmatiche, l’esposizione presenta figure ibride che sfuggono alle categorie di genere o specie, come sentinelle fiere e mute, interrogando i nostri corpi e le loro trasformazioni, e se appartengano al passato o al futuro.

L’Île de Nantes si anima con il Campus Créatif, un percorso per le scuole che svela i retroscena dell’innovazione e della creazione di fronte alle questioni di transizione ambientale e sociale. L’ENSA Nantes Université espone Notre deuxième maison, un’immersione intima negli spazi di lavoro degli studenti di architettura, che raccontano la fabbrica pedagogica dell’architetto di domani. L’École des Beaux-Arts Nantes Saint-Nazaire presenta All Over, mostrando creazioni degli studenti dell’ultimo anno ispirate a un viaggio di studio a Marfa, Texas, oltre alle opere degli Eugénie Zély e Clément Laigle, e selezioni di lavori dei corsi pubblici. La Halle 6 Ouest – Nantes Université svela Ceci n’est pas un pont, il frutto di un lavoro collettivo interdisciplinare: un ponte di Leonardo da Vinci in costruzione, simbolo dei futuri metodi di produzione, che espone tutte le tappe di riflessione, concezione e fabbricazione. Les Écoles Créatives ESMA-CinéCréatis invitano a L’Étrange Atelier du cordonnier, un’installazione che gioca con l’illusione di scarpe stampate in 3D che evocano l’artigianato senza l’usura del cuoio.

Infine, il Château des ducs de Bretagne ospita la mostra Hokusai, chefs-d’œuvre du musée Hokusai-kan d’Obuse, fino al 7 settembre 2025. Questa esposizione, in partnership con il museo Hokusai-kan del Giappone, si concentra sui temi cari al grande maestro giapponese, come il rapporto con la natura, l’acqua, le onde, il Monte Fuji (suo soggetto prediletto lungo tutta la vita), e le figure tradizionali delle bellezze e degli attori di Kabuki dell’epoca Edo. Un’occasione ammirare un significativo numero di opere originali, disegni e dipinti, alcuni dei quali esposti per la prima volta in Occidente. Nantes, con la sua storia e la sua costante evoluzione, vuole diventare così terreno fertile per un dialogo artistico che stimola la percezione e invita a rimettere in discussione le convenzioni, trasformando la passeggiata estiva in una sorta di avventura nel cuore della “stranezza” contemporanea.


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