Ulisse a Forlì: una mostra ricca che vale ritorni ripetuti


Impressioni dalla mostra “Ulisse. L'arte e il mito”, ai Musei San Domenico di Forlì, dal 15 febbraio al 21 giugno 2020.

Nulla sarebbe ricordato e nulla poi sarebbe stato cantato, ma in un lontano giorno “bello di fati e di sventure baciò la sua petrosa Itaca, Ulisse”. Di lì si estese l’immenso mito dell’uomo della “metis”, dell’infinitudine della macchinazione mentale, dell’intricarsi e dello sfuggire a mortali e spiriti, dell’avidità della conoscenza con esperienze inaudite, e infine dell’ardore di un approdo a un letto prodigioso che nessun altro re possedeva.

Ulisse è lo sconvolgimento di ogni pensiero ed è l’anelito all’appagamento.

Tutto cominciò con un dolcissimo despogliarsi di tre dee per un premio immortale: la mela d’oro della suprema bellezza! Si spogliarono dunque davanti all’arbitro umano divinamente scelto: era il bel Paride biondo, il principe desiato di Ilio. A lui Afrodite sussurrò una segreta promessa.

Ecco perché la Mostra di Forlì è un’antologia inebbriante di nudi femminili, di membra e venustà, di carni roride e di movenze, come giammai i romagnoli poterono godere, neppure nel ventennio del benandato loro conterraneo. Una Mostra cosmica dell’amore umano, sempre agognato e sempre tumultuoso di ansie, di pericoli, di scontri e di lamenti. Negli incontri e nei conflitti Ulisse affronta e prova, escogita, inganna, svicola e giunge alla “ubris” sconcertante e salvifica, ma a volte sa diventare aedo.

Questa è la premessa.

Due sono gli incipit della Mostra: uno nell’imperturbata solennità della basilica domenicana dove si schierano, nella loro maestà impressionante, gli Dei olimpici, i detentori dei destini: uno schieramento che vale una intera stagione di meditazione archeologica, una “ouverture” grandiosa, pronuba fatalmente alle vicende di Odisseo; l’altro è la figura indicibile della Venere callipigia che stante si volge a mirare le sue cluni melodiose, specchiate nelle limpide acque del labrum marmoreo che la circonda. Cosicché il visitatore di questa immensa fatica di Gianfranco Brunelli trova un ricco viatico preludiale per un cammino che inesauribilmente lo conduce al racconto del grande poema omerico.

Una trama tesa tra il rapimento di Elena da parte dell’estasiante principe pastore, e la distruzione di Troia, la “iliou persis” preparata dal cavallo ingannatore e contrastata tragicamente da Laocoonte; culminata nel sacrilego strappo del Palladio sull’arce sacra, dovuto esattamente a Ulisse insieme con Diomede, e continuata nei drammatici “nostoi” (i ritorni) degli indegni comandanti achei. Tortuoso e decennale il nautico ritorno di Ulisse, tra maghe e sirene, Lestrigoni e ciclopi, ninfe e fanciulle, sino all’approdo come naufrago incognito nella sua Itaca: qui il riconoscimento della nutrice Euriclea, e la battaglia con i Proci; infine il premio della fedeltà di Penelope e il ritrovamento del magnifico letto coniugale ricavato da un sol tronco, quasi il premio emblematico alle contraddizioni di una virilità eccezionale e contraddittoria, emblematica nella vicenda umana.

Una Mostra che vale il richiamo di estese folle, che lascia un patrimonio tematico di opere d’arte senza limiti espressivi, dall’antichità greco-romana al medioevo, dal rinascimento ai secoli moderni e ai conati contemporanei; che vale una lunga tappa a Forlì, o ritorni ripetuti. Un catalogo stupendo per ricchezza culturale, sostenuta da un impegno impaginativo e riproduttivo di eccellente merito da parte di Silvana editoriale.

Sala della mostra Ulisse. L’arte e il mito a Forlì, Musei San Domenico, dal 15 febbraio al 21 giugno 2020
Sala della mostra Ulisse. L’arte e il mito a Forlì, Musei San Domenico, dal 15 febbraio al 21 giugno 2020


Sala della mostra Ulisse. L’arte e il mito a Forlì, Musei San Domenico, dal 15 febbraio al 21 giugno 2020
Sala della mostra Ulisse. L’arte e il mito a Forlì, Musei San Domenico, dal 15 febbraio al 21 giugno 2020


La nave greca di Gela, parte del percorso della mostra
La nave greca di Gela, parte del percorso della mostra


Arte romana, Venere callipigia (I secolo d.C., copia da originale greco del II sec. a.C.; marmo, altezza 165 cm; Napoli, Museo Archeologico Nazionale)
Arte romana, Venere callipigia (I secolo d.C., copia da originale greco del II sec. a.C.; marmo, altezza 165 cm; Napoli, Museo Archeologico Nazionale)


John William Waterhouse, Sirena (1900; olio su tela, 81 x 53 cm; Londra, Royal Academy of Fine Arts)
John William Waterhouse, Sirena (1900; olio su tela, 81 x 53 cm; Londra, Royal Academy of Fine Arts)


Arte romana, Ulisse (I sec. d.C.; marmo, 39 x 47 cm; Sperlonga, Museo Archeologico Nazionale)
Arte romana, Ulisse (I sec. d.C.; marmo, 39 x 47 cm; Sperlonga, Museo Archeologico Nazionale)


Domenico Beccafumi, Penelope (1519; olio su tavola, 84 x 48 cm; Venezia, Pinacoteca Manfrediniana del Seminario Patriarcale)
Domenico Beccafumi, Penelope (1519; olio su tavola, 84 x 48 cm; Venezia, Pinacoteca Manfrediniana del Seminario Patriarcale)


Lèon Belly, Les Sirènes (1867; olio su tela, 363 x 300 cm; Saint-Omer, Musée de l’hôtel Sandelin)
Lèon Belly, Les Sirènes (1867; olio su tela, 363 x 300 cm; Saint-Omer, Musée de l’hôtel Sandelin)


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L'autore di questo articolo: Giuseppe Adani

Membro dell’Accademia Clementina, monografista del Correggio.



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