Il Salterio di Utrecht e la sua eredità

Antiquitates

2013, Seconda puntata

Il "salterio" è un testo in cui sono raccolti i 150 salmi, ovvero gli inni religiosi che secondo la tradizione sarebbero stati composti dal re Davide. Il salterio di Utrecht, capolavoro di produzione carolingia, rappresenta uno dei più interessanti manoscritti dell'alto Medioevo, e rappresentò una fonte di innumerevoli suggestioni per tante scuole di miniatura. Luca in questo articolo ci parla del salterio di Utrecht e di alcuni salteri che presero ispirazione proprio dal capolavoro che prende il nome dal suo odierno luogo di conservazione (la Biblioteca Universitaria di Utrecht in Olanda).

Ci sono creazioni, nella storia dell’arte, così potenti, fascinose, ammaliatrici, incantatrici e così ammirate che lasciano di sé un ricordo, una scia nel tempo, tornando in creazioni successive; un po’ come un codice genetico che passa di generazione in generazione mutando secondo il corso del tempo. Prendiamo ad esempio la tela che rappresenta la Flagellazione di Cristo dipinta da Caravaggio: la figura in basso a sinistra intenta a legare una fascina altro non è che una pura citazione, un omaggio che il pittore lombardo fa alla statua ellenistica del così detto Arrotino conservata agli Uffizi di Firenze.

Il Salterio di Utrecht (Utrecht, University Library, Ms. 32) è considerato il capolavoro della produzione libraria Carolingia e uno dei manoscritti più straordinari ed intriganti che siano mai stati realizzati. Questo è sicuramente vero oggi per gli studiosi e appassionati di arte medioevale e di miniatura; tuttavia il manoscritto è stato sicuramente tenuto in grande considerazione anche dai lettori del IX secolo in quanto esso si distanziava da quelli che erano i normali canoni di un testo del genere. Era più largo di un normale salterio, scritto in un carattere inusuale, il layout era completamente diverso, ma soprattutto aveva uno stupefacente ciclo di non meno di 166 disegni a penna dinamici, quasi impressionistici ed illusionistici, con figure tutte in “violento” movimento.

Il salterio non era certo un libro sconosciuto ad un lettore del IX secolo. Con il termine “salterio” si intende infatti il testo che raccoglie i circa 150 salmi – composti secondo la tradizione da Re Davide in persona – che venivano recitati continuamente durante la giornata e sui quali si imparava a leggere. Si tratta quindi di un testo la cui conoscenza era diffusa sia tra i laici che tra i religiosi. Il Salterio di Utrecht reca un completo ciclo di illustrazioni talvolta letterarie di ogni salmo.

Non si conosce l’esatto luogo di realizzazione di questo capolavoro. Le sue caratteristiche – l’eccellente qualità della pergamena (92 carte di pelle di vitello lavorate magistralmente); il grande formato (33x25 cm circa); l’uso di un carattere, la capitale rustica, ormai caduto in disuso nel periodo carolingio; lo stile che certamente si rifà ad una precedente tradizione tardo antica – fanno pensare senza grandi timori di essere smentiti, ad uno scriptorium della scuola di Reims, in Francia, ai tempi in cui fu abate Ebbone , negli anni 816-835. Questa fu una figura di spicco nel panorama politico all’indomani della morte di Carlo Magno (avvenuta nell’814) e importantissima per il rinnovamento della miniatura carolingia: egli infatti raccolse libri di ogni genere ed epoca, ma anche validi artisti e miniatori in grado di operare tale rinnovamento. Per convincerci della veridicità di tale ipotesi basta fare un confronto tra le miniature del Salterio di Utrecht con quelle dei così detti Vangeli di Ebbone, di cui si propone qui il ritratto dell’evangelista Matteo. Gli studiosi propongono che i due testi siano stati realizzati nello stesso giro di anni presso Hautvillers, a sud di Reims.

L’uso della capitale rustica come carattere principale di scrittura non stupisce più di tanto, ma nonostante tutto apre una serie di affascinanti interrogativi. Siamo, occorre ricordarlo, nel periodo della così detta “rinascenza carolingia” ovvero un tempo di assestamento culturale oltre che di grande floridezza. Una delle grandi novità fu l’imposizione dell’uso di un carattere unico, la “carolina”, volto a dare uniformità alla scrittura. Il Salterio di Utrecht tuttavia non è un manoscritto canonico, come abbiamo visto, ma qualcosa di pregiatissimo, di ricco, di particolare e quindi esce fuori dai canoni e dalle regole. Non si tratta di un testo di uso quotidiano bensì di un prodotto di lusso che serve a dare lustro a chi lo possieda. L’uso di un carattere “morto” ma antico, anzi “classico” non fa che aumentare il prestigio e il valore del testo. Non dimentichiamo che in questi anni almeno tre codici tardo antichi sono presenti nelle biblioteche del regno carolingio e che possono aver ispirato il redattore del testo del Salterio di Utrecht. Uno di questi codici è il così detto “Virgilio Romano” di cui ci siamo occupati in un’altra puntata.

Un’opera monumentale del genere non è stata realizzata da un’unica persona ma da un’equipe di artisti tra copisti e decoratori che si sono alternati all’opera. L’impaginazione del testo e delle illustrazioni è stata architettata e studiata prima di cominciare a mettere mano sulla pergamena e questo lo si vede dalla sostanziale precisione e regolarità con cui si susseguono scrittura e decorazione miniata lungo le 92 carte che compongono il testo.

Il Salterio di Utrecht ha peregrinato a lungo durante la sua vita lunga oltre mille anni. Non è possibile rintracciare tutte le tappe del suo percorso ma riusciamo a ritrovarlo qua e la dalla Francia all’Inghilterra, fino a che nel 1716 entra a far parte e anzi diviene il fiore all’occhiello della collezione della biblioteca universitaria di Utrecht dove si trova tutt’oggi.

Tra il 1000 e il 1200 il Salterio si trova in Inghilterra, più esattamente nello scriptorium della biblioteca della cattedrale di Canterbury, dove viene consultato, ammirato, studiato, venerato e, come vedremo, “saccheggiato” nel senso che il suo preziosissimo apparato decorativo viene preso a modello per le decorazioni miniate di altri manoscritti. Ad oggi ne conosciamo tre (Salterio Harley, Salterio di Eadwine e il Salterio di Parigi). Le decorazioni monocromatiche del salterio di Utrecht in Inghilterra prendono vita e colore, vengono inserite a volte all’interno di cornici di contenimento e quindi si trasformano in qualcosa che il salterio di Utrecht non era.

Salterio Harley (London, British Library, Harley Ms. 603): Probabilmente la prima delle copie fatte del salterio di Utrecht una volta portato in Inghilterra nel primo quarto dell’XI secolo, poco prima della conquista normanna dell’ Inghilterra.

Salterio di Eadwine (Cambridge, Trinity College, Ms. R.17.1): La decorazione data agli anni ’60 del XII secolo ed è fuori di dubbio che in quel giro di anni il Salterio di Utrecht si trovasse a Canterbury dato che le decorazioni del Salterio Eadwine discendono direttamente da quelle di Utrecht. Si chiama Salterio di Eadwine in quanto uno dei suoi decoratori, il monaco Eadwine si è rappresentato all’interno di una miniatura nell’intento di decorare il manoscritto e si è definito “scriptorium princeps

Salterio di Parigi (Paris, Bibliothèque nationale de France, Ms. Lat. 8846): Viene datato alla fine del XII secolo, pochi decenni dopo Eadwine. Tuttavia tutto è di nuovo cambiato. Siamo all’indomani dell’avvento del gotico e la decorazione di questo manoscritto riflette a pieno il cambiamento culturale e artistico. E’ chiamato Salterio Anglo-Catalano in quanto la sua decorazione è stata completata nel XIV secolo in uno stile completamente differente, quando il testo si trovava in Spagna.

Il Salterio di Utrecht fu di esempio ed ispirazione per varie altre creazioni artistiche sia nel periodo contemporaneo alla sua realizzazione, sia in quello in cui esso fu in Inghilterra.Il confronto coi tre salteri inglesi permette di analizzare a pieno il passaggio culturale e la visione artistica di miniatori appartenenti a momenti diversi, ma operanti in uno stesso luogo (lo scriptorium della cattedrale di Canterbury) e che riflettono su quello che fino da allora venne considerato un capolavoro indiscusso dell’arte miniatoria. Si conclude quindi offrendo una panoramica che mostri l’illustrazione del medesimo salmo, il Salmo 11 nei quattro testi:
Utrecht
Harley
Eadwine
Paris

Bibliografia:
K. van der Horst, W. Noel, W. C.M. Wüstefeld, The Utrecht Psalter in Medieval Art. Picturing the Psalms of David, Utrecht 1996

Luca Cipriani








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