Risolto il mistero delle Piramidi? Una nuova scoperta può indicare come furono costruite


Un gruppo di ricercatori americani ed egiziani ha scoperto le prove dell’esistenza di un antico ramo del Nilo che scorreva vicino alle Piramidi: forse è la prova che il fiume fu utilizzato come via di trasporto per il materiale da costruzione.

La scoperta di un gruppo di ricercatori statunitensi ed egiziani potrebbe far luce sul modo in cui sono state costruite le piramidi. E questo mistero passa da un ramo scomparso del Nilo, il grande fiume che scorre lungo l’Egitto. Ne è convinto un team dell’University of North Carolina Wilmington, che ha lavorato assieme ai colleghi egiziani dell’Istituto Nazionale di Astronomia e Geofisica del Cairo: le piramidi furono infatti costruite lungo il ramo ormai non più esistente, circostanza che sottolinea l’importanza del fiume come arteria culturale e dimostra come gli esseri umani storicamente siano stati influenzati dai cambiamenti ambientali. Questi risultati sono stati riportati in uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Communications Earth & Environment e, secondo i ricercatori, potrebbero spiegare perché le piramidi sono concentrate in quella che oggi è una striscia stretta e inospitale del deserto del Sahara.

“Molti di noi che sono interessati all’antico Egitto sanno che gli egiziani dovevano aver utilizzato un corso d’acqua per costruire i loro enormi monumenti, come le piramidi e i templi della valle, ma nessuno era certo della posizione, della forma, delle dimensioni o della vicinanza di questo mega corso d’acqua al sito vero e proprio delle piramidi”, ha dichiarato in una nota la professoressa Eman Ghoneim dell’università di Wilmington, a capo dell’équipe di studiosi. “La nostra ricerca offre la prima mappa di uno dei principali rami antichi del Nilo e lo collega con i più grandi campi delle piramidi dell’Egitto”.

Le Piramidi di Giza. Foto: Osama Elsayed
Le Piramidi di Giza. Foto: Osama Elsayed

I campi delle piramidi egiziane tra Giza e Lisht furono costruiti in un periodo di 1.000 anni a partire da circa 4.700 anni fa. Ora si trovano ai margini dell’inospitale deserto occidentale all’interno del deserto del Sahara. Prove sedimentarie suggeriscono che il Nilo avesse una portata molto più elevata, con il fiume che si divideva in diversi rami in alcuni punti. I ricercatori avevano precedentemente ipotizzato che uno di questi rami potesse scorrere vicino alle piramidi, ma l’ipotesi non era mai stata confermata. Ghoneim e i suoi colleghi hanno studiato immagini satellitari, hanno condotto indagini geofisiche e hanno analizzato campioni di sedimenti per confermare la posizione dell’ex ramo del fiume, che propongono di chiamare Aharamat, ovvero “piramidi” in arabo. I ricercatori suggeriscono che un maggiore accumulo di sabbia portata dal vento, legato a una grave siccità iniziata circa 4.200 anni fa, potrebbe essere uno dei motivi della migrazione del ramo verso est e del conseguente insabbiamento.

La scoperta potrebbe spiegare perché le piramidi erano concentrate lungo questa striscia di deserto vicino all’antica capitale egizia di Menfi, poiché sarebbero state facilmente accessibili tramite il ramo del fiume al momento in cui furono costruiti. Inoltre, Ghoneim e i suoi colleghi hanno scoperto che molte delle piramidi avevano strade rialzate che terminavano sulle sponde del fiume del ramo di Ahramat: questa circostanza potrebbe essere la prova che il fiume veniva utilizzato per il trasporto di materiali da costruzione. Dunque, la ricerca futura per trovare altri rami estinti del Nilo potrebbe aiutare a dare priorità agli scavi archeologici lungo le loro rive e a proteggere il patrimonio culturale egiziano.

La professoressa Eman Ghoneim alle Piramidi di Giza
La professoressa Eman Ghoneim alle Piramidi di Giza

Il ramo di Ahramat, secondo i ricercatori, potrebbe aver avuto un ruolo nella costruzione dei monumenti e forse era contemporaneamente attivo e utilizzato come via d’acqua per il trasporto di operai e materiali da costruzione verso i siti delle piramidi. “La scoperta del ramo di Ahramat”, si legge nel documento scientifico, “non è solo cruciale per la nostra comprensione del motivo per cui le piramidi furono costruite in queste specifiche aree geografiche, ma anche per comprendere come le piramidi furono raggiunte e costruite dalle antiche popolazioni. Molti studiosi hanno ipotizzato che gli antichi egizi usassero il fiume Nilo per trasportare materiali da costruzione ai cantieri delle piramidi, ma fino ad ora questo antico ramo del Nilo non era stato completamente scoperto o mappato. Questo lavoro può aiutarci a comprendere meglio l’antico contesto idrologico di questa regione, che a sua volta ci aiuterebbe a saperne di più sui parametri ambientali che potrebbero aver influenzato la decisione di costruire queste piramidi nelle loro posizioni attuali durante il periodo dell’Egitto dei faraoni”.

Le piramidi reali nell’antico Egitto non sono monumenti isolati, ma sono unite con diverse altre strutture per formare dei complessi monumentali. Oltre alla piramide stessa, il complesso comprendeva il tempio funerario accanto alla piramide, un tempio a valle più lontano dalla piramide sulla riva di un corso d’acqua e una lunga strada rialzata in pendenza che collegava i due templi. La strada forniva l’accesso al sito della piramide e faceva parte degli aspetti religiosi della piramide stessa in quanto utilizzata come passerella cerimoniale. Nell’area studiata dagli archeologi, si è riscontrato che molte delle strade rialzate delle piramidi corrono perpendicolari al corso del ramo di Ahramat e terminano direttamente sulla riva del fiume.

Elaborazione grafica che mostra il ramo Ahramat del Nilo vicino alle piramidi di Giza
Elaborazione grafica che mostra il ramo Ahramat del Nilo vicino alle piramidi di Giza

Nei complessi delle piramidi, i templi della valle all’estremità delle strade rialzate fungevano anche da porti fluviali. Questi porti erano il punto di ingresso per i visitatori che arrivavano via fiume, o lungo le strade cerimoniali verso la piramide. Sono innumerevoli, afferma lo studio, i templi che non sono stati ancora trovati e che potrebbero essere ancora sepolti sotto i campi agricoli e le sabbie del deserto lungo la riva del fiume del ramo di Ahramat. Cinque di questi templi, tuttavia, sono parzialmente sopravvissuti ed esistono ancora nell’area studiata dai ricercatori: erano posizionati adiacenti alla riva del ramo di Ahramat, il che implica che questo ramo del fiume venisse utilizzato già durante l’Antico Regno, al momento della costruzione delle piramidi dell’area. L’analisi dell’elevazione del suolo delle piramidi prese in esame dallo studio e la loro vicinanza alla pianura alluvionale ha contribuito a spiegare la posizione e il relativo livello dell’acqua del ramo di Ahramat durante il periodo compreso tra l’Antico Regno e il Secondo Periodo Intermedio (circa 2649-1540 a.C.). Il ramo di Ahramat aveva un livello dell’acqua alto durante la prima parte dell’Antico Regno, specialmente durante la IV dinastia. Ciò è evidente dalla considerevole elevazione del terreno e dalla lunga distanza dalla pianura alluvionale delle piramidi datate a quel periodo. E ancora, i dati provenienti dai carotaggi del suolo vicino a Menfi hanno indicato che l’insediamento dell’Antico Regno è coperto da circa 3 metri di sabbia. Di conseguenza, il ramo di Ahramat fu inizialmente posizionato più a ovest durante l’Antico Regno e poi spostato a est durante il Medio Regno a causa degli accumuli di sabbia indotte dalla siccità del Primo Periodo Intermedio, un periodo di decentralizzazione e debole dominio faraonico nell’antico Egitto, che copre circa 125 anni (2181–2055 a.C.) dopo l’era dell’Antico Regno. Il ramo di Ahrmat continuò a spostarsi verso est durante il Secondo Periodo Intermedio finché non perse gradualmente la maggior parte delle sue riserve d’acqua durante il Nuovo Regno.

Il lavoro è stato finanziato da una sovvenzione della National Science Foundation assegnata a Ghoneim, alla professoressa associata dell’Università di Memphis Suzanne Onstine e al professore associato della Macquarie University Tim Ralph: sia Onstine che Ralph hanno partecipato alla ricerca.


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