Il Mugello, l’ampia valle che si apre attorno al fiume Sieve in Toscana, a nord di Firenze, custodisce uno dei capitoli più importanti del Liberty italiano, e questo grazie soprattutto alla storia della famiglia Chini, protagonista di un percorso artistico che lega ceramica, decorazione, architettura e arti applicate e che ha lasciato qui una parte significativa della sua produzione, tanto da poter immaginare un itinerario del liberty che conduce tra palazzi, chiese e ville dove sono conservati interventi preziosi, oggi documentati anche dal portale Liberty Mugello. Le radici della dinastia risalgono a Pietro Alessio Chini (1800-1875), pittore classicista dell’Ottocento, seguito da Leto, Dario, Tito e Lino, che consolidarono un patrimonio culturale familiare destinato a fiorire con Galileo Chini. Nato a Firenze nel 1873, Galileo divenne figura centrale del Liberty europeo grazie a un linguaggio raffinato, fatto di linee ritmiche, eleganze cromatiche e richiami naturalistici. Nel 1897 fondò la Manifattura dell’Arte della Ceramica, a cui si unì il cugino Chino; nel 1906 i due aprirono a Borgo San Lorenzo le Fornaci San Lorenzo, segnando l’inizio di una stagione creativa innovativa.
Per quarant’anni le Fornaci produssero ceramiche, vetrate, ferri battuti, arredi e interventi architettonici, coinvolgendo l’intera famiglia e dando vita a opere raffinate che anticiparono il gusto Déco. Dopo la partenza di Galileo per il Siam, la direzione artistica passò a Tito e poi ad Augusto, che ricostruì la fabbrica dopo il bombardamento del 1943, avviando la nuova stagione delle Fornaci Pecchioli-Chini, attive fino ai giorni nostri. Le loro realizzazioni segnarono profondamente il Mugello: dai restauri successivi al terremoto del 1919 alle decorazioni di ville e chiese e cimiteri. Da qui prende forma l’Itinerario Liberty e Arte Chiniana, un percorso che attraversa diversi luoghi del Mugello. Ecco dunque dove possiamo trovare le opere Liberty della famiglia Chini.
Borgo San Lorenzo ha visto nascere, vivere e operare numerosi membri della famiglia Chini, diventando il fulcro della loro creatività poliedrica. Il capoluogo e le sue frazioni custodiscono le loro opere, collegate in un itinerario che offre un notevole valore culturale e turistico. Qui spicca la Villa Pecori Giraldi. Originariamente fortilizio della famiglia Giraldi, nobili locali, passò nel 1748 al conte Antonio Pecori, che aggiunse il cognome dei Giraldi al proprio. Nel 1902 il generale Guglielmo Pecori Giraldi ne affidò il restauro, conferendole l’aspetto attuale: due piani, facciata rinascimentale e torre merlata ispirata alla vicina villa di Cafaggiolo. La villa fu donata al comune nel 1979. L’Oratorio del Santissimo Crocifisso, edificato nel XVIII secolo sul sito della Compagnia del Corpus Domini, custodisce invece un Crocifisso ligneo della fine del XIV secolo e . Danneggiato gravemente dal terremoto del 1919, fu in gran parte ricostruito nei decenni successivi, preservando la memoria della Compagnia dei Neri. Sotto l’atrio del Santuario si trova una grande lunetta in maiolica a rilievo, con gli stemmi dei comuni mugellani, realizzata da Augusto Chini. All’interno della chiesa è presente un raffinato pannello maiolicato raffigurante San Giovanni Battista, che unisce elementi medievali, rinascimentali e Liberty. Ne esiste un secondo esemplare, dallo stesso disegno, attribuito a Galileo Chini.
Inoltre la Confraternita di Misericordia, fondata nel 1847, inaugurò nel 1904 la nuova sede progettata dall’ingegnere. Niccolò Niccolai, che realizzò anche una cappella accanto, inaugurata nel 1908. L’edificio riflette il gusto medievalista dell’epoca: facciata a capanna in cemento e finta pietra, portale lunettato, cuspide con archetti ogivali, grande oculo policromo e sequenza di archetti lungo il tetto. L’interno a navata unica termina con abside semicircolare e volta goticheggiante a cassettoni; gli altari laterali e gli arredi sono opera delle Fornaci San Lorenzo, fondate da Galileo, Chino e Pietro Chini. Altre tappe dell’itinerario includono il Villino Chini nel Viale IV Novembre, il Villaggio San Francesco a Senni, la Cappella Poggiolo Salaiole a Salaiole, la Chiesa di San Pietro a Luco e il Tabernacolo di San Francesco in Via San Francesco.
A Barberino di Mugello i Chini non sono presenti in grande numero e non tutte le opere sono visitabili, ma quelle esistenti rappresentano comunque testimonianze artistiche di grande rilievo. La Pieve di San Silvestro, gravemente danneggiata dal sisma del 2019, è stata recentemente restaurata, recuperando i dipinti di Tito Chini realizzati nel 1931 su commissione del pievano don Giuseppe Focacci. L’intervento ha riportato alla luce le decorazioni delle pareti, del coro, delle cappelle principali e minori, delle travi del soffitto, della sagrestia e della facciata con loggiato.
Alla Villa medicea di Cafaggiolo, invece, si conserva la decorazione del salone a piano terra eseguita dai fratelli Leto e Dario Chini nel 1887 per il principe Marcantonio Borghese. Gli stemmi gentilizi e sociali, in stile neomedievale, rappresentano una testimonianza importante dell’arte dei Chini della generazione precedente a Galileo, in armonia con l’architettura dell’edificio. La Pieve di San Michele a Montecuccoli custodisce poi due vetrate policrome raffiguranti San Giovanni Battista e San Michele arcangelo, realizzate dalla Manifattura Chini nella seconda metà degli anni Venti, che completano il patrimonio artistico della zona. Altre tappe del percorso comprendono la Chiesa di Santa Maria a Collebarucci e la Lunetta in Via Dante Alighieri.
A Firenzuola, molte opere chiniane si conservano nelle chiese delle frazioni, poiché gli interventi nel capoluogo furono distrutti dai bombardamenti. La Chiesa di Santa Maria a Rifredo racchiude autentici tesori poco conosciuti, a partire dal fonte battesimale degli anni Venti, protetto da una cancellata in ferro battuto decorata con motivi geometrici in stile klimtiano. Il fonte, con piastrelle policrome, riprende le tipiche decorazioni jugendstil (nome tedesco per l’Art Nouveau) delle Fornaci San Lorenzo ideate da Galileo Chini.
La Pieve di San Giovanni Battista a Cornacchiaia custodisce una vetrata raffigurante la Decollazione del Battista, dal disegno robusto e volumetrico, ricca di elementi decorativi tipici della Manifattura chiniana. Probabilmente realizzata da Tito Chini nella seconda metà degli anni Venti, rappresenta uno degli esempi più brillanti della produzione vetraria mugellana, conservata in ottimo stato. Anche la Chiesa dei Santi Jacopo e Cristoforo di Visignano offre una serie di vetrate policrome che illuminano l’ambiente. Alcune riportano motivi geometrici o simbolici come stelle, croci e gigli, altre ritraggono Santi entro tondi. Alcune finestre recano iscrizioni che confermano l’appartenenza alle Fornaci San Lorenzo, databili anch’esse alla seconda metà degli anni Venti.
Nel centro storico di Marradi, Palazzo Torriani rappresenta il principale scrigno del Liberty chiniano con opere e decorazioni realizzate dallo stesso Galileo Chini. Alcune ampie sale del palazzo, eleganti e centrali, mostrano soffitti e pareti ornate da dipinti caratterizzati da raffinata armonia cromatica e grafica. La fantasia dei soggetti e degli elementi vegetali evidenzia chiaramente la mano di Galileo, che vi operò agli inizi del Novecento.
A Palazzuolo sul Senio, gran parte della decorazione artistica porta la firma di Tito Chini. L’Oratorio dei Santi Carlo e Antonio conserva una raffinata serie di formelle della Via Crucis, realizzate da Tito all’inizio degli anni Venti, confrontabili con quelle della cappella del Poggiolo Salaiole del 1923. Nella chiesa dei Santi Egidio e Martino a Salecchio si trovano invece vetrate policrome ben conservate, con figure di santi entro tondi e cornici a fiore di loto stilizzato. Lo stile realistico e plastico fa risalire le opere agli anni Trenta, periodo in cui la manifattura, pur aderendo a un linguaggio più tradizionale, mantiene elevata qualità tecnica e artistica.
Tra le realizzazioni più belle dei Chini nel Mugello spicca la Cappella dei caduti di Palazzuolo, completata dallo stesso Tito Chini nel 1925 con materiali delle Fornaci San Lorenzo. Il vano è decorato con festoni vegetali, piastrelle a motivi geometrici e pareti ornate da motivi vegetali e geometrici che si estendono fino alla volta, da cui pende un lampadario in ferro battuto e vetro. Completano il percorso anche la Chiesa Parrocchiale di Santo Stefano, il Municipio di Palazzuolo sul Senio, il Santuario della Madonna della Neve a Quadalto e la Badia di Santa Maria a Susinana.
Nei territori di Scarperia e San Piero a Sieve, limitrofi a Borgo San Lorenzo e sede della Manifattura San Lorenzo, l’arte dei Chini è ampiamente presente. Al cimitero di Scarperia si conserva la tomba terragna di Leto Chini, realizzata dalle Fornaci San Lorenzo intorno al 1910. La sepoltura comprende una lapide con iscrizione, sei pilastrini in grès decorati con motivi geometrici e una grande lastra raffigurante Cristo morto, disteso su una barella di corde e vestito con abiti sacerdotali. Lo stile, severo e solenne, si lega a un raffinato repertorio decorativo e a un disegno lineare, coerente con la funzione dell’opera.
A San Piero a Sieve si trovano in aggiunta altri importanti interventi delle Fornaci San Lorenzo, come la lastra tombale di Giulia Cavicchi, morta a 23 anni nel 1910. Disegnata da Galileo Chini, la lastra segue la tipologia tradizionale della tomba terragna quattro-cinquecentesca, rappresentando però santa Giulia al posto della defunta, in un raffinato traslato simbolico. La lavorazione in grès mette in evidenza linee eleganti e serpentine, in pieno stile Liberty. La Villa fattoria Il Palagiaccio conserva invece un rilevante patrimonio decorativo, con stemmi e imprese araldiche di pregio, tra cui uno scudo matrimoniale dipinto sul prospetto meridionale, sotto la merlatura medievaleggiante della torre. Lo stemma, che unisce le famiglie Leonetti e Spinelli, sembra opera di Leto, Pio o Dario Chini, seguaci della tradizione del padre Pietro Alessio. L’intervento si colloca nella fase di restauro purista e neomedievale della villa, tra fine Ottocento e primi Novecento, e rispecchia lo spirito del tempo, in cui il Medioevo veniva reinterpretato come modello estetico e culturale.
Il percorso prosegue con la Chiesa di San Giovanni Battista a Senni, la Chiesa di San Bartolomeo a Petrone, Chiesa di San Bartolomeo a Petrone, la Chiesa di San Bartolomeo a Petrone, il Convento di San Bonaventura al Bosco ai Frati a Lucigliano, l’Ex Municipio di San Piero a Sieve in Pizza Colonna e la Pieve di San Pietro a San Piero a Sieve.
A Vicchio, alcune chiese conservano ancora opere provenienti dalla Manifattura San Lorenzo, come la Pieve di San Martino. La splendida lunetta ogivale sul portale della Pieve, datata 1926, fu realizzata dalle Fornaci San Lorenzo su commissione del pievano Pietro Tesi. Il soggetto è ideato da Tito Chini, che riprende il ricco repertorio decorativo introdotto da Galileo Chini, con fasce a zigzag, quadratini e losanghe policrome. Al centro spicca la figura maestosa di San Martino di Tours, frontalmente rappresentato e rivestito dei paramenti vescovili, affiancato da due stemmi: quello della famiglia del committente e quello della pieve.
All’interno della Chiesa di San Bartolomeo a Molezzano si conserva invece un elegante fonte battesimale in ceramica smaltata scura, ricavato da una delle fioriere ideate da Galileo Chini per le terme Berzieri di Salsomaggiore agli inizi degli anni Venti. Il pannello sul fondo del piccolo ambiente, composto da maioliche policrome, raffigura il Battista. Importante tappa dell’itinerario è anche la Chiesa di San Giovanni in Piazza Giotto, che completa il quadro delle testimonianze chiniane a Vicchio.
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L'autrice di questo articolo: Noemi Capoccia
Originaria di Lecce, classe 1995, ha conseguito la laurea presso l'Accademia di Belle Arti di Carrara nel 2021. Le sue passioni sono l'arte antica e l'archeologia. Dal 2024 lavora in Finestre sull'Arte.Per inviare il commento devi
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