Roma, alle Terme di Caracalla di nuovo visibile una domus affrescata


Dopo 30 anni, alle Terme di Caracalla torna visibile al pubblico una domus di età adrianea riccamente affrescata. 

A Roma, le Terme di Caracalla ampliano il loro percorso di visita, grazie all’impegno e al lavoro della Soprintendenza Speciale di Roma, che riapre l’ambiente di una domus di età adrianea proponendo una importante novità. Nel grande ambiente affrescato i visitatori potranno ammirare due decorazioni sovrapposte: la prima, tipica dell’età adrianea, riproduce prospettive architettoniche popolate da figure umane, statue, felini rampanti; posteriore di una cinquantina di anni, la seconda presenta figure di divinità del pantheon greco-romano ed egizio.

La stanza affrescata che torna a essere visitabile dopo circa trent’anni apparteneva a una lussuosa domus di età adrianea che, per fare spazio al poderoso terrazzamento di fondazione del grande complesso delle Terme di Caracalla, nel 206 d.C. venne parzialmente distrutta e ricoperta di terra assieme all’intero quartiere adiacente a Porta Capena. Scoperto durante gli scavi condotti tra il 1858 e il 1869 dall’Ispettore onorario dei Monumenti Antichi Giovan Battista Guidi sul lato Sud-Est dell’impianto termale, l’edificio nonostante le spoliazioni di età antica conservava l’apparato decorativo pittorico e a mosaico di cui una parte in opus sectile. Nuovamente ricoperta, la costruzione a partire dal 1970 è stata oggetto di nuove indagini durate cinque anni, quando la Soprintendenza ha staccato e messo in sicurezza alcuni affreschi appartenenti a due ambienti, tra cui quelli oggi nuovamente esposti.

Grazie agli scavi degli anni Settanta del secolo scorso si è anche potuto stabilire che il complesso si sviluppava almeno su due piani, aveva subito ristrutturazioni, ampliamenti con cambi di destinazione d’uso e rifacimenti delle decorazioni. Inoltre la scoperta di una bottega accanto al vestibolo, di una scala indipendente che dall’esterno portava ai piani superiori e lo sviluppo dell’edificio sul lato meridionale, hanno fatto ipotizzare che la costruzione fosse stata trasformata dalle ristrutturazioni in una insula con appartamenti ai piani superiori di classe medio-alta e una domus signorile al pianoterra e primo piano, che si presentava con un cortile porticato e ambienti disposti su tre lati, tra cui un triclinio e dei servizi, che si aprivano verso un ambulacro. La maggior parte degli ambienti era riccamente decorata ad affresco con una grande varietà di soggetti e temi. Le pareti erano generalmente scandite in riquadri architettonici con figure umane, oggetti isolati, pannelli con piccole scene paesaggistiche, secondo uno stile diffuso a partire dalla metà del II secolo dopo Cristo. L’apparato decorativo suggerisce che i proprietari dell’edificio appartenessero a una classe molto alta. L’edificio costituisce una delle rare testimonianze a Roma di questa tipologia abitativa – domus signorile e appartamenti ai piani superiori di classe medio-alta, oltre a essere una preziosa testimonianza della topografia dell’area prima della costruzione delle Terme di Caracalla.

Nel 1975 la Soprintendenza, ai fini della conservazione degli affreschi, ha compiuto il distacco della decorazione pittorica da alcuni ambienti della domus. Gli affreschi che tornano visitabili appartengono a due stanze: la prima dedicata al culto è la meglio conservata, l’altra è un triclinio il cui soffitto è stato rinvenuto in crollo. Inizialmente definito un larario, il primo ambiente a una attenta interpretazione delle pitture appare un luogo di una devozione con culti romani e di origine orientale. Sulle pareti e sulla volta, infatti, sono presenti una sopra l’altra due decorazioni pittoriche. La più antica risalente all’età adrianea (134-138 d.C.) riproduce prospettive architettoniche popolate da figure umane, statue, felini rampanti e simboli dionisiaci non pertinenti a un luogo di devozione. Al di sopra della precedente una nuova decorazione, dipinta nei decenni finali del II secolo dopo Cristo, conserva invece le tracce di figure antropomorfe a grandezza naturale, identificabili con divinità appartenenti a religioni diverse.

Oltre alla triade capitolina (Giove, Giunone e Minerva), si distinguono le sagome di Anubi, divinità infera dalla testa di cane, e di Iside-Demetra, con fiore di loto e piume sul capo, mentre appena visibile è il suo sposo Serapide. La compresenza di divinità di due diversi pantheon, quello greco-romano e quello egizio, è espressione del sincretismo religioso che aveva caratterizzato Roma fin dalle sue origini e che in quei decenni si andava sempre più affermando nella capitale dell’impero, come dimostra anche il grande mitreo costruito all’interno delle stesse Terme di Caracalla. Contemporaneamente alla seconda decorazione venne realizzato su una parete un piccolo podio che probabilmente valse a questo ambiente il nome di larario. Torna a essere visibile un ambiente doppiamente prezioso: perché caratterizzato da due fasi decorative di un periodo, l’età adrianeo-antonina, di cui non si hanno moltissime testimonianze a Roma, e avvolto nel mistero del culto che si praticava al suo interno. Oltre alla ricostruzione con gli affreschi nuovamente restaurati di questa stanza, viene esposto per la prima volta lo spiccato della volta affrescata del triclinio. È una anticipazione del soffitto di questo ambiente dedicato alla convivialità che è stato rinvenuto in centinaia di pezzi negli scavi degli anni Settanta del secolo scorso e ora è oggetto di studio, di una ricostruzione e di un restauro, per essere aperto al pubblico.

"Gli affreschi che oggi tornano visibili, dichiara Daniela Porro, Soprintendente Speciale di Roma, “appartenevano a un edificio situato in un quartiere che agli inizi del III secolo venne distrutto per far spazio alle Terme di Caracalla. In questo modo i visitatori, oltre alla bellezza e all’interesse di queste pitture, potranno cogliere un pezzo di storia e le trasformazioni della città antica. Presentiamo anche una anteprima: una piccola parte del prezioso soffitto di un ambiente mai esposto prima e che presto sarà aperto al pubblico. Un ulteriore tassello che va ad arricchire lo spazio delle Terme di Caracalla, fiore all’occhiello di questa Soprintendenza e della città”.

“La presenza in uno stesso ambiente di Giove, Giunone e Minerva assieme ad Anubi, Iside e probabilmente Serapide”, spiega Mirella Serlorenzi, direttrice delle Terme di Caracalla, “è il segno di quel sincretismo religioso tipico dell’antica Roma fin dalla sua fondazione. Ma gli ambienti che ora apriamo sono di grande interesse anche perché mostrano a distanza di pochi metri il microcosmo di una abitazione privata e il macrocosmo di un grande impianto imperiale, le Terme di Caracalla. Un confronto pieno di suggestioni che ci spinge a presentare una piccola anticipazione del soffitto di un secondo ambiente della domus, il Triclinio ora oggetto di studi e ricerche per il suo restauro complessivo”.

Roma, alle Terme di Caracalla di nuovo visibile una domus affrescata
Roma, alle Terme di Caracalla di nuovo visibile una domus affrescata


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