In Veneto c’è un nuovo spazio per l’arte contemporanea: è la Fondazione Sandra e Giancarlo Bonollo per l’arte contemporanea che ha ufficialmente inaugurato le sue attività con l’apertura dello spazio espositivo nel monastero delle Dimesse a Thiene (Vicenza). Le prime mostre organizzate sono Lessico Famigliare, collettiva curata da Chiara Nuzzi, e Vegetal Devotion, personale dell’artista Isabella Ducrot a cura di Marta Papini.
Istituita nel 2023 come istituzione no profit, la Fondazione si propone di promuovere l’arte contemporanea e i nuovi linguaggi artistici emergenti. Dopo oltre 30 anni di collezionismo, i fondatori Giancarlo Bonollo e Sandra Dal Santo desiderano condividere la loro esperienza con il territorio, creando un polo espositivo che diventi un punto di riferimento internazionale per l’arte contemporanea.
La Fondazione organizza un programma espositivo strutturato in due progetti paralleli, seguiti dalle due curatrici Nuzzi e Paini. Il programma di Nuzzi è focalizzato sulle opere donate dalla collezione privata della famiglia Bonollo, mentre quello di Papini presenta mostre personali di artisti contemporanei ed emergenti. Le due curatrici sono molto giovani: Chiara Nuzzi, napoletana, classe 1986, è curatrice, autrice e manager editoriale, ha curato mostre per la Fondazione Arnaldo Pomodoro e Fondazione ICA Milano, collaborando con istituzioni pubbliche e private sia in Italia che all’estero. Marta Papini, reggiana, nata nel 1985, curatrice indipendente, ha lavorato su vari progetti di arte pubblica e ha collaborato con diverse istituzioni internazionali, tra cui la Biennale Gherdeina, la Biennale di Venezia (è stata organizzatrice artistica della 59esima edizione, nel 2022) e la Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT.
Tutte le mostre avranno luogo nello spazio espositivo della fondazione che ha sede nel complesso monasteriale delle Dimesse, fondato nel 1613 dalle cinque figlie del conte Antonio Porto e della contessa Margherita Caldogno. L’edificio, che include la chiesa della Concezione di Maria Vergine, oggi sconsacrata (è un edificio risalente al 1720, costruito su di una precedente cappella del 1673), è stato restaurato per mantenere l’armonia tra antico e moderno e dotare la fondazione di una superficie espositiva di 300 metri quadri. L’intervento di recupero sull’edificio (che dopo essere stato un monastero è diventato sede dell’Istituto Medico-Pedagogico Nordera nella seconda metà del Novecento e poi sede dell’Ulss fino al 2015), ha rispettato gli elementi storici, come il portale in legno scolpito e l’altare in marmi policromi.
La mostra collettiva Lessico Famigliare presenta opere di tredici artisti internazionali (Paweł Althamer, Ed Atkins, Neïl Beloufa, Patrizio Di Massimo, Claire Fontaine, Louisa Gagliardi, Tracey Moffatt, Frida Orupabo, Cally Spooner, Cathy Wilkes), raccolte da Sandra e Giancarlo Bonollo a partire dagli anni Novanta. Il titolo della mostra è ispirato al romanzo di Natalia Ginzburg, e come il libro, la mostra esplora temi di memoria e identità attraverso una “grammatica visiva ed emozionale familiare”, come spiega la curatrice che intreccia storie personali e collettive. Le opere, create tra il 1995 e il 2020, riflettono su relazioni intime e universali, raccontando la complessità dell’esistenza umana. “Le opere presentate negli spazi della Fondazione, realizzate tra il 1995 e il 2020”, spiega Nuzzi, “da un lato percorrono una storia personale, scandendo quel lessico esclusivo e unico che caratterizza non solo i legami biologici e di sangue, ma tutte relazioni affettive capaci di generare collettività intime e di supporto, seppur non prive di frizioni e tensioni. Dall’altro lato, tramite una lettura più ampia e universale, i lavori allestiti penetrano spesso Ia Storia, italiana e internazionale, evocando e raccontando eventi sociali universali. La mostra racconta così relazioni, collettive e individuali, intime e condivise, che scandagliano le complessità dell’esistenza umana e dei suoi sentimenti, confondendo i confini tra arte e vita quotidiana”.
L’altra mostra, Vegetal Devotion, personale di Isabella Ducrot (Napoli, 1931), curata da Marta Papini, espone piante e fiori in vaso, creati con ritagli di carte e tessuti, fili di lana e ricami. Le composizioni uniche dell’artista napoletana incorporano materiali antichi raccolti durante i suoi viaggi in Asia e omaggiano la scrittura e la calligrafia. Un’opera in particolare, un trittico, include un testo scritto dall’artista che esprime sentimenti di impotenza e sconforto, trasmettendo una forma di preghiera silenziosa e devozione al mistero della vita. “Ogni composizione è irripetibile”, dice Papini, “perché attinge a un archivio di materiali antichi, raccolti dall’artista negli anni durante i numerosi viaggi in Asia. Le opere pensate per la mostra a Thiene omaggiano in particolare la scrittura e l’arte della calligrafia, incorporando frammenti di corrispondenze epistolari cuciti sui tessuti”.
La Fondazione è aperta al pubblico da giovedì a sabato dalle 11:00 alle 18:00, da lunedì a mercoledì su appuntamento. Le visite sono possibili tramite prenotazione. L’ingresso è libero. Per informazioni è possibile visitare il sito web della Fondazione.