Arnaldo Pomodoro, vita e opere del grande scultore


Scultore, sceneggiatore, grafico: sono questi gli ambiti di Arnaldo Pomodoro, uno dei maggiori artisti contemporanei italiani.

Arnaldo Pomodoro (Morciano di Romagna, 1926) è uno dei maggiori artisti italiani contemporanei. Formatosi in Italia, si occupa prevalentemente di scultura, sebbene la sua carriera sia costellata da numerose attività teatrali, ricerche grafiche e poetiche. La scultura, per anni seconda rispetto alla pittura, rivendica negli anni Sessanta del Novecento il suo posto nell’arte.

Pomodoro si muove nel solco della scultura postmodernista, termine coniato nel testo La condizione postmoderna di Jean-Francois Lyotard. Con il postmodernismo avvengono profondi cambiamenti: si perdono i caratteri tradizionali della scultura, che diviene più che mai specchio dell’intimità dell’artista. Il piedistallo, la base su cui sono generalmente collocate le opere, si perde, così come lo spazio in cui si colloca l’opera, parte anch’esso di una scelta ponderata da parte dell’artista. Anche la ricerca dei materiali è ora aperta ai più disparati (dal ferro all’acciaio, dalla carta alle lamiere, dai tessuti alla paglia, e così via). Importante è, inoltre, la proiezione internazionale; gli artisti attivi negli anni Settanta e Ottanta, come Pomodoro, non si limitano ad intervenire solo nel paese natale, bensì proiettano la loro attività a livello mondiale, sentendosi “figli del mondo”.

Arnaldo Pomodoro
Arnaldo Pomodoro

Vita e opere di Arnaldo Pomodoro

Arnaldo Pomodoro nasce a Morciano di Romagna, il 23 giugno 1926. Passa l’infanzia nella città di Pesaro, dove l’artista si forma, ma ben presto si trasferisce a Rimini, per proseguire la formazione da geometra. I suoi interessi iniziali volgono alla letteratura: legge Vittorini, Pavese e Hemingway; inizialmente intraprende la carriera da progettista, trovando lavoro nella città di Pesaro. Una sistemazione provvisoria, poiché l’artista, già negli anni Cinquanta, esterna il suo interesse per la materia. Si iscrive all’Istituto d’arte, sempre a Pesaro, dove già si vanno a definire quelli che saranno gli ambiti della sua produzione: la scultura e il teatro. Il fratello minore, Giò Pomodoro (Orciano di Pesaro, 1930 – Milano, 2002), intraprende anch’egli la carriera di Arnaldo; i due fratelli condividono gli stessi spazi per realizzare le loro sculture, oltre a partecipare insieme ad alcune mostre. Nel 1954 Arnaldo si trasferisce a Milano, con la madre, la sorella e il fratello, dopo aver perso il padre. La città è in quegli anni un importante polo d’attrazione per gli artisti italiani; proprio qui conosce Lucio Fontana, Enrico Baj, Armando Milani e molti altri artisti attivi a Milano. Le prime esposizioni, insieme al fratello Giò, li vedono presenti alla Galleria del Naviglio e poi alla Galleria Il Cavallino di Venezia. Nel 1955 si presenta a Roma con il Gruppo 3P, fondato precedentemente durante gli studi a Pesaro, costituito da Giorgio Perfetti e suo fratello. Durante il soggiorno romano viene in contatto con il compositore Igor Stravinskij, autore della celebre La sagra della primavera, nonché collaboratore di Pablo Picasso. Conosce, inoltre, l’artista informale Alberto Burri e uno dei fondatori del gruppo CoBrA, Asger Jorn (leggi qui un approfondimento sull’estetica di Asger Jorn). L’esperienza 3P si conclude, ma nel 1956 partecipa alla Biennale di Venezia, insieme al fratello. Nello stesso anno, va a Parigi per la prima volta, proiettando le sue opere nel panorama internazionale; durante il soggiorno francese, incontra lo scultore Alberto Giacometti.

A partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta, le strade dei due fratelli si dividono: le scelte artistiche sono ormai diverse e autonome. Arnaldo, nel 1958 è a Colonia e nel 1959 va negli Stati Uniti, per organizzare la mostra “New York from Italy”, presso la John Bolles Gallery di San Francisco. Nel 1960 nasce il gruppo Continuità, costituito da artisti di rilievo come Fontana, Perilli, Novelli, e il fratello Giò. La fama di Arnaldo cresce, e lo porta a vincere il Premio Internazionale per la scultura alla Biennale di San Paolo del Brasile, ottenendo una sala personale alla Biennale di Venezia del 1964. La cascina di Lomellina, acquistata in quegli anni, rappresenta un rifugio dal caos delle grandi città; un posto tranquillo, dove l’artista può meditare e lavorare sulla sua arte da solo.

Oltre alla sua attività artistica, Pomodoro tiene un insegnamento alla Berkeley University negli anni Settanta, in America, e negli anni Ottanta presso il College di Oakland in California. Continua la partecipazione ad importanti rassegne artistiche internazionali, oltre alla vincita di premi di riconoscimento, con l’uscita di monografie sia negli Stati Uniti sia in Italia. La mostra Luoghi fondamentali del 1984 raccoglie quasi settanta opere dell’attività artistica di Pomodoro, iscritte nell’arco temporale 1955-84. Nel 1988 è nuovamente ospite alla Biennale di Venezia, oltre alla sua presenza al World Expo di Brisbane. Il successo cresce, l’artista è sempre più apprezzato e negli anni Novanta nasce la Fondazione Arnaldo Pomodoro, riconosciuta giuridicamente dal Ministero dei Beni Culturali, l’ente che si occupa della tutela del patrimonio italiano. Sempre negli anni Novanta, Pomodoro fonda un centro per il Trattamento Artistico dei Metalli, importante scuola per apprendere la lavorazione scultorea di materiali non convenzionali. Un’altra mostra fondamentale, che raccoglie la sua attività dal 1959 al 1997, si tiene a Palma di Maiorca: è la prima esposizione dell’artista in territorio spagnolo. Continua la sua attività, nel 2004 viene inaugurata la scultura Novecento, a Roma, una struttura imponente, in bronzo, alta ventuno metri. Nel 2007 viene pubblicata il primo scritto completo sull’artista, il Catalogo ragionato della scultura, a cura di Flaminio Gualdoni, con l’intervento alcuni importanti critici italiani. L’artista è oggi attivo a Milano, noto in tutto il mondo per le sue opere e la sua attività espositiva internazionale.

Arnaldo Pomodoro, Sfera di San Leo (1996-2000; bronzo, 550 cm; Milano, Santa Giulia)
Arnaldo Pomodoro, Sfera di San Leo (1996-2000; bronzo, 550 cm; Milano, Santa Giulia)


Arnaldo Pomodoro, Novecento (2000 circa; bronzo, 21x7 m; Roma, Piazzale Pier Luigi Nervi)
Arnaldo Pomodoro, Novecento (2000 circa; bronzo, 21x7 m; Roma, Piazzale Pier Luigi Nervi)

Le opere di Arnaldo Pomodoro. Scultura, teatro, grafica e poesia: i quattro ambiti della produzione di Pomodoro

Tra le maggiori influenze dell’artista, figurano Paul Klee, gli scultori italiani Umberto Boccioni, Alberto Giacometti, l’inglese Henri Moore, ma anche tutti quegli artisti conosciuti durante i suoi viaggi. È indubbio, che nella realizzazione delle sue Sfere si sia ispirato ai Concetti spaziali di Lucio Fontana, degli anni Sessanta.

Il teatro e la scultura sono i due poli principali verso cui Pomodoro orienta la sua ricerca. In particolare, il teatro nei primi lavori è fondamentale. Durante i primi anni a Milano (1953-55) realizza alcune scenografie teatrali, quella per Oreste di Alfieri, Santa Giovanna dei Macelli di Brecht, vincendo molti premi e ottenendo riconoscimenti importanti, citati nella sua biografia. Tuttavia, l’attività scenografica è incostante; la abbandona per un po’, per tornare a riprenderla negli anni Settanta, con una commissione per Zurigo. Accantonata nuovamente, Pomodoro torna in scena con l’allestimento per la Semiramide di Rossini, negli anni Ottanta e poco dopo con scene e costumi per l’Alceste di Gluck, per il Teatro di Genova. Un’altra commissione importante è la sceneggiatura per Madama Butterfly di Puccini, in scena a Torre del Lago nel 2004. Per approfondire questo aspetto della sua ricerca, è fondamentale il volume Arnaldo Pomodoro. Il teatro scolpito, dove sono illustrati tutti i suoi progetti scenici.

La produzione scultorea è invece una costante nella sua arte. Le prime sculture sono di piccole dimensioni: Pomodoro lavora sulla deformazione di solidi geometrici, sfere, coni, cubi, per scoprire cosa si racchiude all’interno. È una chiara allusione allo svelamento dell’interiorità umana, obiettivo centrale nella ricerca scultorea di Arnaldo, ed è per questo che le sue opere si aprono a mostrare le parti interiori. Una delle sue prime opere sferiche è la Sfera, del 1963. Nel 1966 passa invece a sculture di grandi dimensioni, il primo esempio è una commissione di oltre tre metri per l’Expo di Montreal, chiamata la Sfera grande. Vista l’imponenza delle strutture, queste vengono realizzate per spazi aperti: è così che le piazze di Milano, Brisbane, Copenaghen, Los Angeles, Darmstadt si animano delle sue opere. Lo studio della sfera, una ricerca su cui lavorano anche Moore e Fontana, è un punto fisso nell’arte di Pomodoro: egli le lacera, come a voler svelare ciò che contengono all’interno. Non mancano tuttavia realizzazioni di bassorilievi, colonne e murales; Omaggio alla civiltà tecnologica, è un grosso murales realizzato per la città di Colonia.

La produzione di Pomodoro comprende anche una serie di opere ambientali, come The Pietrarubbia Group, del 1975, esposta nello studio Marconi di Milano. Una delle opere della maturità dell’artista è la Sfera di San Leo degli anni 2000, dove anche il linguaggio utilizzato è avanzato: la scultura non è più lacerata solo internamente, bensì esternamente. Frecce, tiranti, denti rovinano la struttura esternamente, come se le sue sculture avessero la necessità di portare fuori quel lacerante senso di vivere, chiuso dentro inizialmente.

La produzione grafica è minore, ma comunque rilevante. Un’attività a cui si dedica a partire dal 1978, di cui va ricordata la mostra ad essa dedicata, Arnaldo Pomodoro: impressioni. Di tutta la sua produzione artistica, scolpire è indubbiamente l’attività prediletta dall’artista; egli afferma che “A differenza della pittura, la scultura è un’operazione nello spazio, non deve essere un monumento, ma un altro spazio che entra in relazione con quello del contesto; architettonico o naturale. La collocazione di una scultura è riuscita quando l’opera riesce a rappresentare la vitalità e la forza del contesto” (dal sito della Fondazione Arnaldo Pomodoro).

Arnaldo Pomodoro, Sfera (1963; 120 cm; New York, Museum of Modern Art)
Arnaldo Pomodoro, Sfera (1963; 120 cm; New York, Museum of Modern Art)


Arnaldo Pomodoro, Sole e altare (1990 circa; bronzo dorato e marmo di Carrara, 380 cm; Pietrarubbia, Chiesa di San Silvestro)
Arnaldo Pomodoro, Sole e altare (1990 circa; bronzo dorato e marmo di Carrara, 380 cm; Pietrarubbia, Chiesa di San Silvestro)

Le opere di Pomodoro in Italia (non solo)

La Fondazione Arnaldo Pomodoro, di Milano, si occupa della tutela di una collezione diffusa, viste le dimensioni delle sue opere. Un’esposizione, dunque, non circoscritta alle mura di una struttura chiusa. Inizialmente le opere di Pomodoro erano soltanto ventotto; oggi ve ne sono oltre le duecento, insieme a quelle di Alighiero Boetti, Enrico Baj, Ettore Colla, Lucio Fontana e Arturo Martini e molti altri. Le sue opere si possono trovare in giro per diverse città italiane. A Torino, ad esempio, è possibile vedere Cuneo con frecce; a Trento c’è un’opera degli anni 2000, Centenarium; a Milano, presso l’Università Bocconi, è situata la Colonna degli anni Ottanta; la Sfera di San Leo, è sempre a Milano, a Santa Giulia e ancora il Muro, del 1957 in via Borromei. A Pesaro, in piazza della Libertà, c’è Sfera grande, opera del 1966-67 e a Pietrarubbia, è possibile visionare Sole e Altare, del 1990, nella Chiesa di San Silvestro. A Spoleto, in viale Trento e Trieste, c’è la colonna del viaggiatore, 1962.

Sempre in Italia, questa volta a Roma, è possibile vedere Novecento, a Porta Dante. A Soliera, presso il Castello Campori, è stata organizzata un’importante mostra personale dell’artista, Surface: un progetto che rappresenta un viaggio nell’interiorità dell’artista, un riassunto di quella che è stata la sua vita nei panni di uomo. La parola stessa, sur-face, significa “superficie” e “faccia”, alludendo chiaramente al concetto di doppio, relativo alle maschere che possiamo indossare per apparire in un modo preciso agli occhi dell’altro. L’artista espone un percorso al di là dell’opera, fatto di debolezze umane, fragilità, esperienze di vita e, ovviamente, di influenze artistiche. All’origine di tutta la sua arte vi sono le prime opere, qui esposte, fino ad arrivare a quelle degli anni Duemila. La mostra parla di un percorso di vita e artistico, culminante nell’Obelisco per Cleopatra, una scultura monumentale realizzata nel 2008 su un progetto del 1989 (leggi qui un approfondimento sul progetto Surface).

Le opere di Pomodoro sono diffuse in tutto il mondo, ricordiamo le più importanti e dove poterle vedere: la Forma solare, presso i giardini del Palazzo Reale di Copenaghen; il Colpo d’Ala, a Los Angeles; il Disco solare al Museo d’arte contemporanea di Mosca e infine la Sfera con sfera, al centro del piazzale della sede ONU a New York.


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