È scomparso alla vigilia di Natale, a Torino, lo storico dell’arte Giovanni Romano, grande esperto di Rinascimento lombardo e piemontese. Era malato da tempo, tanto che la sua ultima apparizione in pubblico risale al dicembre del 2017. Nato a Carmagnola il 20 febbraio del 1939, Romano, che si è spento all’età di 81 anni, è stato maestro di generazioni di storici dell’arte: aveva cominciato a lavorare trentenne, nel 1970, alla Soprintendenza del Piemonte, dove rimase fino al 1986 quando passò a dirigere la collana editoriale Arte in Piemonte della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino per poi, l’anno successivo, lasciare il lavoro “sul campo” e spostarsi verso l’insegnamento. Dal 1987 Romano diventò dunque ordinario dell’Università di Torino dove insegnò storia della critica d’arte, quindi storia dell’arte medievale e poi storia dell’arte moderna.
Come funzionario della soprintendenza piemontese lo si ricorda soprattutto per il riallestimento della Galleria Sabauda di Torino, ambizioso progetto durato a lungo anche dopo che Romano lasciò il suo incarico. Allievo ideale di Roberto Longhi, Romano ha scritto pagine fondamentali su artisti come Vincenzo Foppa, Bernardo Zenale e il Bramantino per quanto riguarda il Rinascimento lombardo, e contributi altrettanto densi su autori piemontesi come Defendente e Gaudenzio Ferrari. Romano è stato anche socio della Deputazione subalpina di storia patria, dell’Accademia delle Scienze di Torino, accademico clementino a Bologna e componente del comitato editoriale de L’Indice dei libri del mese. Diversi i suoi libri e le sue mostre: valga qui la pena ricordare la rassegna Vincenzo Foppa. Un protagonista del Rinascimento che curò assieme a Giovanni Agosti e Mauro Natale nel 2002, quella su Gaudenzio Ferrari e sulla sua scuola curata nel 1982, e il fondamentale libro Rinascimento in Lombardia pubblicato da Feltrinelli nel 2011.
L’ultimo lascito, del 2019, è la ripubblicazione in occasione del suo ottantesimo compleanno, per i tipi di Scalpendi editore, di una sua lezione del 1999 per gli studenti delle scuole superiori, intitolata Una lezione per aspiranti storici dell’arte. Ecco alcuni passi di quel testo: “Come si fa a leggere e capire un quadro: è un’esperienza che quasi tutti vivono quando si entra in un museo e ci si trova di fronte ad un’opera d’arte mai conosciuta. Il visitatore, se non mente a se stesso, ha delle difficoltà: non ha un sentiero prefissato da percorrere per dire cosa prova davanti a questa immagine, non riesce immediatamente a scoprire qual è il filo logico che deve seguire di fronte a una testimonianza figurativa che tace: non si tratta di una persona a cui domandare da dove vieni? L’opera non te lo rivela se non in modo muto, attraverso i caratteri stilistici. [...] L’attribuzione costituisce [...] l’atto filologico di base per accedere con sicurezza alla lettura delle opere d’arte. L’incontro improvviso con un’opera d’arte è un’immediata provocazione per la nostra memoria e la nostra sensibilità, ma richiede il possesso di strumenti garantiti da un’assoluta familiarità con un consistente numero di documenti di riferimento. È chiaro che chi muove i primi passi nella storia dell’arte non ha questo tipo di bagaglio preventivo, deve crearselo memorizzando in buon ordine, e con accessi multipli, luoghi, stagioni stilistiche, scambi culturali, itinerari di protagonisti e gregari in modo da poi muoversi con giusta attenzione di fronte a quesiti inattesi: non ci si deve lasciar confondere, per troppa precipitazione, tra la nostra memoria di Masaccio e quella, distinta ma non indipendente, di Filippo Lippi. [...] Lo storico dell’arte, prima di esprimere giudizi storici e critici, deve verificare l’affidabilità dell’opera che ha davanti, che magari gli arriva con una cattiva attribuzione, o con un collegamento documentario non pertinente, o, peggio ancora, contraffatta da restauratori o da falsari. Il mestiere di storico dell’arte esige preventivamente controlli integrali di contesto geografico e di data, quegli accertamenti che costituiscono il documento figurativo come tale, storicamente individuato e affidabile, in primo luogo affidabile dal punto di vista figurativo”.
Addio allo storico dell'arte Giovanni Romano, grande esperto di Rinascimento lombardo |