Musei, ancora chiusi 3 su 10. Situazione difficile anche per i lavoratori


In Italia risultano ancora chiusi 3 musei statali su 10. Una situazione difficile per i lavoratori e che ha impatti sulle comunità e sul turismo.

Due mesi esatti dopo la riapertura dei musei, fissata lo scorso 18 maggio, un terzo dei musei statali italiani risulta ancora chiuso, inaccessibile al pubblico a oggi, 18 luglio. Lo denuncia l’associazione Mi Riconosci? Sono un professionista dei beni culturali, che sottolinea come la situazione sia ben lontana dall’essere ordinaria. Lo scenario delle riaperture è molto frastagliato: nuove riaperture vengono stabilite di settimana in settimana senza che ci sia un calendario preciso, e per il pubblico è di lettura molto difficile, dal momento che ogni museo fa storia a sé. Differenze anche per quanto riguarda gli orari, i flussi all’ingresso, i percorsi, le modalità di gestione, la comunicazione col pubblico.

E parliamo anche di luoghi di prim’ordine: solo in Emilia Romagna (la regione messa peggio, con 18 musei chiusi su 26) ancora porte sbarrate alla Camera di San Paolo a Parma, al Museo Archeologico di Sarsina, al Museo Nazionale Etrusco e l’area archeologica di Kainua a Marzabotto, al Museo di Casa Romei a Ferrara, al Museo dell’età Neoclassica in Romagna di Palazzo Milzetti a Faenza, alla Villa Romana di Russi. In Toscana meglio in percentuale ma peggio in numeri assoluti, con 26 musei chiusi su 52, tra i quali il Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna di Arezzo, la Casa Vasari di Arezzo, l’area archeologica di Carmignano, il Museo Nazionale di Palazzo Reale a Pisa, il Museo Archeologico Nazionale di Siena. E poi ancora il Museo Nazionale Jatta di Rovo di Puglia, l’Abbazia di Fruttuaria in Piemonte, i Girolamini di Napoli e molti altri ancora.

In più, il ministero non fornisce informazioni ordinate e chiare neppure rispetto ai numeri di musei e luoghi della cultura statali (si passa dai 600 luoghi della cultura riportati dalla Direzione Generale Musei ai poco più di 300 musei gestiti dalle Direzioni Regionali), e la differenza è dettata da diversi fattori, tra cui la concessione di musei statali affidata a terzi e l’accorpamento di diversi siti ad alcuni istituti autonomi, al fatto che alcuni musei che non hanno mai aperto non sono affidati a nessuna direzione regionale, ma nel complesso rileva una situazione caotica.

“Da una mappatura sui musei statali svolta tra il 9 e l’11 luglio emergono dati molto indicativi”, spiega Rosanna Carrieri, una delle attiviste di Mi Riconosci? che si è occupata della raccolta dei dati, “a fronte di circa 330 musei statali italiani, conteggiando solo quelli elencati nei siti delle Direzioni Regionali e gli istituti dotati di autonomia speciale, ancora il 30% è completamente chiuso al pubblico ed una sessantina di strutture hanno dei servizi o degli orari estremamente ridotti, a causa delle carenze di personale”.

E non si tratta solo di una chiusura per il pubblico, ma anche di chiusura per i lavoratori: molti di loro sono ancora a casa e il loro futuro incerto, e in più le comunità, private di luoghi fondamentali, ne risultano tremendamente danneggiate. Per non parlare del turismo, che riceve i contraccolpi della chiusura. Insomma: se già prima molto musei erano in difficoltà (ccon orari ridotti, giorni di chiusura oltre il normale e quant’altro), adesso l’emergenza sanitaria ha aggiunto problemi su problemi.

“Il lockdown ha amplificato una questione già evidente, che denunciamo da anni”, aggiunge Flavio D. Utzeri, archeologo e attivista. “È stato la cartina tornasole che ha dimostrato la fragilità e l’instabilità del sistema museale italiano. Dopo due mesi dalla presunta riapertura delle strutture è più che mai urgente da parte del Mibact un’assunzione di responsabilità e un finanziamento consistente alla cultura. In caso contrario non sarà possibile una vera ripartenza, non solo dopo l’emergenza pandemica, ma dopo decenni di tagli e di stenti”.

Musei, ancora chiusi 3 su 10. Situazione difficile anche per i lavoratori
Musei, ancora chiusi 3 su 10. Situazione difficile anche per i lavoratori


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