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A Pisa i bancarellai di souvenir premono per tornare in piazza dei Miracoli, ma la Soprintendenza si oppone, e il Comune propone di sistemarli fuori dalla piazza costringendo però i passanti a transitare dalle bancarelle prima di entrare in piazza.

In questi giorni a Pisa è in corso un duro braccio di ferro tra le associazioni dei commercianti e la Soprintendenza, e il motivo del contendere è la presenza delle bancarelle di souvenir: un tempo in piazza del Duomo (meglio conosciuta come piazza dei Miracoli), sistemate su uno dei lati della piazza, quello che corre proprio lungo i celeberrimi monumenti (Battistero, Duomo e Torre), nel 2013 sono state spostate in piazza Manin (appena fuori da Porta Nuova, la storica porta delle mura pisane da cui si accede direttamente in piazza) per permettere i lavori di restauro del Museo delle Sinopie, che si trova nell’edificio, un tempo antico corpo dell’ospedale di Pisa, collocato nello stesso lato della piazza. I lavori al Museo sono però finiti, e i venditori di souvenir vorrebbero tornare in piazza del Duomo, ma la Soprintendenza è fermamente contraria.

Le associazioni di categoria (Confcommercio Pisa e Confesercenti Toscana Nord) premono per il rientro dei bancarellai in piazza dei Miracoli per facilitare il commercio, ma la Soprintendenza si oppone per ragioni di tutela legate al fatto che piazza del Duomo è un sito Unesco, e la presenza dei bancarellai andrebbe a compromettere l’integrità della piazza stessa. Nei giorni scorsi è anche partita una petizione, firmata da diversi docenti e professionisti pisani, contraria al ritorno delle bancarelle in piazza del Duomo, e che spiega le ragioni del no: “la Piazza (tutta la Piazza)”, si legge nel testo, “è stata inserita dal 1987 fra i Patrimoni dell’umanità Unesco. Tale riconoscimento non è dovuto sicuramente alle attività dei bancarellai. Questi tuttavia, per quanto appare, ritengono di vantare una sorta di diritto naturale a fruire di una rendita di posizione derivata dalle caratteristiche di un patrimonio che non hanno contribuito a costituire e che, anzi, può essere sminuito nel suo valore proprio dall’esercizio della loro attività, se svolta in immediata contiguità. In secondo luogo, come era nei programmi, il restauro dello Spedale di papa Alessandro IV ha reso fruibile il quinto monumento della Piazza, che la definisce geometricamente sul suo lato meridionale, in parallelo con l’orientamento del Duomo, del Battistero, del Camposanto e del tratto settentrionale delle mura. Esso è forse più modesto come aspetto architettonico ma fondamentale nella struttura generale del complesso. Tornare a perimetrare visivamente la Piazza con una sfilata disordinata di bancarelle, anziché con un edificio a essa coevo, configura una perdita di valore. Ciò vale ovviamente anche nell’eventualità di provvedimenti definiti temporanei”.

Contro le ragioni della Soprintendenza si era tuttavia già duramente espresso a fine ottobre Federico Pieragnoli, direttore di Confcommercio Pisa, che in una nota aveva affermato: “Capisco che il Soprintendente preferisca mantenere l’attuale collocazione delle bancarelle così vergognosamente stipate una sull’altra in piazza Manin, ma riponiamo la massima fiducia nel sindaco di Pisa e nel percorso da lui delineato in I commissione. Troppo facile parlare dall’alto della poltrona di Soprintendente e puntare il dito contro 44 imprese e famiglie che hanno tutto il diritto di lavorare e vivere dignitosamente. Per fortuna non è un podestà con poteri assoluti, ma in uno stato democratico e liberale, più che l’integralismo di un Soprintendente, a contare è la legge e il rispetto delle regole. Legge e rispetto delle competenze alle quali anche il Soprintendente deve comunque sottostare, proprio come chiunque altro. Le bancarelle del Duomo non possono e non devono più stare in piazza Manin, collocazione provvisoria esclusivamente per la durata dei lavori alle Sinopie, ridotte allo stremo e con gli incassi azzerati. Il rientro è una premessa fondamentale, prima che siano falcidiate e costrette a chiudere”. Il direttore ha fatto poi riferimento alle sentenze di Tar e Consiglio di Stato sull’argomento: “D’altra parte, cosa c’è di più semplice e doveroso che rispettare le sentenze di due tribunali della Repubblica Italiana, Tar e Consiglio di Stato, che hanno stabilito l’assoluta temporaneità del trasferimento delle bancarelle del duomo e della necessità di rientrare all’interno della piazza una volta terminati i lavori”.

La soluzione prospettata adesso dall’amministrazione è quella di sistemare le bancarelle in un’apposita area un tempo di pertinenza dell’ospedale Santa Chiara, attigua alla piazza: tuttavia, sul banco delle trattative c’è anche l’idea di chiudere Porta Nuova per obbligare i passanti intenzionati ad attraversare piazza dei Miracoli a transitare prima per l’area delle bancarelle, e poi ad entrare in piazza. Una sorta di soluzione in stile stazione di servizio autostradale che ha fatto però storcere il naso a molti: si tratterebbe, infatti, di allungare di molto il percorso per accedere in piazza, peraltro costringendo tutti coloro che non sono interessati ad acquistare souvenir (cittadini, lavoratori e studenti che ogni giorno passano dalla piazza per recarsi a casa, al lavoro o in aula) a perdere tempo inutilmente.

Quest’ultima proposta è stata però valutata positivamente dai commercianti. Franco Palermo della Federazione Italiana Venditori Ambulanti spiega che “la chiusura della porta di Piazza Manin [ovvero Porta Nuova, ndr], la realizzazione di un Infopoint, la rampa di accesso alle mura sono i primi elementi che ci permettono di rispondere positivamente alla proposta del sindaco. È chiaro che adesso si tratta di cominciare a lavorare seriamente per definire punto su punto tutti i necessari dettagli tecnici. I tempi sono fondamentali”. L’idea dei commercianti è sempre comunque quella di tornare definitivamente in piazza del Duomo. Contrariamente all’apertura dei commercianti, le associazioni contrarie al ritorno dei bancarellai in piazza dei Miracoli (oltre all’opposizione rappresentata dal Pd) individuano un’altra soluzione, ovvero la sistemazione delle attività commerciali in largo Cocco Griffi, appena fuori dalle mura e dalla piazza. Una soluzione scartata però dai commercianti, che lamentano il fatto che l’area sia troppo piccola e le bancarelle risulterebbero “sacrificate”. Insomma: per Pisa sembra prospettarsi la chiusura di Porta Nuova e l’accesso a piazza dei Miracoli solo dopo aver passato in rassegna le decine di bancarelle di souvenir.

Foto: Battistero, Duomo e Torre di Pisa. Ph. Credit Finestre sull’Arte

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