Prato, il Centro Pecci licenzia due dipendenti. Proteste di sindacati e istituzioni


Il Centro Pecci di Prato ha licenziato in tronco due dipendenti, causa problemi di bilancio. Protestano i sindacati e le istituzioni: Cgil, Uil, Comune e Regione chiedono l’apertura di un tavolo.

Ore turbolente al Centro Pecci di Prato: i sindacati e le istituzioni lanciano infatti l’allarme dopo che lunedì sono stati licenziati due dipendenti del museo, per problemi di bilancio. La Fondazione Arti Contemporanee in Toscana, l’ente che gestisce il Pecci, ha fatto sapere che il licenziamento dei due lavoratori cade nel contesto di una profonda revisione delle attività e delle risorse del museo. “Abbiamo cercato di bilanciare la nostra responsabilità nei confronti di chi è dipendente di Fondazione Arti Contemporanee in Toscana con la necessità di garantire la sostenibilità a lungo termine del Centro”, ha fatto sapere la Fondazione con una nota. “Siamo consci dell’impatto che questo decisione ha sulle vite di chi lavorava qui e sul team nel suo complesso, vogliamo però garantire che abbiamo agito con la massima considerazione per il benessere delle persone e per il futuro della Fondazione nel suo insieme, tenendo aggiornati nelle scorse settimane gli interlocutori istituzionali e le sigle sindacali. Comprendiamo le preoccupazioni e i dubbi di tutti ma riconosciamo, e abbiamo riconosciuto personalmente e con grande rispetto, l’impegno e il contributo che queste persone hanno fornito al Centro. Vogliamo garantire anche la massima trasparenza e rimaniamo a disposizione anche delle rappresentanze sindacali per dare tutti gli approfondimenti del caso”.

Tuttavia, secondo i sindacati ci sono state mancanze da parte dell’istituto: “Non è stata rispettata la procedura che per le riorganizzazioni aziendali, secondo il contratto nazionale Federcultura, prevede il confronto preventivo con le organizzazioni sindacali”, ha detto Alessio Bettini di Fp Cgil. “Sempre nell’incontro di fine luglio avevamo chiesto un nuovo confronto per monitorare la situazione e l’andamento del bilancio 2023. Soltanto nei giorni scorsi ci è giunta una proposta di convocazione per il 28 agosto, senza motivazione, che abbiamo chiesto di posticipare. E proprio ieri sono arrivati i licenziamenti. Tra l’altro nell’ultimo anno sono state attivate nuove collaborazioni a partita IVA e tirocini, forme di lavoro precario, che testimoniano come di lavoro e servizi al Pecci ci sia bisogno”. Gli fa eco la collega Patrizia Pini di Uil Fpl: “Non comprendiamo come una Fondazione quale il Pecci che dovrebbe promuovere la cultura non rispetti le relazioni sindacali e tratti con una simile leggerezza un tema drammatico come la perdita del lavoro. Ci siamo subito attivato con le istituzioni locali e chiediamo l’intervento di Comune e Regione per scongiurare questo scenario e ottenere la revoca dei licenziamenti”.

Sul caso sono intervenuti anche il sindaco Matteo Biffoni e l’assessore alla cultura Simone Mangani che hanno chiesto spiegazioni al cda della Fondazione e hanno auspicato l’apertura di un tavolo di confronto, lamentando il fatto che la decisione “più gravida di conseguenze, ovvero il taglio del personale”, sia stata presa dal cda della Fondazione senza essere condivisa con i soci della Fondazione stessa, ovvero il Comune e la Regione (quindi di fatto si tratta di una smentita rispetto a quanto detto dalla Fondazione, secondo la quale il processo è avvenuto a seguito di interlocuzioni con i soggetti istituzionali). Comune e Regione che, dicono primo cittadino e assessore, “si sono sempre fortemente interessati al Centro Pecci sotto ogni profilo, compreso quello del personale, così come sul fronte del sostegno finanziario al museo”. La gestione, hanno aggiunto, “spetta al cda, peraltro in prorogatio, al suo presidente e al direttore, a loro spetta di spiegare un fatto compiuto. Adesso è necessario intraprendere una trattativa con i sindacati per trovare una soluzione condivisa. Partendo da un dato: nessuna opzione può essere esclusa”.

Anche la consigliera regionale Ilaria Bugetti (Pd), presidente della commissione sviluppo economico della Regione Toscana, conferma la mancanza di dialogo: “Dei licenziamenti avvenuti in tronco al Centro Pecci”, ha dichiarato, “sono stata informata dai sindacati e dall’amministrazione comunale. Ho provveduto fin da subito ad informare il presidente della Regione, Eugenio Giani, affinché possa esserci massima attenzione su questa inaspettata situazione. Quanto accaduto è un fatto grave e tanto più irricevibile poiché avviene in una fase di prorogatio dei suoi rappresentanti”. Secondo Bugetti, serve avviare una riflessione “ampia e approfondita” sul futuro del museo, una riflessione “che sappia rispondere e accogliere le prospettive di un’istituzione culturale di grande prestigio per Prato e la Toscana”.

Sullo sfondo, il tema dei finanziamenti pubblici. Il Centro Pecci ha chiuso il 2022 con una perdita di 333mila euro: in questo quadro è avvenuto il taglio del personale (che da 18 dipendenti è stato portato a 16), proprio per necessità di ridurre i costi, nonostante Bettini di Fp Cgil abbia fatto sapere che, a seguito di un incontro con i vertici della Fondazione tenutosi il 31 luglio, la situazione dei conti non avrebbe provocato ripercussioni sul personale. Bugetti, dal suo canto, ribadisce che “la Regione e il Comune non hanno mai fatto mancare il loro sostegno all’ente. Nonostante le difficoltà di bilancio che come Regione ci hanno costretto a tagliare i contributi a vari enti, il Pecci è quello che ha subìto le conseguenze minori. Questo è un chiaro indice dell’attenzione che la Regione Toscana ha avuto e tuttora ha verso questo museo”.

Immagine: il Centro Pecci di Prato. Foto: Michela Osteri

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