Si è concluso l’intervento di recupero del Castello di Palizzi, in provincia di Reggio Calabria, realizzato nell’ambito del Programma Operativo Complementare di azione e coesione 2014-2020 al PON Cultura e Sviluppo 2014-2020. L’opera, finanziata con un importo complessivo di due milioni di euro, ha riguardato il secondo lotto dei lavori e rappresenta un importante passo nella valorizzazione del complesso monumentale che domina il borgo calabrese.
Il Castello, eretto su una rupe in posizione dominante, è il risultato di una lunga stratificazione costruttiva sviluppata tra il XIII e il XIX secolo. Nato come struttura difensiva per il controllo dei confini e delle vie di comunicazione, divenne in seguito residenza nobiliare dei Ruffo d’Aragona d’Ajerb, proprietari dal 1504, e successivamente dei De Blasio, che ne entrarono in possesso nel 1751. Già in condizioni precarie all’epoca del passaggio di proprietà, il complesso subì gravi danni durante il terremoto del 1783, che costrinse la famiglia a intervenire nel 1790. Tra il 1835 e il 1850 fu trasformato in dimora gentilizia attraverso l’accorpamento di strutture preesistenti. Ulteriori lavori furono promossi dal barone Tiberio nel 1866, che vi abitò fino al 1873, mentre l’ultima residenza stabile risale a don Carlo De Blasio, che vi visse fino al 1943.
L’accesso al complesso fortificato avviene attraverso un percorso irregolare che si sviluppa tra ruderi, porzioni murarie integre e tracce della configurazione originaria. Dei due corpi principali, il nucleo di più antico impianto era già stato oggetto di un intervento comunale dopo l’acquisizione del castello da parte dell’amministrazione di Palizzi nel 2007. Il nuovo progetto, attuato dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Reggio Calabria e Vibo Valentia a partire da giugno 2022, ha interessato la parte residenziale del complesso, abitata fino al secondo dopoguerra e articolata su tre piani più sottotetto.
L’edificio, costruito direttamente sulla rupe, si integra con la morfologia della roccia, creando una continuità strutturale evidente in diversi ambienti. Gli interventi di restauro e risanamento conservativo, finalizzati al riuso per attività culturali, sono stati finanziati attraverso la riprogrammazione delle risorse PAC previste dal Piano Operativo Complementare al PON Cultura e Sviluppo. I lavori sono stati affidati al Raggruppamento Temporaneo di Imprese formato dal Consorzio Stabile Aurora Scarl (mandataria) e dal Consorzio Stabile Fenix (mandante). Per la Soprintendenza, il Responsabile Unico del Procedimento è stato l’architetto Roberta Filocamo, mentre la progettazione e la direzione dei lavori sono state curate dall’architetto Michelangela Vescio, con la collaborazione dell’architetto Giuseppina Vitetta. La sicurezza del cantiere è stata affidata all’architetto Laura Messina.
L’intervento ha perseguito la conservazione delle stratificazioni storiche e delle informazioni contenute nella fabbrica, tenendo conto delle modifiche e dei cambi d’uso subiti nel tempo. Le soluzioni adottate hanno risposto alle esigenze di riduzione della vulnerabilità sismica, in conformità con le normative sul miglioramento sismico degli edifici tutelati ai sensi del decreto legislativo n. 42/2004. In una prima fase è stato realizzato il risanamento mediante deumidificazione e ventilazione delle pavimentazioni e delle murature a contatto con la roccia. Successivamente si è proceduto al miglioramento della sicurezza strutturale attraverso il rinforzo delle murature in betoncino di calce idraulica naturale NHL5 e con sistema FRP a placcaggio. È stata ricostruita la volta a crociera costolonata dell’androne con tecnica “alla catalana”, rispettando la sagoma e le caratteristiche originarie, e riconfigurato il tetto a padiglione con capriate in castagno e cordolo in muratura.
I solai lignei sono stati ripristinati secondo l’orditura storica e completati da doppio assito solidale alle murature. Gli ambienti interni sono stati dotati di infissi in legno e pavimentazioni in cotto artigianale, mentre tutti gli elementi architettonici, come cornici, modanature e bugnati, sono stati restaurati. Sono stati installati nuovi impianti elettrici, idrici, antincendio e di videosorveglianza, insieme a un moderno sistema illuminotecnico. Le pavimentazioni dei terrazzi sono state recuperate con una cappa di calce e fondo impermeabile, mentre gli spazi esterni di accesso sono stati pavimentati in ciottolato di pietrame. Il restauro del Castello di Palizzi, nella sua articolazione complessiva, restituisce al territorio un bene storico di grande valore e offre nuove prospettive di fruizione pubblica, destinandolo a funzioni culturali e a un uso sostenibile e consapevole del patrimonio architettonico locale.
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