Biennale di Venezia, sarà Valeria Montti Colque a rappresentare il Cile


Con il progetto Cosmonación e l’installazione Mamita Montaña, Valeria Montti Colque rappresenterà il Cile alla Biennale di Venezia 2024, invitando a riflettere sui concetti di nazionalità e migrazione attraverso santuari simbolici composti da vari media.

Cosmonación è un invito a riflettere sui concetti di nazionalità, esilio, migrazione e diaspora. Questo il progetto dell’artista Valeria Montti Colque a cura di Andrea Pacheco González per La 60. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia dal titolo Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere, a cura di Adriano Pedrosa: l’intento è quello di collegare il pubblico con i dibattiti contemporanei attorno alle domande su Chi sono e Dove sono, nel processo di territorializzazione della vita all’interno di una sovrabbondanza di identità culturali differenti. Il termine Cosmonación è preso in prestito dall’antropologo Michel S. Laguerre, il quale afferma che le comunità in movimento non interrompono i rapporti con i loro luoghi di origine, ma rimangono attaccate alle loro terre ancestrali attraverso diverse azioni, materiali e pratiche spirituali. In questo modo, vivono una comprensione estesa del sé all’interno di una nazione multisito, una cosmonazione che unifica territori geograficamente distanti.

Montti Colque è la prima artista cilena nata fuori dal Cile a rappresentare il paese nel padiglione all’Arsenale di Venezia e propone di entrare in uno spazio cosmonazionale dove il visitatore troverà un insieme di siti correlati. Questi diversi luoghi e identità sono collegati attraverso Mamita Montaña (Montagna Madre), il fulcro del padiglione. Si tratta di un’installazione di carattere cumulativo, alta più di cinque metri, è composta da tappeti stampati con vari media tra cui collage, acquerelli, disegni su carta, tessuti stampati, piccoli pezzi di ceramica e fotografie. L’installazione è coronata da una testa in ceramica. Mamita Montaña evoca un santuario simbolico per i rifugiati e i membri della diaspora, offrendo rifugio anche a quelli che abitano nella nazione al di fuori della loro. Attorno alla maestosa installazione, il padiglione cileno Cosmonación espone le nuove opere di Montti Colque: una processione di cinque figure in ceramica raffiguranti divinità o esseri mitologici. Ulteriori tessuti e una proiezione video immergeranno i visitatori in un paesaggio dove le culture si mescolano, sopravvivono e prosperano anche se lontane dalle loro terre ancestrali.

“La proposta artistica di Valeria Montti Colque unisce contemporaneamente uno spazio rituale e politico, permettendoci di connetterci all’immensità di una foresta o di una montagna attraverso la forza di una comunità straniera, proprio nel mezzo di una città”, dichiara Andrea Pacheco González.

Valeria Montti Colque, Piedra Volcano (2024; collage digitale su carta). Su concessione dell'artista
Valeria Montti Colque, Piedra Volcano (2024; collage digitale su carta). Su concessione dell’artista

Note sull’artista

Valeria Montti Colque è nata nel 1978 a Stoccolma, Svezia, due anni dopo che i suoi genitori erano fuggiti dalla dittatura militare cilena, stabilendosi come parte dell’impegno istituzionale svedese nei confronti del governo rovesciato di Salvador Allende. Attraverso le sue opere, ci invita ad esplorare un territorio in cui gli elementi visivi, simbolici e materiali delle diverse nazioni in cui vive sono interconnessi. Oltre al Cile e alla Svezia, il suo lavoro richiama anche altre comunità, come gli Aymara, attraverso i legami familiari con la cosmovisione andina, o le origini africane dei suoi antenati. Le sue azioni, disegni, murales, sculture e installazioni sono popolate da esseri indefiniti, corpi-collage e soggettività meticce che danno vita a oggetti animati, attraversando paesaggi colorati in un costante transito verso qualche destinazione. La collaborazione è fondamentale per la pratica artistica di Valeria, poiché altri artisti, familiari e amici sono una parte essenziale nella creazione del suo universo artistico.


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