È appena uscito in libreria Vero, Falso, Fake. Credenze, errori e falsità nel mondo dell’arte (Giunti Editore), il saggio di Federico Giannini (Massa, 1986) giornalista, critico d’arte, fondatore e direttore responsabile della testata Finestre sull’Arte. Lo si può già trovare nelle librerie di tutta Italia e nei principali store online. Un libro di 224 pagine, illustrato, destinato a far discutere, divertire, ma soprattutto riflettere: quante delle cose che diamo per certe sull’arte – dalle attribuzioni agli aneddoti, dalle statistiche alla storia – sono davvero fondate? La risposta, pagina dopo pagina, sembra essere: meno di quanto pensiamo.
Con il suo consueto stile elegante e accessibile, Giannini accompagna il lettore in un viaggio tra verità storiche distorte, bufale diventate leggenda e falsi che hanno ingannato istituzioni, addetti ai lavori, opinione pubblica. Il risultato è un’opera ibrida, che unisce il racconto culturale al giornalismo, capace di parlare tanto all’appassionato d’arte quanto al lettore curioso che si interroga sul valore della verità oggi.
Nel libro si passa da falsi conclamati, come il famigerato “Michelangelo di Marcialla” – un’opera attribuita senza fondamento al Buonarroti – a convinzioni dure a morire, come l’idea che il 60% del patrimonio artistico mondiale si trovi in Italia (una a statistica che non trova alcun riscontro documentato, ma che continua a circolare in convegni, interviste, pubblicità e discorsi ufficiali), dai falsi di Annio da Viterbo fino ad arrivare all’intelligenza artificiale. Giannini mette in luce come molte di queste bufale, che attecchiscono nell’era della post-verità, siano il frutto di narrazioni identitarie, distorsioni mediatiche o semplici errori ripetuti fino a diventare parte del senso comune.
Se è vero che le falsificazioni accompagnano da sempre la storia dell’arte, è altrettanto vero che nel XXI secolo il fenomeno ha assunto nuove forme. Giannini analizza anche i meccanismi contemporanei della disinformazione artistica, dal ruolo dei social network fino alle narrazioni sensazionalistiche montate ad arte per attrarre attenzione mediatica.
Non mancano i riferimenti a “ritrovamenti” miracolosi, rivelatisi poi del tutto inconsistenti, ma circolati per effetto del supporto entusiasta dei media prima ancora che gli esperti potessero pronunciarsi. Il libro ci ricorda che non sempre ciò che viene detto sull’arte serve a comprenderla meglio. A volte, serve solo a costruire un racconto accattivante, vendibile, politicamente spendibile o ideologicamente comodo.
Oltre alla carrellata di esempi, aneddoti e casi studio, Vero, Falso, Fake sottolinea la necessità di coltivare lo spirito critico, non solo nell’arte, ma nel modo in cui interpretiamo la realtà. Giannini non si pone come un demolitore di miti per il gusto della polemica, ma come un osservatore che invita a distinguere tra ciò che sappiamo e ciò che crediamo di sapere. Una domanda apparentemente semplice, ma capace di cambiare profondamente il nostro modo di guardare ai musei, ai libri, ai monumenti, e persino all’educazione artistica che riceviamo.
“Vero, Falso, Fake”, spiega Giannini, “non è tanto una raccolta di bufale e cosiddette fake: è, certo, anche questo, ma l’ho voluto intendere soprattutto come un pretesto per cercare di capire, attraverso l’arte, i meccanismi coi quali le bufale nascono, attecchiscono e si diffondono, e spesso diventano mito. È su queste dinamiche che ho cercato d’accendere un lieve bagliore, sulle ombre del falso che si mescola al vero”. Il contenuto è infatti anticipato da un’ampia introduzione su cosa sono le bufale, cosa si intende per “disordine informativo”, che differenza c’è tra disinformazione e misinformazione, e il libro ha in epilogo anche suggerimenti utili su come difendersi. L’idea di Giannini è infatti quella di avvicinare il lettore al mondo delle cosiddette “fake news” attraverso la lente dell’arte, individuando comportamenti, caratteri, schemi, origini ricorrenti, facendo esempi desunti dal mondo dell’arte. Un modo, dunque, per parlare di bufale dal punto di vista di chi fa il mestiere del giornalista d’arte. Un libro che ci ricorda che non tutto quello che crediamo sull’arte (e sul mondo in generale) è davvero come si presenta.